Archivi categoria: pipponi

l’inflazione degli ISBN

Se voi volete far sì che il vostro libro autoprodotto sia Un Vero Libro, magari vi potrebbe venir voglia di appiccicarci su un bel codice ISBN. La cosa non è poi così difficile, basta pagare il giusto: di per sé nemmeno poi troppo, visto che dieci codici costano 45 euro più IVA (oltre a tutti gli eventuali corrispettivi per farsi stampare dei codici a barre o altro). Però c’è un però.
Supponiamo che uno abbia un libro in formato elettronico. Come ben sapete, il bello degli standard è che ce ne sono così tanti tra cui scegliere, e quindi “il libro” lo si può trovare come .pdf, in .lit, in .epub, in .mobi… financo in .html, se volete. Bene. Come potete leggere da voi, ciascuno di questi formati deve avere un codice ISBN diverso. Non importa che sia lo stesso libro con lo stesso contenuto. Non importa nemmeno che – se il libro non è protetto – uno possa convertirlo da un formato all’altro. Il formato è diverso, l’ISBN è diverso.
Poi non lamentatevi se gli ebook li trovate solo piratati :-)

Ultimo aggiornamento: 2010-10-28 07:00

Corruzione percepita

Confesso di non aver capito tutta la storia dell’indice di corruzione pubblicato anche quest’anno da Transparency International, e nel quale siamo scivolati ancora un po’ più in basso.
La classifica è infatti sulla corruzione (pubblica) percepita. Capisco la logica che fa dire “non possiamo misurare la corruzione attuale, quindi l’unica possibilità è vedere quanta corruzione la gente crede che ci sia”; ma è chiaro che l’indice di corruzione percepita può aumentare indipendentemente dall’aumento della corruzione reale. Non per nulla nel rapporto stesso si dice che i paesi più colpiti dalla crisi finanziaria sono quelli che sono peggiorati di più: non è poi così strano, se ci pensate, visto che il primo (e il secondo, e il terzo, e…) pensiero quando vengono annunciati “dolorosi tagli” è “qui qualcuno si è mangiato tutto”.
Insomma, per quanto mi riguarda quella classifica serve relativamente a poco. Voi che ne pensate?

Ultimo aggiornamento: 2010-10-27 11:32

Logiche burocratiche

Supponete di andare un sabato mattina al pronto soccorso, e che il chirurgo che vi visita vi scriva sul foglio di dimissioni di tornare il lunedì successivo per il controllo. Cosa fate voi? andate lunedì al controllo? Sbagliato. Qualcuno (evidentemente non il chirurgo) doveva prima farvi l’impegnativa, e il foglio di dimissioni (firmato elettronicamente…) non basta.
D’altra parte, se non esistesse la burocrazia pensate a quanti posti di lavoro in meno ci sarebbero.

Ultimo aggiornamento: 2010-10-25 15:46

Laurea pubblicitarii causa

Mentre stavo preparando il ricordo di Benoît Mandelbrot che ho scritto per il Post, sono andato a caccia di informazioni biografiche. Non che poi ne abbia usato chissà quante nel mio articolo: ma questo è normale, non essendo io interessato a scrivere un necrologio formale. Mi ha però lasciato basito la scoperta – che il 13 novembre 2007 l’Università degli studi di Bari gli conferì una laurea ad honorem in Medicina e Chirurgia con la seguente motivazione:

La Prof.ssa XY riassume le motivazioni della proposta, ponendo in rilievo la figura del Prof. Benoit Mandelbrot, celebre in tutto il mondo per aver proposto un nuovo ambito di ricerca, la
Geometria frattale. Questo strumento di analisi, che ha reso il Prof. Benoit Mandelbrot uno dei più
famosi matematici degli ultimi 50 anni, trova applicazione anche in campo biologico e biomedico;
per quanto di interesse in campo medico, la Geometria frattale favorisce una visione unificante,
olistica, della malattia e della persona che soffre.

