Archivi categoria: pipponi

la PA pagherà a 60 giorni?

Secondo questo articolo della Stampa, che stranamente non ho visto ripreso in giro, c’è stato un accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulla proposta di direttiva destinata a limitare i ritardi di pagamento delle fatture. Tranne che nel settore sanitario, dove il limite è portato a 120 giorni, le pubbliche amministrazioni europee dovranno emettere pagamento a 60 giorni, o altrimenti pagare un interesse legale dell’8% annuo. Per le trattative tra privati, i 60 giorni sono consigliati, «salvo accordi differenti tra le parti» (e sarà divertente…) Si direbbe una rivoluzione copernicana: ma…
Innanzitutto la direttiva non esiste ancora. Anche quando sarà pubblicata, sono concessi due anni prima che i vari parlamenti nazionali si adeguino, senza contare le solite procedure di infrazione che noi italiani conosceremmo molto bene se solo qualcuno ce le ricordasse. Poi c’è un simpatico problema che non sembra sia stato recepito da nessuno. Se è vero che il debito della PA italiana è tra i 30 e i 60 miliardi, diciamo 45, e possiamo supporre che adesso i pagamenti siano a 180 giorni (se non è vero, qualcuno commenti), significa che spostiamo all’indietro pagamenti intorno ai 15 miliardi di euro, quasi un punto di PIL. Belle cose per chi quei soldi li aspetta, ma cosa diciamo agli inflessibili custodi di Maastricht? Che sforiamo sì, ma solo perché stiamo diventando buonini? Mi sa che anche questo finirà in una bolla di sapone.

Ultimo aggiornamento: 2010-09-16 07:00

Perché “matematico” folle?

Otto mi segnala questo articolo della Stampa, che inizia con il paragrafo «Un matematico folle è in fuga nelle campagne svizzere armato di un fucile, e 300 agenti delle truppe speciali gli sono alle calcagna dalla metà della scorsa settimana», evidentemente riprendendo il “mathématicien fou” (alto due metri…) con cui si apre l’articolo di Le Monde.
Ho fatto un’ammetto rapida ricerca sul nome Peter-Hans Kneubühl (ma lo sapete che gli hanno persino dedicato una pagina Facebook?) e ho scoperto che nessun sito in lingua tedesca – ammesso che quello che parlano nella Svizzera tedesca sia effettivamente tedesco – racconta del suo passato; sono stati i francofoni che hanno scoperto che il tipo si era laureato all’Ecole polytéchnique fédérale de Zurich ed è un ingegnere matematico. Però né a Le Monde né a La Stampa è venuto in mente di scrivere “Un ingegnere folle è in fuga”, ecc. ecc.; sia mai che qualcuno possa pensare che un ingegnere sia capace di chissà quali malefatte. Poi si parla di pregiudizi :-(

Ultimo aggiornamento: 2010-09-14 12:26

fedeltà trenitalia

Se tutto va bene, nel momento in cui apparirà questo messaggio io sarò sul Frecciarossa per Roma, per partecipare a una riunione. Quando venerdì ho avuto la conferma della trasferta ho compilato accuratamente il mio modulino elettronico per l’ufficio viaggi, e nel campo “osservazioni” ho scritto il numero della mia CartaFreccia (la carta fedeltà di Trenitalia). Due ore dopo mi sono arrivati i biglietti ticketless: del codice non c’era traccia alcuna. A quanto pare il campo “osservazioni” non serve a nulla, e occorre una procedura esoterica perché rimanga traccia perpetua di queste notizie.
Vabbè, mi dico abituato ai biglietti aerei: mi faccio segnare il numero in un secondo tempo. In fin dei conti il treno non l’ho ancora preso. E invece no: da regolamento, “Non sarà in ogni caso possibile recuperare i punti per i quali non è stato comunicato o compilato il codice personale al momento dell’acquisto.”
Poi uno si chiede come mai sto aspettando la (ancorché mi sa finta) concorrenza sui binari italiani…
(p.s.: avete mai provato a compilare un reclamo online nel sito di Trenitalia? È una procedura possibile solo per una persona molto paziente)

Ultimo aggiornamento: 2010-07-20 06:30

allora, ‘sta gravità?

