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altro che diritto all’oblio

Mi è appena arrivata una telefonata. Una voce femminile ha chiesto “Parlo con Saritel?’. Le ho risposto che sono cinque anni che Saritel non esiste più, e lei ha controbattuto “eh, ma abbiamo un problema con Telecom e ci hanno detto di contattare Saritel di Milano”.
Non mi è venuto in mente di chiedere chi le abbia dato un simile suggerimento – ripeto: da capodanno 2003 Saritel non esiste più, né esiste il dominio saritel.it se è per questo. Ma la signora non si è data per vinta, avrà fatto una ricerca in rete con “saritel-milano”, le sarà uscita fuori la mia pagina dove c’è scritto che ho lavorato in Saritel e c’è il mio numero di telefono dell’ufficio – notate che abbiamo cambiato sede e numeri di telefono, e vicino al telefono c’è anche tutta la mia affiliazione attuale che ovviamente con Saritel non ha nulla a che fare. Bene. Il neurone della signora non è stato evidentemente capace di tenere a mente l’intero contenuto di 4.4KB – anzi meno, perché ci sono tutte le header – o almeno leggere la frase “Basta che non vi venga in mente di chiamarmi per un qualunque problema di Telecom” immediatamente sopra il mio indirizzo.
Capite perché il “diritto all’oblio” (che Google cancelli cioè i dati raccolti dopo un certo tempo, perché obsoleti) è assolutamente inutile? Quella pagina è stata modificata l’anno scorso, la devo modificare ancora adesso perché la sigla lavorativa è cambiata, ma si direbbe troppo complicata per essere compresa da una persona normale. A questo punto l’unica opzione coerente sarebbe abolire i motori di ricerca!

Ultimo aggiornamento: 2008-05-21 10:54

il mio ombrello è un’arma impropria

No, non è come pensate voi. Ho un ombrello di quelli tascabili, quindi la punta non è appuntita e non posso usarla come fioretto; né l’ho modificato per lanciare proiettili avvelenati come in un qualche romanzo di Ian Fleming (e se non è un romanzo, è un film di 007; e se non è nemmeno un film, sarà qualcos’altro, non sono cose che uno si inventa così).
Molto più banalmente, quando chiudo l’ombrello non riesco a farlo facilmente, e devo tirarlo dove ci sono le stecche. Ma le stecche di questo ombrello non sono a forma di spaghetto, bensì di sezione a C con bordi parecchio taglienti.
Risultato: stamattina ho i due pollici tagliuzzati, e ho dovuto metterci sopra due cerotti. La piccola fregatura è che gli unici cerotti che ho trovato sono quelli di Nemo.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-21 10:39

Risparmio energetico

Lo scorso anno, come Grande Novità, i nostri PC di lavoro sono passati a una gestione remota degli aggiornamenti, con obbligo di lasciare acceso il desktop la sera in modo che gli aggiornamenti potessero appunto essere inviati al PC.
Adesso finalmente qualcuno si è accorto dell’illogicità, e ieri pomeriggio mi è arrivata un’email con titolo “Risparmio energetico”, che sulle prime avevo preso come spam.
Invece no: era la Grande Novità di quest’anno. Dalla prossima settimana, le postazioni desktop verranno spente da remoto la sera e nei weekend, a meno che uno non compili una serie di moduli (elettronici) spiegando perché mai il proprio PC dovrebbe restare acceso (in effetti ci sono dei casi dove il PC fa anche da server per roba di lavoro, non è che la gente lo usi per scaricare dal Mulo… anche perché il firewall lo impedirebbe). Nell’email si sono persino ricordati di avvisare di spegnere il monitor!
Vabbè, prendiamola bene: meglio tardi che mai.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-20 11:20

per una virgola

Oggi c’è stata la finale dei giochi matematici in Bocconi. Degli esercizi, l’ultimo non sapevo proprio risolverlo, e l’ho lasciato in bianco. Gli altri li avevo fatti tutti, e avevo anche consegnato qualche minuto in anticipo perché a parità di tempo si classifica prima il concorrente più giovane e io sono vecchio.
Bene. I primi tre vanno a Parigi alle finali internazionali. A risolvere tutti gli esercizi sono stati in due. Il terzo arrivato è il buon Marco Broglia, con cui ho controllato alla fine i risultati (anche lui non aveva risolto l’ultimo). Erano tutti coincidenti, e io avevo consegnato due minuti prima. Peccato che in un esercizio la risposta era da indicare in metri (2,12) e io l’ho scritta in centimetri (212), pertanto sbagliandola.
Posso dire “sono un imbecille”?
aggiornamento (5 giugno) per la cronaca sono arrivato undicesimo.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-17 20:03