Lo sappiamo tutti: le lauree honoris causa, almeno in Italia ma credo non solo da noi, non sono fatte per premiare il laureato ma per fare pubblicità all’ateneo. Non si può fare molto contro questo andazzo. Però ci dovrebbe essere un limite a tutto. Che diavolo sarebbe un malato frattale? come lo si cura, con medicine autosimili? Perlomeno Mandelbrot, nella sua lectio magistralis che seguì il conferimento della laurea, spostò opportunamente il discorso sulle neuroscienze; affermare che si potranno usare i frattali per la comprensione dei processi neurali mi pare molto improbabile, ma almeno un minimo di senso ce l’ha. Mi chiedo se la decisione di conferire una laurea honoris causa impedisca un qualunque altro uso del buon senso…

Ultimo aggiornamento: 2010-10-22 08:00

il dramma delle biblioteche

Repubblica fa un articolo sulla crisi delle biblioteche italiane, cui sono tagliati i fondi e che rischiano di chiudere e/o di non poter più acquistare nuovi libri, tanto che si chiede alla gente di regalare loro i libri già letti oppure si studiano nuove possibilità di sponsorizzazione dei nuovi acquisti.
A parte stupirmi che chi ha scritto l’articolo non ha nemmeno accennato alla direttiva europea che impone un pagamento agli editori per le opere nele biblioteche (vedi Non pago di leggere) mi chiedo se chi ha scritto l’articolo si è spostato dall’isola ancora felice di Emilia e Toscana. Nella biblioteca di quartiere che io frequento relativamente spesso è vero che i nuovi acquisti sono ridotti da un pezzo al lumicino; ma è anche vero che non ci sarebbe comunque spazio per collocare altri libri, a meno di buttarne via alcuni. Il prestito interbibliotecario funziona molto bene, per fortuna, e non è mica quel problema riportato nell’articolo: se il problema è che il lettore deve sempre poter sfogliare le ultime novità prendendole dagli scaffali aperti, si può tornare al vecchio sistema delle case chiuse, dove le ragazze… pardon, le opere comprate da poco vengono ruotate da una biblioteca all’altra durante i primi mesi.
Ma poi la domanda sorge spontanea: sono davvero cresciuti gli utenti delle biblioteche che prendono libri in prestito? La nostra nazione sta finalmente tirando su una razza di italici lettori? Io inizierei da lì, e poi tornerei indietro ai problemi delle biblioteche.

Ultimo aggiornamento: 2010-10-06 14:13

quisquilie di un giorno qualunque

– Si lamentano in tanti perché Romani è stato nominato ministro dello Sviluppo Economico, dicendo che è un amichetto di Berlusconi, e che ha sempre fatto i suoi voleri, e che adesso lo strapotere di Silvio nelle televisioni aumenterà ancora di più, e che c’è un enorme conflitto di interessi. Però Romani era prima viceministro alle Comunicazioni; tutti i danni che poteva eventualmente fare li ha fatti lì. Cosa mai potrebbe fare di più all’Industria?
– (a Galatea che si chiede se qualcuno ha fatto una foto della faccia di Calearo, quando hanno annunciato il nome del nuovo ministro: io più che altro mi chiedo se qualcuno ha registrato il sospiro di sollievo di Uòlter Ueltroni.
– Il Corsera piange perché non si fa l’Alta Velocità tra Milano e Trieste, e fa dire al presidente della commissione infrastrutture della Confindustria veneta che «nel 2014 l’intera A4 arriverà alla saturazione e quindi spostare le merci dal trasporto su gomma a quello su rotaia è necessario due volte». Che c’entra tutto questo con l’alta velocità?
– Il PdL si lamenta del Copasir: la commissione che dovrebbe controllare i servizi segreti è a loro parere squilibrata perché ci sono troppi finiani e quindi non c’è più la proporzionalità richiesta. Molto opportunamente a sinistra stanno tacendo: forse si ricordano che in questa legislatura la presidenza della commissione (che va storicamente all’opposizione) era stata data a Rutelli come premio per avere perso le elezioni al comune di Roma, ma non appena Cicciobello andò via dal PD per fondare l’API gli venne subito tolta per consegnarla a Minimo d’Alema.
– Berlusconi ha perfettamente ragione quando afferma che il Pm De Pasquale sta facendo dei giochetti contro la legge per spostare avanti la data della prescrizione per il processo Mills. Mi chiedo quanti dei suoi elettori si siano accorti che la sua è un’implicita ammissione di colpevolezza (non che potesse fare chissà cos’altro, viste le motivazioni della condanna a Mills)