Ieri Federico Rampini ha pubblicato un articolo su Repubblica dall’eloquente titolo: “Newton si è sbagliato – la gravità non esiste“. Ci avevo anche fatto una vignetta su, ma magari due parole in più non guastano.
Innanzitutto possiamo sapere che Rampini legge il New York Times, ma a differenza di altri giornalisti delle redazioni online dei quotidiani sa tradurre. Non credo abbia anche letto l’articolo di Verlinde su arXiv, ma non l’ho letto nemmeno io quindi siamo pari. Quello che posso dire io, che fisico non sono, è che frasi come «Newton’s law of gravitation is shown to arise naturally and unavoidably in a theory in which space is emergent through a holographic scenario.» e «Gravity is explained as an entropic force caused by changes in the information associated with the positions of material bodies.» non spiegano assolutamente nulla, e fanno tanto hard SF.
Sì, possiamo dire che la gravità è una forza anentropica; per come la vedo io, almeno, il fatto che due corpi si attraggono fa diminuire l’entropia totale, visto che il numero di configurazioni in cui i due corpi sono uniti è minore di quello in cui possono essere ovunque. Ma a questo punto abbiamo solo una descrizione diversa dela forza di gravità, e non sono mica riuscito a capire la differenza tra una descrizione e l’altra. Però sono certo di due cose: la prima è che qualcuno che di queste cose ci capisce davvero spiegherà il tutto, e la seconda è che articoli come questo possono apparire solo in estate.

Ultimo aggiornamento: 2010-07-16 08:00

offese?

Repubblica, probabilmente in combutta con la mia azienda – non si capisce cosa sia una “galleria fotografica” con le foto di un cartellone pubblicitario – ci fa sapere che «La pubblicità con Belen offende le donne», almeno secondo le femministe milanesi che «chiedono al Comune una moratoria cittadina sui cartelloni pubblicitari ritenuti osé». (nella didascalia si parla anche delle «rotondità provocanti delle testimonial della Tre», che però nella galleria non appaiono, si vede che i cinesi non hanno pagato abbastanza)
Sarà che il caldo e l’afa hanno azzerato del tutto la mia libido, ma quella foto del cartellone a me faceva semplicemente tornare in mente i cartelloni anni ’50: è vero che allora i costumi da bagno usavano parecchia stoffa in più e le signorine raffigurate erano indubbiamente più procaci, ma non mi è mai venuto in mente di riguardare il cartellone (né avevo riconosciuto Belen, ma questo probabilmente è un mio problema). Voi che ne pensate?

Ultimo aggiornamento: 2010-07-15 11:48

silenzio? bah.

L’idea dei giornali e dei giornalisti di scioperare per far vedere ai lettori cosa succederebbe se passasse la legge sulle intercettazioni continua a sembrarmi una tavanata galattica. Avrei trovato molto più logico, anche se non so quanto fattibile praticamente, uscire gratis per oggi, in modo che il lettore abbia un’idea di cosa potrebbe perdere in futuro. Oppure avrei fatto uscire un vero giornale censurato: la prima pagina bianca di Repubblica è buona per prenderci su due appunti o forse nel caso sia finita la carta igienica, ma non rende l’idea di cosa succederebbe. Molto meglio lasciare nelle pagine interne alcune righe in bianco, corrispondenti alle singole frasi che non esisterebbero più con la nuova legge. Ecco, avrei invece evitato di fare tutta un’edizione contenente unicamente notizie che non apparirebbero più: non certo perché i quotidiani sembrerebbero troppo noiosi (c’è una quantità di materiale che già con la legge attuale non dovrebbe essere pubblicata e che riempirebbe tranquillamente la colonna infame delle versioni online di rep&cor) ma perché ritengo che ci voglia comunque un equilibrio.
Come nota correlata, ho sentito uno stralcio di un’intervista in cui Berlusconi ha detto che nel 2007 era stata già votata “con una maggioranza bulgara” una legge che regolava le intercettazioni tal quale questa legge. Non ho nessun problema a credere alla cosa (d’altra parte chi era l’estensore della legge? Clemente Mastella!). Il disegno di legge era passato alla Camera con 447 voti favorevoli, sette astenuti e nessun contrario ad aprile 2007. Peccato si sia misteriosamente affossato in Commissione al Senato, segno che forse non erano proprio tutti d’accordo. Ciò detto, perché non ripartire direttamente da quel testo, invece che farne uno nuovo? così almeno nessuno può dire che non fosse stato accettato al tempo… :-)

