Archivi categoria: informatica e AI

guadagnare coi bookmark

Sono uno dei tanti che ha installatio l’add-on Xmarks (già Foxmarks) sul proprio Firefox per avere un unico insieme di bookmark sui vari PC che uso. Ieri mi è arrivato un messaggio da Xmarks, che mi proponeva di provare in anteprima un nuovo addon, SearchTabs, che migliorerebbe il risultato delle ricerche di Google “basandosi sulla nostra attenta analisi di 800 milioni di bookmark aggregati”.
Se io fossi molto paranoico, disinstallerei subito Xmarks e cambierei tutte le password salvate sui miei pc; ma probabilmente, se fossi molto paranoico, non le avrei nemmeno salvate localmente. Per la cronaca, Xmarks permette effettivamente di sincronizzare anche le password, ma io non l’ho mai fatto perché un pelino paranoico comunque lo sono; ma non è questo il punto. Mi chiedo se effettivamente ha senso un modello “vediamo che cosa gli altri considerano interessante” e soprattutto se e quanto questo modello è sicuro oppure può venire avvelenato dagli “esperti SEO”; e non ho una risposta (salvo che Xmarks ha sicuramente un enorme vantaggio competitivo, e può vendere il posizionamento di qualche bel collegamento nei risultati delle ricerche). Che ne pensate?

Ultimo aggiornamento: 2009-11-20 07:00

Google Dashboard

Google ha deciso di far vedere quante cose sa di noi, e ha preparato una nuova pagina: Google Dashboard. Cliccandoci su ci viene chiesta la password (non si sa mai…) e poi si arriva a una pagina con una sfilza di dati, almeno nel mio caso, che sono davvero tanti e fanno un po’ paura, pensando com’è semplice incrociarli. È vero che nel mio caso sono più o meno tutti relativi alla stessa persona (nel senso latino del termine), però basta integrarli con altri dati pubblici e si ottiene un quadro davvero completo.
Sì, ogni sito google ha la sua informativa sulla privacy, ma non credo che la cosa possa tranquillizzarci, soprattutto se siamo paranoici. Ricordiamocelo, e agiamo di conseguenza :-)

Ultimo aggiornamento: 2009-11-05 17:07

Google Wave – prime impressioni

(no, non ho ancora inviti a disposizione, e c’è già una coda di richieste nel thread precedente ;-) ) Confesso che non mi sono messo a provare troppo Google Wave, avendo altre cose migliori e più importanti da fare. Ma un’impressione a pelle comunque me la sono fatta.
– È leeeeeento! Anche usando Chrome al posto di Firefox, immaginando che il browser Google sia più ottimizzato, a volte uno scrive e sta lì ad aspettare. Se poi l’onda è molto trafficata, tanto vale lasciare perdere.
– Usarlo come chat è probabilmente assurdo, anche perché un’onda non è una cosa lineare e ciascuno dei partecipanti può scrivere e modificare qualsiasi suo pezzo. Esiste la funzione “playback” per cercare di capire cosa è successo nel tempo, ma mi sembra più che altro l’equivalente logico della moviola.
– È anche difficile, almeno per me, riuscire a trovare al volo quali sono i thread con nuovi interventi; anche se metto nel cestino un’onda, quella continua a essere controllata e incrementare il numero di onde con nuovi interventi.
– Come sistema collaborativo invece direi che ha delle ottime prospettive: si può lavorare a parti diverse del documento multimediale, e si possono aggiungere in parallelo vari pezzi.
– È collegato a Picasa, e le immagini che si aggiungono a un’onda finiscono là. Non è collegato a gmail, il che è una fregatura: fregatura doppia, visto che l’account è del tipo nome_utente@googlewave.com e non credo sia il caso che mi sia arrivata una caterva di spam che affermava di provenire da me stesso.
– L’altro punto (futuro) di forza sono le estensioni: se non ho capito male, ci sono indirizzi email di partecipanti virtuali che se aggiunti all’onda implementano varie feature.
In definitiva, al momento è poco più di un brutto giocattolo e non credo lo userò più di tanto, ma potrebbe funzionare per il lavoro in collaborazione remota.

Ultimo aggiornamento: 2009-10-31 07:00

Come riesce Facebook a trovare gli amici?

