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sono soddisfazioni

Tutta la fatica di due mesi fa è almeno servita a qualcosa. Mentre stavo lavorando, ho visto lo sfondo muoversi un attimo, cancellando tutte le icone (classico effetto di far ripartire explorer.exe), per tornare tutto come prima: intanto Spybot mi diceva che aveva rifiutato un paio di modifiche al registro di windows.
Posso insomma starmene tranquillo col mio sfondo quasi nero!

Ultimo aggiornamento: 2008-08-01 10:14

Una gita in Trentino

L’ormai famoso trio composto da Marina, Anna e il sottoscritto ha colpito ancora, e questo weekend siamo andati in Trentino a trovare il nostro amico Franco. In treno, per evitare le code del weekend di esodo: così almeno ha deciso la maggioranza del trio (Anna). Il viaggio di andata non ha avuto nulla di particolare, a parte l’esuberanza che ha portato a obliterare anche i biglietti di ritorno – non guardate me, non c’entro – e le emozioni gentilmente offerte da Trenitalia. A Verona avevamo una coincidenza stretta, otto minuti; il treno è rimasto perfettamente in orario fino alla periferia di Verona, dove si è fermato per dieci minuti senza alcun motivo. Fortunatamente il regionale per il Brennero l’ha aspettato: peccato che l’Intercity arrivi al binario 1 e il regionale parta al 12, e che quando arranchi sulle scale – dal lato verso Vicenza perché l’altra scala è chisa – scopri che l’ultimo vagone è sessanta metri piu in là perché il treno è corto e in direzione Trento. Ci si mantiene in forma.
Siamo comunque saliti sul treno e arrivati in orario, dove ci aspettava Franco che per prima cosa ci ha portati a prendere un aperitivo in piazza MazziniCesare Battisti, affermando che “non è che abbia preso molto per cena”. Io da stupido gli ho creduto, mi sono strafogato della robaccia dell’happy hour, e così non sono riuscito a fare onore al pagello da un chilo e ezzo che era stato preparato per la cena di quattro persone. Non imparerò mai.
Il programma di sabato prevedeva una gita in val di Fassa, con partenza alle 9 per arrivare intorno alle 10:30 a Campitello. Come ci capita spesso, la teoria è una bella cosa ma la pratica è stata ben diversa, e ci siamo messi in macchina solo alle 10:15. Aggiungiamo una coda incredibile per attraversare Moena, visto che la circonvallazione non è ancora terminata; il risultato è stato che siamo arrivati a Campitello alle 12:10, giusto in tempo per perdere la corsa delle 12:15 della seggiovia e prendere così l’ultima della mattinata alle 12:30. Arrivati ai quasi 2400 metri del Col Rodella, ci siamo incamminati allegramente sul Friedrich August Weg. L’idea era di fare tutto il sentiero fino al rifugio Sasso Piatto per poi scendere seguando il rio Udai e tornare a piedi a Campitello; percorso lungo ma facile e senza troppe salite. Solo che le previsioni del tempo si sono rivelate leggermente sbagliate. Davano infatti un progressivo peggioramento delle condizioni dalle 12 alle 18: all’una abbiamo sentito le prime gocce di pioggia e in cinque minuti ha iniziato a grandinare pesantemente. Di per sé avevamo tutti con noi felpa e giubbotto, ma il mio giubbotto si direbbe non reggere più la pioggia, e lo zaino non deve averlo mai fatto; e i miei compagni non erano in condizioni molto migliori. Siamo così arrivati al rifugio Sandro Pertini completamente bagnati: fortunatamente c’era ancora un tavolo libero e ci siamo seduti a mangiare qualcosa… al buio, perché cinque minuti dopo che siamo arrivati è anche saltata la luce. Siamo rimasti un’ora e mezzo in attesa, mentre intanto è anche arrivato un elicottero del soccorso alpino altoatesino che aveva recuperato un paio di persone; alla fine, visto che almeno la grandinata era terminata e la pioggia era un po’ meno battente, abbiamo preso il coraggio in mano e ci siamo rimessi in cammino per tornare alla seggiovia, dato che era il modo più rapido per tornare indietro. Il tutto non senza avere ancora preso un tè al rum, e avere capito che nella prossima occasione il rum lo lascio bere agli altri.
