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Giornalismo d’inchiesta all’italiana

Se uno straniero che comprende bene l’italiano ma non è addentro alle italiche vicende venisse in questi giorni in Italia e leggesse i quotidiani, si accorgerebbe che al Giornale hanno preparato una trappola per smascherare… i colleghi dell’Espresso; e che al Corriere della sera pubblicano testimonianze sgrammaticate, mistiche, aeree, linguistiche per un malinteso senso di par condicio rispetto a quanto scritto da Repubblica.
Nel primo caso è chiaro che l’amore fraterno porta Paolo B. a fare di tutto, pur se con scarsi risultati; il secondo caso è più difficile da catalogare e potrebbe semplicemente essere frutto della sempiterna lotta tra i due quotidiani piu venduti d’Italia (eccetto quelli sportivi). Ma il nostro straniero penso ne dedurrebbe che i Veri Poteri Forti in Italia sono i giornali. Perché altrimenti fare inchieste su di essi?

Ultimo aggiornamento: 2009-06-03 08:00

Mamma, ho perso quindici deputati!

[615 deputati?] A quanto pare, il senatore PD Luigi Zanda avrebbe presentato un progetto di legge per ridurre a 500 il numero di deputati e a 250 quello dei senatori, oltre a “cosette” tipo separazione dei poteri delle due Camere, fiducia al premier data solo dalla Camera, e possibilità per il PresConsMin di revocare i suoi ministri in autonomia. Cose non molto lontane dalla riforma elettorale costituzionale tentata dal centrodestra nel 2006 (anche se in quel caso il senato era “federale” e nominato dalle regioni, se non ricordo male) e bocciata dal referendum promosso dal centrosinistra. Solite stupide dialettiche politiche.
Quello che però mi ha lasciato parecchio perplesso è che secondo l’articolista di rep.it il numero attuale di deputati è 615. Sono andato a controllare sulla Costituzione. Articolo 56, comma 2: «Il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione Estero.»
L’articolo è stato pubblicato alle 8:07 del mattino, e al momento in cui scrivo non è stato corretto. Ma tanto nessuno se ne accorgerà.

Ultimo aggiornamento: 2009-05-27 13:03

Sono giornalista, non posso sbagliare

Lunedì pomeriggio su Wikileaks sono state pubblicate le slide del rapporto Caio sulla banda larga in Italia. Potrebbe essere interessante sapere chi le ha messe, ma quella è un’altra storia. Martedì mattina il Corriere pubblicava la notizia, affermando che «Il sito dove le 105 pagine sono ormai di dominio “pubblico” è Wikileaks, un braccio dell’enciclopedia online Wikipedia nato proprio per strappare dalla segretezza delle decisioni dei governi in giro per il mondo documenti che influenzano le decisioni pubbliche. Almeno da oggi la discussione sarà aperta.»
Peccato che Wikileaks non c’entri nulla con Wikipedia: ne sfrutta implicitamente la fama (nulla di male), ma loro stessi scrivono «For legal reasons, Wikileaks has no formal relationship to Wikipedia. However both employ the same wiki interface and technology.» (le “ragioni legali” credo siano gli avvocati della Wikimedia Foundation). Ieri mattina ho scritto a Massimo Sideri, l’autore dell’articolo, con in copia Marco Pratellesi in qualità di chi per quanto ne so è il direttore di corriere.it:
L'affermazione in questione non è vera: Wikileaks non ha affiliazioni di alcun tipo con Wikipedia, ma si limita a utilizzare la tecnologia wiki che Wikipedia ha reso nota al mondo. È un po' come se un giornale murale pubblicasse un'intervista scottante e io scrivessi che quel giornale è un braccio del Corriere della Sera, visto che entrambi sono stampati...
Gradiremmo pertanto una correzione dell'articolo.
Per Wikimedia Italia, Maurizio Codogno.
La risposta di Sideri, che non copio qua perché è un messaggio privato e a giudicare da come lui scrive potrei poi anche rischiare una denuncia, mostra innanzitutto che il giornalista in questione è convinto che avessi scritto per conto di Wikileaks (brutto colpo al mio ego che pensava che Wikimedia Italia fosse automaticamente associato a Wikipedia) arrampicandosi sugli specchi affermando che non ha scritto né “affiliazione” né “società controllata”, lamentandosi che avessi messo in copia Pratellesi che con lui non c’entra nulla perché lui risponde al caporedattore della sezione economia, e pontificando che se si usa la stessa tecnologia e la stessa grafica vuol dire che almeno in spirito siamo la stessa cosa. Non oso pensare a quello che potrebbe affermare di chi usa i template standard di Microsoft Word.
Ma a parte tutto questo, su cui avrei potuto anche soprassedere, il testo della pagina è rimasto assolutamente intoccato, quando al Corriere sono abituati a correggere le notizie in corsa, indicando nella data che c’è stato un aggiornamento. È una cosa assolutamente da poco, lo so, e non morirà nessuno. Ma anche riscrivere una riga era una cosa assolutamente da poco, eppure nessuno si è presa la briga di farlo. Non certo Massimo Sideri, ma nemmeno il caporedattore dela sezione economia del Corsera – ieri pomeriggio ho risposto a Sideri mettendo in copia anche lui: no, non è arrivata nessun’altra risposta, ma visto l’inizio della nostra interazione mi sarei stupito del contrario. Il giornalismo del XXI secolo è (anche) questo.
(se volete, al riguardo potete anche leggere Frieda)
aggiornamento: (h 19:10) non so se sia perché un VIB ha riportato la notizia, ma il testo online è stato corretto.
aggiornamento: (21 maggio) Pratellesi è il caporedattore, non il direttore, di corriere.it. Mea culpa.