L’altro giorno, entrato in Facebook, mi è capitato di dare un’occhiata ai suggerimenti per amicizia propinatemi automaticamente dal sistema. C’erano una cinquantina di nomi, che come al solito si dividevano in tre categorie: gente che non conosco per nulla, gente “famosa” (per un’opportuna definizione di fama: immagino che anch’io entrerei nella categoria, anche se non so se il fatto che io abbia disabilitato il pulsantino per aggiungermi automaticamente come amico abbia come conseguenza che non appaio in queste liste) e gente che conosco abbastanza per evitare di aggiungerli ai miei amici.
Stavolta però c’era anche un tizio americano con cui abbiamo avuto lunghi rapporti epistolari negli anni ’90, quando eravamo comoderatori del newsgroup internazionale sui Beatles. Vi dirò che la cosa mi ha preoccupato parecchio: non avevamo nessun comune amico su Facebook, credo non abbiamo nemmeno rispettivi amici che sono amici tra di loro, non parlo mai di Beatles su FacciaLibro e soprattutto, anche se ci saranno centinaia di pagine web dove i nostri nomi sono vicini, ai tempi io avevo un’indirizzo email completamente diverso. Inutile aggiungere che non ho mai permesso a Facebook di accedere alla mia email per recuperare gli indirizzi dei miei amicici, nel caso qualcuno se lo chiedesse.
Sì, lo so, potrebbe semplicemente essere una coincidenza, e io essere vittima della sindrome per cui non ci si ricorda mai delle coincidenze non capitate ma solo di quelle che effettivamente si sono verificate; ma ho dei seri dubbi. Insomma, come diavolo funziona la ricerca amici di Facebook?

Ultimo aggiornamento: 2009-08-17 10:06

Facebook compra FriendFeed

Quando ieri sera è arrivata la notizia, tra i miei amichetti telematici c’è subito stato un coro di disperazione collettiva (tranne il solito bastian contrario). Immagino che su Facebook nessuno si sia accorto di nulla, ma è così che vanno le cose. Che ne penso io? Per una (rara) volta, sono d’accordo con Zambardino: “la fabbrica di formaggini si è comprata il negozio di delikatessen”. Il giudizio complessivo è però più compesso.
Innanzitutto, un utente casuale potrebbe dire che FriendFeed (FF in seguito, perché sono pigro) e Facebook (FB) sono più o meno la stessa cosa: ci sono discussioni e link vari, e anzi FB è più carino perché ci sono più immagini e la struttura è più ampia, mentre FF sembra più che altro una lista della spesa. Tralasciando per un momento il fatto che in quest’ultimo anno c’è già stato un percorso di avvicinamento delle interfacce grafiche e delle feature (il “like” nasce con FF e viene copiato in FB), la logica dietro i due sistemi è completamente diversa. FB vuole essere un posto di arrivo, il centro commerciale dove trovi tutto quello che ti serve e non hai più bisogno di uscire fuori; il punto fondamentale è crearsi il proprio giro di amici e interagire semplicemente con loro. Il successo è stato strepitoso, con centinaia di milioni di utenti.
FF è invece nato come luogo per tenere traccia degli amici che si aveva già: in un mondo dove ognuno usa una pletora di servizi online – per dire, il mio profilo FF ne segna 19… – è comodo riuscire a raggrupparli tutti in un unico posto. Addirittura c’è la possibilità di farsi un “amico immaginario” per tenere traccia di quella persona. Il cazzeggio è nato solo dopo, come sottoprodotto; e soprattutto è usato in maniera completamente diversa. Uno può “lucchettare” i propri feed, lasciandoli visibili solo a chi si è deciso essere bravi/e ragazzi/e, e molti fanno così; ma le discussioni visibili non sono solo quelle degli amici, ma anche quelle dove gli amici hanno commentato; il che è logico, perché se tu vuoi sapere cosa ha detto X anche quelle sono “conversazioni”. Va così a finire che io, che sono iscritto ai feed di 28 amichetti, una mezza dozzina dei quali non condividono in realtà quasi nulla, credo di trovarmi più o meno tutto quello raccontato dalla solita cricca. Poi ci sono le “stanze”, dove si possono fare conversazioni private di gruppo un po’ come su IRC; concetto che mi pare manchi in FB, o almeno non sia così facilmente replicabile se non lavorando a basso livello sui permessi.
Tutto questo però è un consumo di nicchia, credo che tutti siano d’accordo: nessuno riesce a immaginare milioni di utenti su FF, e gli appassionati tendono a considerarsi parte di un’élite; magari sono anche su FB, ma giusto perché non si sa mai. Il vero amore è appunto FF.
Guardiamo però le cose dal punto di vista di chi ci mette i soldi – e assicuro che questi socialcosi costano l’iraddidio in banda e server, non è il mio semplice blogghetto. FF non fa guadagnare nulla; non che FB sia un generatore di bigliettoni verdi, ma ha iniziato da mo’ la virata verso la pubblicità, e magari tra un po’ riesce a raggiungere un break-even. È chiaro che un modello che vede solo spese non può durare all’infinito e che i fondatori di FF dovevano trovare un sistema per fare cassa. Magari non molta, se è vero che in quattro si divideranno 15 milioni di dollari cash e 32,5 in azioni FB, ma comunque una bella cifretta.
C’è una cosa molto più importante, però, e subito spunta l’ombra della Grande G – non per nulla i fondatori di FF arrivano da Google. Secondo Scoble, come riportato anche dalla BBC, la tecnologia FF per la ricerca di notizie in real time è di gran lunga la migliore sul mercato; e probabilmente una delle ragioni per l’acquisto da parte di FB è stata proprio questa tecnologia, mentre da parte di FF il timore per l’arrivo dell’annunciato Google Wave può avere convinto i fondatori che questo era il momento giusto.
Cosa succederà adesso? boh. Nemmeno i grandi esperti sono in grado di dare una risposta alla domanda “cos’è che rende un servizio di successo”, figuriamoci io. Tornando alla metafora zambardinesca, ci possono essere varie possibilità. Non credo che FF possa essere lasciato morire per inedia; anche se non vengono aggiunte funzionalità, lo zoccolo duro degli utilizzatori continuerebbe a usarlo fintantoché da qualche altra parte non creeranno qualcosa di meglio. Se comunque succedesse qualcosa del genere non ci sarebbero grossi problemi, esattamente come non ce ne dovrebbero essere troppi se FF diventasse una specie di laboratorio R&D per FB. Il negozio di delikatessen rimarrebbe insomma tale, e gli intenditori continuerebbero a frequentarlo anche se il padrone è un altro. Quello che però temo è un’eutanasia attiva, non certo per costringere gli utenti a migrare su FB – i numeri non cambierebbero – ma per evitare di “sprecare risorse” inutilmente. Ecco, spero che non sia il caso, ma tocco ferro. Invece la questione “mi prenderanno tutti i miei dati” non mi tocca per nulla. Io ho sempre usato FF per cazzeggio, di dati personali non ce ne sono, e quello che ci ho scritto è tranquillamente usabile da tutti. Non sono mai riuscito a essere troppo paranoico…