I quaranta minuti del ritorno, che poi in pratica sono stati quarantacinque ma date le condizioni del tempo non potevamo pretendere troppo, sono stati piuttosto interessante. La pioggia non era battente, ma comunque era continua, e la felpa mi si è bagnata tutta; la maglietta era già stata messa via in quanto zuppa d’acqua. Il sentiero è tutto a mezza costa e quindi ventoso; per terra c’era ancora tutta la grandine; e si alternavano tratti scivolosi sulla pietra e tratti infangati dove gli scarponi venivano risucchiati giù. Alla fine siamo comunque arrivati e scesi a Campitello, dove la temperatura era di 11 gradi, il che mi fa pensare che su eravamo a 5-6 gradi. L’ideale, come si può immaginare. Inutile dire che eravamo inzaccherati da capo a piedi, oltre che bagnati come pulcini, comprese le mutande: l’unica parte del corpo asciutta erano i piedi, visto che avevamo degli scarponi seri. Siamo tornati verso Pergine col riscaldamento a palla, scoprendo due cose: che a Moena c’era tutto quel casino perché la Sampdoria stava facendo il ritiro precampionato – è proprio vero che c’è dietro un indotto incredibile! e che giù non era per nulla piovuto.
Ma non c’era da preoccuparsi: a ora di cena la pioggia ha deliziato anche Trento mentre siamo andati a mangiare alla Locanda Margon. Non lasciatevi ingannare dal nome: il posto è un ristorante di lusso, anche se in una locazione assolutamente in capo al mondo – ma è attaccato ai vigneti Ferrari, e in quei casi contano di più le vigne che le strade di comunicazione – con tutti gli ammenicoli del caso. Ci siamo trovati ad esempio i menu sessisti, con quelli muliebri senza i prezzi (tranne per i dessert, dove ci hanno portato tre menu prezzati e il mio senza); il cameriere che versa l’olio in un piattino, non ho esattamente ben capito per quale uso; tutta la serie di passaggi di camerieri ogni momento; e naturalmente il costo finale che ha toccato gli 80 euro a testa. Si è mangiato e bevuto bene, intendiamoci, e il posto ha una stella sulla Guida Michelin; ma ribadisco che non è roba per me, e fosse per me non finirei mai in posti così.
Dopo tutte le avventure del sabato, domenica mattina non siamo riusciti ad alzarci prima delle 9: tanto il tempo era comunque brutto, e quindi l’idea di lanciarci in un’altra passeggiata su per i monti era già stata cassata da Franco. In sostituzione ci ha proposto una “passeggiata da pensionati”, consistente in un giretto di un paio d’ore che partiva da casa sua, saliva un po’ su per i boschi e poi scendeva sul lungolago, dove c’è una pista ciclopedonale tra la ferrovia e la riva. Anna ha comunque declinato l’invito, visto che non si sentiva troppo bene, e siamo rimasti in tre a farci la passeggiata, comprensiva di una birra presa a Calceranica sul lago. Ah, Calceranica, che in fin dei conti è una frazione del comune di Caldonazzo che farà a dir tanto tremila persone, ha tre chiese: la pieve di Santa Maria Asunta in alto, la chiesetta di sant’Ermete a metà (chiesa che era stata inizialmente costruita nel quarto secolo!) e un robo in cemento in basso. L’altra cosa interessante è che il comune di Caldonazzo ha pensato al turismo internazionale e ha messo i cartelli stradali bilingue; però si direbbe che la traduzione è stata preparata dal nipote del competente assessore, che ha preso un vocabolario e tradotto parola per parola, ottenendo risultati tipo “Parking to payment”.
Tornati a casa e pranzato, confesso che mi sono steso a letto e mi sono addormentato di colpo fino a quando Anna mi ha fato notare che era ora di andare a prendere il treno, un Eurostar da Monaco dove avevamo prenotato i posti nella carrozza numero… 257. La mia idea di base (tutti i treni tedeschi sono rigorosamente ordinati, e quindi dal numero della carrozza puoi capire qual è il treno e l’ora di partenza) è stata subito smentita vedendo che tutti i treni sulla linea del Brennero hanno le carrozze numerate intorno al 260. Chissà, forse hanno lasciato dei numeri liberi nel caso debbano aggiungere vagoni? Il treno poi era strapieno, con siparietti interessanti come quello della signora salita a Desenzano che si lamentava perché non c’era scritto da nessuna parte dov’era la sua carrozza 5, e che alla fine si è fiondata nel nostro scompartimento chidendo “ma qua c’è qualcuno con la laurea?” per esternare il suo caso. Nel caso ve lo chedeste – ma se mi conoscete immaginate già cosa ho fatto – me ne sono stato inizialmente zitto, salvo poi seraficamente dirle “Signora, lei ha la prenotazione in carrozza 5, ma di quale treno? Perché vede, questo è l’eurocity 89. Mi fa vedere il suo biglietto?” Lei me lo mostra, e io, indicandole il numero: “Vede? La sua prenotazione è sul treno 626, che è il Trieste-Torino che sarebbe passato dieci minuti dopo.” Anna dice che sono stato un bastardo dentro. Io? Impossibile, dai!
Arrivati coi soliti dieci minuti di ritardo a Milano ci siamo subito ricordati del motivo per cui i milanesi cercano di fuggire via dalla loro città non appena possibile: umida e appiccicosa come al solito. Ma non si può pretendere tutto dalla vita, lo so.
Qualche foto la trovate qua, se vi interessa.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-30 14:44