Fiera del Libro

Guarito a tempo di record dalla faringite – purtroppo con i cannoni, leggasi antibiotici – stamattina mi sono fiondato a Torino per la Fiera del libro, sprezzante di tutti i pericoli. L’idea iniziale era di prendermela comoda e andare col treno delle 11:15, sapendo che il vincolo era rientrare con quello delle 17.50 perché avremmo avuto a cena i genitori di Anna; poi il fato ha voluto che una coppia di imbecilli citofonasse alle sette in punto del mattino, svegliancodi del tutto. Dopo mezz’ora di rigirii nel letto, ho pensato bene di alzarmi, preparare colazione e dispormi a prendere il treno precedente, delle 9:15. L’idea si è rivelata fruttuosa: a parte il trovare un picchetto di agenti al binario – che però mi sa tanto volevano solo controllare che queli che andavano alla manifestazione antiisraeliana avessero almeno pagato il biglietto del treno – il regionale è stranamente arrivato in orario e ho potuto prendere la coincidenza per il Lingotto, inteso come stazione ferroviaria. Qui ho scoperto che c’è sì la Passerella Olimpica (molto carina, così come molto carino è il Villaggio Olimpico: hanno fatto proprio un bel lavoro) ma che é ben decentrata rispetto alla stazione, e ci vogliono venticinque minuti a fare tutto il giro. Dire che basterebbe fare un’uscita del sottopasso della stazione dall’altro lato e si risparmierebbero come minimo una decina di minuti: il risultato estetico sarebbe ben minore, ma mi stupisce quasta perdita del sano pragmatismo subalpino.
Ad ogni modo la Fiera è la solita bolgia. Come tutti gli anni ho saltato a piè pari gli stand dei grandi editori, che tanto basta andare giù in Feltrinelli in Duomo per vedere le ultime loro uscite, e mi sono ordinatamente sciroppato i tre padiglioni principali con il mio famoso percorso a serpentina, per assicurarmi di non perdere nulla. Come tendenze, ho notato un numero più o meno costante di banchetti assolutamente fuori tema – a meno che la penna stilografica con inciso il tuo nome serva per scrivere libri; una sempre fortissima presenza dell’editoria cattolica, anzi cristiana in genere (la Società Biblica di Ginevra vendeva Bibbie a un euro e mezzo, se qualcuno fosse curioso); molti stand di regioni italiane, ma nulla di europeo se non uno stand francese e uno piccino piccino della… Lituania (non fossi un timidone, avrei scambiato qualche parola con la standista :-) per sapere il perché della loro presenza). La vera differenza rispetto agli altri anni è data dagli editori di print on demand (ne ho visti almeno quattro: Kimerik, Lulu, e altre due di cui mi sfugge il nome: sapete, la mancanza di interesse…) e dalle librerie online. Bol non l’ho vista, ma c’erano sia IBS (più rutilante) che Deastore, che ha preferito andare sugli incontri con gli scrittori ma non so quanto sia riuscita a sfondare sul grande pubblico. Di ebook intesi come hardware ho visto solo quelli venduti da Tombolini con la sua Simplicissimus, dove tra l’altro sono riuscito a salutare Daniele Minotti anche se purtroppo non ho potuto sentire la sua presentazione del Minottino causa treno da prendere. Nel giro mi sono anche imbattuto in Zop che stava facendo delle per me improbabili inteviste (poi saranno serissime, intendiamoci!). Però, sarà l’età che mi sta facendo perdere le sinapsi o i residui della febbre dei giorni passati, sono riuscito a dimenticarmi di dare uno squilo di telefono a Luigi che sapevo essere alla mostra, e vedere Aragno, dirmi “ah sì, devo chedere loro di Flatterland, ma li becco al prossimo giro della serpentina”, e dimenticarmene del tutto.
Israele? Mah. Gli organizzatori hanno letteralmente rinchiuso in un angolo la parte relativa, e quando ci sono passato c’erano lì vicino cinque o sei poliziotti: a fare figura, perché era chiarissimo che la vera sicurezza era stata appaltata a guardie private probabilmente israeliane in borghese, con giusto una spilla che indicava più o meno cosa facevano, e con l’aria non esattamente amichevole. Da un certo punto di vista la cosa è stata un po’ deprimente: ho avuto la possibilità di saperne di più sulla letteratura israeliana nelle altre edizioni della fiera. Dagli altoparlanti hanno avvisato un paio di volte di rimuovere “per ragioni di sicurezza” le auto parcheggiate in via Genova e piazza Filzi: cosa sia poi successo non lo so, almeno mentre sto scrivendo questa notiziola in treno, rientrando a Torino.
Poi vabbè, c’era lo stand “beppegrillo.it”. Non scherzo, l’aveva messo ovviamente su Casaleggio ma il nome ufficiale era beppegrillo.it. Per la cronaca, era vicino alle edizioni Baha’i.
Avrò speso una settantina di euro in libri, nemmeno poi troppi a dire il vero. Forse è peggio il fatto che non mi sia segnato nessun titolo da cercare con calma, però: sto proprio invecchiando. Ah: entrare in Fiera è stato relativamente facile: uscirne, no. A un certo punto, per disperazione, mi sono fatto strada tra quelli che cercavano di andare a un incontro e sono uscito da una porta di sicurezza aperta e presidiata. Invece la mia t-shirt beatlesiana è stata molto apprezzata, a partire dal giovinotto alla reception che mi ha chiesto dove l’avevo presa…