Ultimo aggiornamento: 2010-10-05 12:01

La bestemmia è il meno

Ieri sulla Stampa ho letto il testo delle due barzellette raccontate da Berlusconi e che hanno scatenato l’ennesimo putiferio, con tanto di piccata dichiarazione del premier che si è lamentato che la barzelletta – non so quale delle due, visto che di una ci dovrebbe essere un video girato all’Aquila con dei militari, e non credo sia andato là come privato cittadino – era stata raccontata in privato, e quindi veniva violata la sua privacy.
La barzelletta sugli ebrei, a parte dipingerli stereotipamente come dei ricconi, non è che dica molto; ma su quella con la bestemmia credo valga la pena spenderci su qualche parola. Il problema non è la bestemmia, che pure dovrebbe essere ancora passibile di condanna nel nostro ordinamento; sono della scuola di quelli che pensano che se la vedrà a suo tempo con il buon Dio. Nemmeno l’aver infilato nella barzelletta Rosy Bindi è un vero problema; al limite è un’opportunità per il suo analista che sicuramente avrà molto da lavorare sui motivi che impediscono al premier di togliersi dalla testa il presidente del PD. Ma quelle sono cose personali, o almeno a mio parere non ci sono ancora gli estremi per parlare di harassement ancorché non sexual.
Quello che trovo davvero preoccupante è la barzelletta. Una barzelletta così fa solo ridere i bambini di undici anni: non è nemmeno grossolana o di pessimo gusto, ma proprio stupida, basandosi su un gioco di parole che non ha alcun senso per conto suo e serve per poter fare la bestemmia finale liberatoria. Per dire, da un punto di vista puramente lessicale è meglio la battuta del passerotto piemontese che fa “pio pio” ma dopo che è scampato per un pelo a una raffica di pallettoni sparati da un cacciatore cambia vero in “pio faus”; sempre roba da undicenni, ma con una sua coerenza linguistica che manca nel “pronunciare il maschile dei nomi dei fiori”.
Ora io posso concepire di essere governato da un puttaniere, o persino anche da un delinquente; ma l’idea che a capo dell’Italia ci sia uno che si diverta con le battute degli undicenni (ma anche che pensi che i suoi interlocutori si divertano con battute simili) mi fa venire la pelle d’oca.

Ultimo aggiornamento: 2010-10-03 17:55

TARSU

Quando ci è arrivato il modulo della TARSU, non ci siamo preoccupati più di tanto. Poi ci ho dato un’occhiata, e ho scoperto che la tassa era dovuta per la casa vecchia, e non per la nuova. Naturalmente avevo fatto il fax di cessazione e nuova accatastazione; e d’altra parte i bollettini sono stati spediti alla casa nuova, mica alla vecchia.
Ho provato a scrivere all’email di Equitalia Esatri, che sono quelli che si cuccano i soldi: dopo soli otto giorni mi hanno comunicato che loro cuccano solo i soldi, e non entrano nel merito. Ho provato ad andare nel sito del comune di Milano; a parte che la procedura di autenticazione se non chiede la taglia delle proprie mutande ci va molto vicino, non ho trovato nulla. Ho provato a chiamare il call center unico 020202; in quattro minuti ho ricevuto un numero di pratica e mi è stato detto che la risposta arriverà entro venti giorni. Questo significa in pratica che Anna o il sottoscritto dovremo andare a fare una coda non meglio identificabile negli uffici sotto il Duomo per capire qualcosa.
Poi il comune piange miseria.

Ultimo aggiornamento: 2010-09-17 15:15