Era un po’ che mi chiedevo a chi diavolo segnalare la cosa, quando ieri sera, rientrando a casa, ho visto che era stato buttato un po’ di catrame a tappare il buco. Non esattamente una riparazione a regola d’arte, e non so cosa potrà succedere alla prima pioggia, anche se è vero che auto e camion non passano di lì e quindi le sollecitaizoni sono minori: ma ciò significa che qualcuno ha scoperto l’esistenza della buca, o forse finanche della pista ciclabile. Ieri era sant’Antonio: vuoi vedere che ha fatto la grazia?
(Sì, lo so che questo non è sant’Antonio da Padova ma sant’Antonio abate. D’altra parte il sant’Antonio di ieri è quello “delle bestie”, e che cos’altro possiamo essere noi ciclisti? Tutto torna)
Ultimo aggiornamento: 2018-01-18 09:19

Il cavalcavia Eugenio Bussa, a due passi dalla stazione di Porta Garibaldi, è un manufatto assolutamente incongruo. Nacque perché il piano regolatore del 1953 prevedeva una strada di penetrazione urbana che proseguisse da viale Zara fino al parco Sempione, buttando giù un po’ di case e oltrepassando appunto la ferrovia: le case sono rimaste e ora trovate un ponte a senso unico con un enorme parcheggio e due striminzite rampe ricavate alla bell’e meglio. Ah, no: c’è anche una pista ciclabile. Arrivando da via De Castilla, si sale su una ripida rampa (con a fianco un marciapiede che però pare invisibile per i pedoni), arrivati in cima si attraversa la strada e si ha un percorso delimitato da cordoli, finito il ponte finisce la pista e si torna indietro perché la carreggiata è a senso unico nella direzione contraria. Se si ha una mountain bike si può tentare di scendere dall’altro lato, nell’erba a fianco della scaletta pedonale. Oppure ci si butta in contromano, il che è comunque scomodo perché si deve continuare in contromano fino a via Farini oppure tornare indietro e infilarsi nelle strade che portano a viale Pasubio. (Io ho smesso di farla da un pezzo in quella direzione, uso il cavalcavia solo per tornare verso casa).