Ultimo aggiornamento: 2008-05-10 22:44

Una gita a… i forti di Genova

Domenica scorsa, sfruttando il fatto che mi ero preso il lunedì di ferie, Anna e io abbiamo preso un simpatico treno (di cui ho parlato in altra notiziola) che ci ha portati a Genova. Programma della giornata era fare un pezzo del percorso dei Forti di Genova, che lo scorso gennaio avevamo rinviato causa neve. Abbiamo assoldato due guide locali (Guido e Marta) a cui abbiamo anche affidato il servizio di catering, dopo che ci avevano fatto notare che lassù non si sarebbe trovato nulla da mangiare, gettandomi così nello sconforto. Alla comitiva si è aggregata anche Marina, che arrivava dal Ponente.
Arrivati in congruo ritardo a Genova Principe, siamo usciti dalla stazione giusto in tempo per vederci partire il bus che ci sarebbe servito. Nessun problema, per fortuna, visto che avevamo sufficiente tempo per riuscire comunque a prendere il trenino per Casella, una ferrovia a scartamento ridotto segnalata nelle varie guide di itinerari turistici. Purtroppo né l’azienda che gestisce i treni su quella linea né i tagger hanno una qualsivoglia idea di cosa significhi “attrazione turistica”, come si può capire dallo stato in cui sono ridotti gli esterni delle carozze: in compenso abbiamo scoperto che anche l’idea di “orario ferroviario” è piuttosto labile, e mantiene al suo interno un certo tempo per far fare improbabili manovre a locomotore e vagoni, un po’ come in alcuni problemini matematici. Ma tutto è improbabile, a dire il vero, anche il controllore che passa da un vagone al’altro passando bel bello en plein air. Tanto non si parla certo di Alta Velocità.
Scesi a Campi – nome assolutamente incongruo per la località – e scartata la mia proposta di associarci al locale circolo aderendo contestualmente a una grigliata, ci siamo incamminati verso Forte Diamante. Dopo qualche centinaio di metri di strada asfaltata abbiamo visto il forte svettare, e abbiamo improvvisamente compreso l’etimologia del verbo: deriva da “vetta”, e il forte era proprio in alto. Tanto in alto. Estremamente in alto. E come capita spesso, la vicinanza è solo apparente, e dopo un po’ ci si accorge che la distanza rimane sempre la stessa. Guido, da quel momento in poi soprannominato “Stamby”, era l’unico che non si preoccupasse più di tanto della cosa: c’è voluta l’alleanxza di tutto il resto della comitiva per fermarlo e concederci di fare picnic su un pianoro. Ma la sosta è state di breve durata, e subito ci ha preceduti di un bel po’ in cima al forte, che era tra l’altro relativamente pieno di gente. La ragione l’abbiamo scoperta dopo: sull’altro versante il sentiero era sì più lungo, ma molto meno ripido e più ampio, praticamente una mulattiera. In effetti, dopo aver passato Forte Fratello Minore, arrivati a Forte Puìn abbiamo trovato un cavallo, che se ne stava lì immobile che sembrava quasi impagliato. Sarà stato un cavallo genovese, che risparmiava sulla fatica? Ah, il gruppo si era sgranato nel frattempo, con Guido che faceva l’uomo solo al comando e Marina e io a chiudere la comitiva molto flemmaticamente.
Da Forte Puìn parte la linea di mura che è stata conservata, il che è stata una fortuna o una sfortuna. Fortuna, perché il sentiero più che vederlo lo si doveva immaginare, e le mura ci davano un’idea della direzione da prendere; sfortuna, perché mi sa tanto che abbiamo preso il lato sbagliato delle mura. Ad ogni modo siamo riusciti ad arrivare senza soverchi problemi a Forte Righi, dove “si ritorna alla civiltà” secondo le parole di Guido, e ci siamo infatti beccati un’esercitazione della Croce Rossa e una festa di Legambiente, festa che è stata un po’ un controsenso visto che buona parte della gente era arrivata fin lassù… in macchina. (E tra l’altro qualcuno dovrebbe dire loro che su qui e qua l’accento non va).
Per ritornare al livello del mare abbiamo poi sfruttato completamente il costoso biglietto del trasporto pubblico: funicolare, bus, ascensore (dopo una pausa granita, apprezzata da tutti e soprattutto da me che avevo i piedi fumanti causa concomitanza di scarpe poco adatte), ancora bus – purtroppo il 20 sarebbe stato gestito con filobus a partire dal giorno dopo – e finanche treno, quando dopo avere salutato Marina siamo arrivati a Sampierdarena per fermarci a mangiare un boccone da Guido e Marta. corendo anche il rischio di perdere il treno di ritorno ipnotizzati da Report. Tra l’altro sono salito in moto per la prima volta da quasi trent’anni, e per la primissima come passeggero: lo scooterone di Marta è sì tranquillo, ma ero piuttosto preoccupato lo stesso ancorché cecato (gli occhiali li avevo messi nel marsupio) e continuavo a non rendermi conto dello spazio occupato dal casco.
A parte la stanchezza e le vesciche che mi sono trovato il giorno dopo devo però dire che la parte montagnosa di Genova è davvero bella, e ancora di più se fatta in ottima compagnia come noi. Dovrei fare il buon proposito di essere un po’ meno pigro :) Ci sarebbero anche delle foto, ma dovete aspettare ancora qualche giorno!
Aggiornamento: (25 maggio) Le foto che ho scattato stanno su Picasa.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-10 20:04

