Io non sono certo uno che segue alla lettera il codice della strada. Beh, quando guido in realtà sono molto ligio, perché un’auto è grande e pesante e quindi non mi fido; a piedi o in bicicletta sono molto più sportivo. C’è però una cosa su cui non transigo: i diritti altrui. Questo significa che non solo non mi butto ad attraversare la strada, ma per esempio che mi fermo sempre alle strisce pedonali se c’è qualcuno che ha intenzione di attraversare. Prima o poi verrò messo sotto da qualche coglione stronzo, me lo sento: l’altro giorno ci è mancato poco (e via Thaon di Revel non è così ampia… non ho ben capito dove quel furgone pensasse di andare). Quando porto i bimbi all’asilo e loro sono in monopattino è per esempio l’unico momento in cui vado in bicicletta sul marciapiede (alla velocità ridotta corrispondente a quella dei bimbi): ma in quel caso, a parte attraversare la strada scendendo dalla bici e facendo scendere i due dal monopattino (così devono rallentare…) se appena c’è un pedone nell’altra direzione e il marciapiede si restringe io mi fermo e aspetto che lui passi.
Ordunque, la gente mi ringrazia perché faccio il mio dovere (fermandomi sulle strisce) o non sto facendo qualcosa che non dovrei fare (pedalare sul marciapiede). Beh, sarà buona educazione da parte loro ma a me la cosa dà comunque fastidio, proprio perché sto semplicemente rispettando un loro diritto. Non trovate?
Ultimo aggiornamento: 2015-05-28 12:41
Oggi Repubblica dedica una pagina a Superfici ed essenze, il nuovo libro di Douglas Hofstadter ed Emmanuel Sander, con un articolo di Stefano Bartezzaghi. Nel testo ci sono anch’io, come potete vedere :-)