Ultimo aggiornamento: 2009-05-20 10:38

“cattolici protestanti”

[cattolici protestanti?] Stamattina Repubblica.it ha uno scoop: Marco Ansaldo ha intervistato nientemeno che il nipote di Hitler, che si è convertito alla religione ebraica e adesso insegna il Talmud in Israele. Almeno immagino sia uno scoop, visto che l’autore dell’articolo è indicato come “il nostro inviato”; che poi si possano trovare le stesse informazioni, ahimè in inglese, su un articolo di agosto 2006 è indubbiamente irrilevante.
Ma è molto più interessante leggere la frasetta che ho evidenziato all’inizio, che cioè i genitori di questo professore “erano entrambi cattolici protestanti”. Ora, o sei cattolico o sei protestante (o non sei nessuno dei due, per pignoleria); ma non puoi essere entrambe le cose, a meno forse che tu ti chiami Silvio B. … Beh, no: Uòlter si sarebbe definito cattolico ma anche protestante. Diamo onore al merito. Assodato che il professore avrà definito i suoi genitori “Protestant” (o luterani, o evangelici: ma l’articolo inglese originale usa appunto la prima forma), perché mai qua sono diventati anche cattolici? È stata una coraggiosa stilettata contro Ratzinger e Bagnasco?

Ultimo aggiornamento: 2009-04-23 10:42

Wikipedia specchietto per le allodole

Oggi su Tuttolibri c’è questo trafiletto di Giovanna Zucconi. Già dal titolo, “Salviamo i precari da Wikipedia”, si capisce dove la giornalista vuole andare a parare.
Tolto il primo paragrafo che non c’entra nulla con il resto dell’articolo, la Zucconi comincia infatti a lanciare strali contro il sito francese «pomposamente chiamato Encyclopédie Française.com» (occhei, a dire il vero il sito si chiama encyclopediefrancaise.com; ma la signora Zucconi a differenza di me il francese lo sa, e delle convenzioni di internet forse ne sa meno); cita un testo che per me è comprensibile ma immagino sia pieno di erroracci, e chiosa «Trattasi di una traduzione automatica, si scopre, da Wikipedia».
La cosa, per quel poco che sono riuscito a capire, è vera; encyclopediefrancaise.com mette sul suo sito le traduzioni automatiche dalla wikipedia in lingua inglese. È indubbiamente vero che «chi mette online questa roba ci guadagna: zero lavoro, qualche incasso pubblicitario», ma non vedo perché questo sia colpa di Wikipedia, che non ricava certo soldi da tutto questo. (Per la cronaca, se sulla wikipedia in lingua italiana qualcuno trova una voce chiaramente tradotta automaticamente la voce viene cancellata immediatamente, per quanto importante possa essere l’argomento: giusto per dare un’idea della nostra attenzione alla qualità)
Chi vede il nesso è ovviamente la signora Zucconi, che termina parlando di un libro di Anne e Marine Rambach sul precariato intellettuale e cita una traduzione automatica di una recensione, questa volta in italiano, che a detta sua dovrebbe essere «allegramente sul web». L’ho cercata ma non l’ho trovata: mi sa che chiunque l’avesse inserita si sia così spaventato dall’essere citato sul terzo quotidiano d’Italia che ha subito cancellato ogni prova del misfatto. La tesi del libro, fatta direi propria dalla Zucconi, è che chi la cultura la fa è rovinato dalla Grande Rete: «tariffe già miserabili e in calo, sotto la spinta della “cultura del gratuito” promossa da Internet». Collegandolo al titolo, è ora chiaro che Wikipedia è il Male: lasciando a disposizione materiale aggratis, magari tradotto automaticamente perché è più facile, l’enciclopedia toglie il lavoro a chi lo fa per mestiere. Che ci sia una precarizzazione della cultura è un (triste) fatto: da qui a dare la colpa a Wikipedia, senza voler nemmeno pensare che forse parecchio di quello che c’era prima era più culturame che cultura, e che se gli editori e i compratori si accontentano delle traduzioni automatiche magari significa che non sono comunque interessati al materiale in questione, mi pare un po’ limitativo.
Concludo con le parole terminali dell’articolo: «La discussione continua sul web, in mirabili traduzioni appunto gratuite.» Non posso garantire che nessuno applichi un traduttore automatico a questa mia notiziola – a volte è infatti capitato – ma la signora Zucconi ha ben donde a preoccuparsi: tutto questo l’ho scritto assolutamente gratuitamente.
Aggiornamento: (23:00) seguendo i commentatori, lascio il beneficio del dubbio e ammetto che il titolo possa essere stato scritto da qualcun altro, e quindi la signora Zucconi ce l’abbia solo in genere contro le traduzioni automatiche e la “cultura del gratuito”. Il resto di quanto ho scritto rimane, naturalmente.