Incontri casuali

Domenica sera, mentre ero in stazione Centrale appena tornato dal Trentino (sì, adesso posto anche il racconto, non preoccupatevi) è passata vicino a me una donna dalla pelle abbastanza scura, parecchio alta, con una maglia che mi sembrava della nazionale italiana. Lo so, non è un identikit di quelli perfetti, ma io non sono per nulla fisionomista. IL mio collega Damiano ha fatto una ricerca sul sito del CONI, e la tipa potrebbe essere costei, anche se mi pareva più alta. Ma magari ero solo stanco e rincagnito io: oppure la tipa non c’entrava nulla e sono io che mi sono confuso.
Comunque è incredibile vedere quanti atleti “italiani” non sono nati nella nostra penisola.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-29 15:29

weekend ai monti

fino a lunedì potete stare tranquilli ed evitare di passare da queste parti: sto per partire per un finesettimana in Trentino, e non intendo certo toccare PC. Non so quanto riuscirò a camminare, ma l’idea di base è appunto quella di dedicarmi al movimento di qualcosa che non siano le dita sulla tastiera :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-07-25 15:02

comunicazione interna

Ricordate il “concorso letterario Telecom”? quello dove ero stato trombato brutalmente? (per gli smemorati, leggi qua). Bene, oggi mi è stato recapitato il libro (pubblicazione fuori commercio in 1000 esemplari riservata ai dipendenti del gruppo Telecom Italia; foto di copertina di Gianni Berengo Gardin) con i 66 racconti finalisti. Il tutto via corriere interno, e fin qua passi, ma con obbligo di firma della ricevuta. La mia sede è come sempre sconosciuta, tanto che mi avevano telefonato ieri per dirmi che erano due giorni che non mi trovavano. In tutto, non so quanti soldi siano stati spesi
Visti con questa lente, i centomila euro dati a Lucia Annunziata per la Consulenza d’Egitto non sono poi così fuori standard.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-25 12:28