Ultimo aggiornamento: 2009-08-11 09:49

il progresso avanza

Stasera gli aggiornamenti automatici Microsoft sul netbook di Anna consistevano in un security pack per Internet Explorer 6 (!) e nell’installazione di IE7. Le ho detto di lasciar perdere il primo e mettere il secondo; alle sue rimostranze “tanto non lo uso mai IE” ho replicato “sì, ma non si sa mai nella vita”.
Gli aggiornamenti automatici Microsoft su questo mio notebook consistevano… in IE8, che ho installato e non userò; ma almeno avrò un browser quasi adatto agli standard.
Mi chiedo solo perché ad Anna non sia stato subito proposto IE8: forse perché Microsoft non facit saltus?

Ultimo aggiornamento: 2009-08-03 20:43

2012 – fine del mondo (informatico)

Non c’entra nulla il calendario Maya, Giacobbo o le tempeste solari. Parlavo un paio di settimane fa con Loris e altri informatici, e mi dicevano che il webcast di Radio105 – non mi ricordo quale trasmissione, qualcosa tipo “viva la foca” – aveva raggiunto picchi di 6 gigabit al secondo di banda richiesta, e che di questo passo tra tre anni si sarebbe saturata Internet.
Fin qua nulla di strano, ai tempi di Usenet si sarebbe detto “film at eleven”; quello che però è a mio parere demenziale è il motivo per cui le cose stanno andando così. Semplificando all’estremo, ci sono due modi diversi di mandare dati a molte persone contemporaneamente. Il primo è usare un indirizzo speciale che può essere condiviso da più persone, e inviare i dati alla “come viene viene”, senza preoccuparsi di verificare che siano arrivati (multicast UDP). Il secondo prepara un canale per ogni persona, e verifica che i bit arrivino tutti regolarmente all’utente finale (flash embedded, in TCP). È ovvio a tutti che ennuplicare una trasmissione che stanno vedendo tutti è solo una perdita di banda; è meno ovvio che la verifica dei dati non serva, ma se ci pensate un attimo non state scaricandovi un file ma guardando un programma dal vivo, e quello che si è perso non lo si può certo recuperare.
Ma allora perché non si usa il primo sistema? È forse troppo recente? Macché, funzionava già trent’anni fa. Peccato però che i vari firewall aziendali sono configurati per eliminare i pacchetti UDP, e quindi chi trasmette è costretto a fare un’operazione assolutamente illogica e costosa: il tutto per mostrare le qualità intrinseche del mercato, che sceglie automaticamente le migliori soluzioni!

Ultimo aggiornamento: 2009-07-30 08:00