malato!

Per la prima volta da quando sono a Milano, sono in mutua. Due giorni (mai esagerare), per una faringite. Si direbbe la maledizione di Torino, visto che sabato dovrei andare alla Fiera del Libro: altro che il Museo Egizio!

Ultimo aggiornamento: 2008-05-08 11:36

Esami del sangue

Non miei – anche se il mio raffreddore sta esplodendo sempre più – ma per le nostre gatte che ormai hanno una certa età. A parte la banalità che un esame standard costa 70 euro, la cosa più difficile è sempre recuperare Ariel e Momo.
Azione, scena prima: portare su dalla cantina i trasportini e montarli fuori dalla porta di casa. Entrare in casa. Cercare dove si sono nascoste le gatte (oggi non è stato difficile, avevano così fame per essere state a digiuno da stamattina che non hanno seguito le più elementari norme di sicurezza felina). Infilare una gatta per volta nel proprio trasportino. Sperare che Momo non se la faccia addosso. Sopportare gli strazianti miagolii di Momo. Sollevare Ariel, sette chili abbondanti di gatta in stile tappetino. Infilarle in macchina. Cercare di non tamponare uno in coda al semaforo. Sopportare di nuovo gli strazianti miagolii di Momo. Trovare parcheggio. Aspettare in sala d’attesa. Sopportare ancora una volta gli strazianti miagolii di Momo. Entrare. Tenere ferma prima una gatta poi l’altra mentre la veterinaria le rasa via il pelo e le prende il sangue. Rimettere le gatte nei trasportini. Sopportare gli strazianti miagolii di Momo. Tornare a casa. Dare due croccantini giusto per premio. Scoprire che la pappa buonissima e carissima data in seguito viene schifata.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-07 21:02