assistenza interna telecom

Alla fine, dopo avere visto che il Samsung SGH-i780 mio non si comportava come quello dei miei colleghi (leggi, a parità di configurazione non ne voleva sapere di agganciare i satelliti GPS) ho alla fine accettato la dura realtà: il povero cellulare soffriva di una tara genetica. Nema problema: è un apparato di servizio, lo pago anche in piccole comode rate mensili, e quindi lo mando a far riparare! Sì, dev’essere così.
Problema di base: scoprire cosa devo fare. In teoria posso aprire una chiamata dall’help desk interno, esternalizzato ad HP-DCS. Esiste anche un menu vocale apposta. Quando al terzo giorno sono finalmente riuscito ad avere una risposta, scopro che l'”assistenza” si limita a ripetere le informazioni scritte nel documento di configurazione che ci hanno inviato, e che magari qualcuno non ha letto o compreso. Strano: ai dirigenti davano un altro modello. Nuovo giro, e richiesta informazioni alle segretarie, anzi al “punto delega”; questo significa “mandare una mail a Trento”. Risposta: “noi non ne sappiamo nulla”. A questo punto provo con quello che ci ha consegnato il telefono, che mi dice “sì, puoi venire qua, ma devi portare tutta la scatola con tutti gli accessori. Noi mandiamo il tutto in Samsung, e loro ce lo rimandano… in questo periodo va bene, in una settimana o giù di lì ritorna indietro”.
Ora, è vero che avevo un cellulare di scorta (il vecchio Nokia 6680 che ho riscattato), quindi ho semplicemente spostato la SIM. Ma è anche vero che sono un dipendente della maggior compagnia italiana di telefonia mobile, e mi sarei aspettato che ci fosse un pool di telefonini in più per avere una scorta nel momento in cui si manda in riparazione quello che non funziona. In effetti capitava così fino a tre anni fa; poi hanno detto “no, però vi lasciamo il telefonino vecchio come backup” (un Nokia 3650, che funziona ancora quasi del tutto in effetti), e adesso siamo arrivati a questo punto. Nel caso qualcuno volesse chiedermi un favore per vedere dove si è persa la sua pratica telefonica, sappia che è in buona compagnia :-(

Ultimo aggiornamento: 2008-07-24 09:17

Cambio turno zanzare

Sono due giorni che le punture di zanzare che come tutte le estati costellano le mie braccia e gambe sono cambiate di forma. Prima avevo bolle di diametro maggiore di un centimetro, che dopo due giorni si espandevano ancora di più; adesso mi trovo delle bollicine di un paio di millimetri di diametro, che non sembrano allargarsi più di tanto, e mi ricordano le punture di una decina di anni fa.
Avendo sempre associato le punture “grandi” alle zanzare tigre, la domanda ora è “ma dove diavolo sono andate?”. Poi c’è la domanda correlata: “e perché non se ne stanno là”? Che insomma, se proprio il mio karma richiede che io accetti qualche puntura di zanzara, quelle normali bastano e avanzano!

Ultimo aggiornamento: 2008-07-22 09:49

sarò solo io?

Sarà che invecchiando divento sempre più stupido, sarà che soffro di uindousmobailite™, ma in questo momento mi sono trovato la connessione del mio simpatico nuovo telefonino aziendale (Samsung SGH-i780) completamente sputtanata. Anche compulsando il manuale di istruzioni interne che ci hanno dato non sono riuscito a ottenere nulla, così oggi mi sono deciso a prendere il telefono (fisso) e chiamare il numero verde dell’assistenza. Ho così scoperto che (a) il menu vocale prevede un’apposita voce per chi ha problemi di “configurazione del nuovo smartphone” e (b) non riesco a trovare nessun operatore disponibile, e dopo qualche minuto mi viene buttata giù la linea. Mi sa che ci sia qualche problema più generale…

Ultimo aggiornamento: 2008-07-18 14:21