Ultimo aggiornamento: 2010-07-09 09:27

Le meraviglie della PEC

Dovendo inviare una comunicazione all’INPS, la scorsa settimana ho pensato di sfruttare la bellissima casella di Posta Elettronica Certificata che il ministro Brunetta ha gentilmente fornito a chiunque sopravvivesse alla procedura di attivazione.
Entro nel sito, e scopro che ci sono già più di 110.000 caselle attivate: niente male, davvero. Sì, per altre 130.000 è stata richiesta ma non perfezionata l’attivazione; ma come dicevo sopra è chiaro che la procedura è stata studiata come prova di iniziazione. Entro nella mia casella, cerco l’indirizzo dell’INPS milanese, e scopro che c’è giusto la casella del direttore. Vabbè, penso, sarà poi lui a smistare.
Mi accingo a scrivere un messaggio, allego i due PDF della documentazione (meno di 300 KB, sono due semplici scansioni); ma all’atto dell’invio mi appare uno strano messaggio di errore. A quanto pare, c’è un timeout brevissimo: se non si completa il messaggio in un minuto o giù di lì la sessione scade e bisogna ricominciare da capo. Vabbè, penso, è giusto: magari qualcuno lascia il proprio PC incustodito e qualcun altro gli fa uno scherzetto.
Preparo tutto fuori linea, copio il testo, aggiungo gli allegati, premo invio. Nuovo messaggio di errore: “il messaggio non può essere inviato”. Punto. Nessuna spiegazione mi viene data di cosa ho fatto di male per non poter spedire un messaggio a un ente pubblico. Alla fine mi sono trovato costretto a prendere la mia bicicletta, andare alla sede INPS, che per fortuna non è lontana né dalla casa né dall’ufficio, e farmi la mia simpatica coda per avere protocollata la mia comunicazione.
Post Scriptum: questo messaggio originariamente l’avrei voluto inviare al ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione. Peccato che non sembra proprio che il ministero abbia alcuna casella di Posta Elettronica Certificata. Innovator innova te ipsum?
Aggiornamento: (9:30) Come Capitaneus mi fa notare nei commenti, se uno sa cercare bene scopre che nella presidenza del Consiglio dei Ministri (on. cav. lav. dott. Silvio Berlusconi) c’è la voce

Dipartimento della Funzione Pubblica
Antonio Naddeo
ROMA – Corso Vittorio Emanuele 116
protocollo_dfp@mailbox.governo.it

Brunetta no, e il povero signor Naddeo è uno dei pochi della lista che non è neppure almeno cons., ma tant’è. Alla Funzione Pubblica qualcuno potrebbe rispondere, e immagino che sia quello il posto giusto. Che dite, scrivo a lui?

Ultimo aggiornamento: 2010-06-30 07:00

coerenza

Se qualcuno è felice della decisione della Corte Suprema USA di non decidere, e quindi di ammettere le cause civili contro il Vaticano nei casi di pedofilia, non ci sono problemi. Da quanto leggo qua e soprattutto qua, però, mi sembra che la causa sia solamente civile e non sia mai stata tentata una causa penale. Se è così, mi immagino che il qualcuno sia felice quando i nostri politici e uomini importanti intentino cause civili milionarie per presunta diffamazione.
(Io non ho nulla contro le cause civili, basta che siano precedute da una causa penale quando i comportamenti sono illegali per il codice penale. La pedofilia è sicuramente uno di questi casi)

Ultimo aggiornamento: 2010-06-29 07:00