Ultimo aggiornamento: 2009-04-11 18:30

Risparmiare sul terremoto

Rectoscopy fa notare un simpatico effetto del “giornalismo di strada”, o detto in altro modo: come risparmiare evitando di mandare troppi fotografi in giro e chiedendo alla gggente di mandare loro le fotografie.
Nella homepage di corriere.it campeggia una foto dei danni del terremoto. Quello che ci fu in Sichuan, come da documentazione. Tanto le macerie sono tutte uguali.
Aggiornamento: (12:30) Finalmente la foto è cambiata: il che significa che per un’ora è rimasta lì tranquilla e beata. Vediamo se qualcuno al Corsera si scuserà.
Aggiornamento: (13:45) Peccato che, come fa notare Rectoverso, abbiano scelto una foto copiata dal National Geographic di un terremoto… turco. Forse adesso il Palazzo del Governo è quello giusto.

Ultimo aggiornamento: 2009-04-06 11:45

Geografia marina

[Sanremo sul mar Tirreno] Non è mai molto semplice capire dove finisce un mare e ne inizia un altro, soprattutto se non c’è una bella penisola in mezzo. Il mar Ligure e il mar Tirreno ne sono un esempio; a quanto mi dice Lopo, che è toscano, il Tirreno inizierebbe solo a Piombino e non dopo La Spezia, cosa che fa arrabbiare un po’ i suoi concittadini che si trovano bagnati dal mar Ligure.
Ma come mi ha fatto notare, sicuramente quelli di Rep.it hanno esagerato leggermente, facendo terminare la Milan-Sanremo (sì, la o di Milano si è persa. Trasferta ligure per i rossoneri?) nel mar Tirreno… Trovate la schermata fatta da Lopo qui.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-05 11:05

Questa sì che è salute!

Ieri Layos mi ha segnalato questo articolo.
D’accordo, stiamo parlando del Quotidiano Nazionale, quindi dobbiamo adeguare a priori i nostri standard. Però leggere che “Il 64% delle donne sposa l’ingegnere, ma sogna di tradirlo col muratore”, a parte la sociologia così spicciola da far cascare le braccia – e dire che questo dovrebbe essere il risultato trovato dall’Osservatorio nazionale della salute della donna! – è un mischione tale che non vale nemmeno la pena di rubricarlo nella povera matematica. Si è preso un numero e lo si è messo in un contesto dove c’entra come i cavoli a merenda: però avere “una statistica” come titolo fa subito sembrare intelligente il tutto, almeno secondo il titolista in questione.
Dulcis in fundo, l’articolone è sulla sezione “Salute”, e in poche righe riesce appunto a dire che il tradimento fa bene, ma fa anche male: un oroscopo non sarebbe riuscito a fare di meglio.

Ultimo aggiornamento: 2009-03-18 07:00