Io mi stupivo del parcheggio del Lidl dalle parti di casa mia, che dopo i primi 90 minuti di sosta gratuita costa 10 euro l’ora o frazione. Ma questo Aldi è ancora peggiore: dopo 80 minuti il costo è di 15 euro per ora o frazione.
Vedendo come almeno il parcheggio Lidl è ormai sempre semivuoto (quello Aldi è sopraelevato e non ho idea) potrei pensare che una tariffa giornaliera di 10-15 euro potrebbe essere un buon compromesso…
Archivi categoria: 2025
Nuovo logo per FiberCop
Per i fan della grafica quale io sono, ho anche notato che Fibercop nel suo sito non usa più il Tim Sans (residuo dei tempi in cui pareva che fosse di tendenza avere una propria font personalizzata: avete presente Eugenio?) ma abbia scelto Aspekta, che è open source e free, anche se non è quello del loro logo (la r è completamente diversa). Una buona scelta, anche perché la o e la a in Tim Sans sono praticamente indistinguibili :-(
Font populista
Non dite che non avete mai visto nessuna vetrina con un’insegna faidatè composta usando queste lettere, appiccicate alla bell’e meglio. Nessuno sa chi abbia ideato questo alfabeto, composto da sole lettere maiuscole alte e strette. Il grafico Alessandro Strickner ha però deciso di vettorizzare queste lettere e creare un font, da lui chiamato “Font populista” perché, come spiega, “la provenienza popolare ma anche e soprattutto l’incosciente attitudine fai-da-te con pessimi risultati, la scarsa raffinatezza del carattere e i suoi strilli di sole maiuscole, restituisce dunque la massima espressione del populismo applicato alla tipografia.”
Potete scaricare il font dall’apposito sito. Strickner ne ha preparato due versioni: quello regular e quello “storto” in omaggio all’uso pratico che se ne è sempre fatto…
Il curioso incidente dell’errore di ortografia
Mentre stavo leggendo il libro di Michaël Launay “Il teorema dell’ombrello” mi sono trovato questo brano. L’autore sta parlando – anche se non l’ha ancora citata esplicitamente – della Biblioteca di Babele borgesiana, come probabilmente vi sarete accorti. Notate nulla di strano?
La risposta è che l’errore di ortografia non c’è: Archimede è scritto correttamente anche nella frase precedente. Essendo anch’io un pignuolo come Daniele, ho provato a vedere com’era il testo originale:
ed effettivamente “Archimède” era stato scritto “Archimaide”. Mi è anche capitata sottomano la traduzione tedesca:
In questo caso “Archimedes” era stato scritto “Archimädes”. So che esistono anche traduzioni in olandese e turco, ma non le ho trovate :-)
Ora, il tedesco ha in comune con il francese la possibilità di usare un omofono che maschera un po’ l’errore ortografico, e questo in italiano è impossibile. Però si sarebbe per esempio potuto scrivere “Archirnede” e giocare un po’ con il kerning per replicare il gioco; e anche scrivere “Archimiede”, pur essendo subottimale, sarebbe stato sufficiente. La mia domanda è: con tutti i refusi che inevitabilmente rimangono nel testo, e io lo so bene, era proprio necessario correggere quello che doveva restare un errore?
Intelligenze artificiali sgrammaticate
Io non guardo praticamente mai il “riassunto AI” con cui ormai Google apre i risultati di una ricerca. Ma stavolta mi è capitato l’occhio sulla frase
“la combinazione “EE” è stata evitada per non confondersi con le targhe degli escursionisti esteri”
e mi sono chiesto come faccia un’IA a fare un errore di questo tipo… Per i curiosi, la chiave di ricerca che ho usato è stata (senza virgolette) «targhe automobilistiche italiane».
(PS: se io rileggessi i miei post mi accorgerei dei refusi anche lì: ma ovviamente non lo faccio mai…)
Ultimo aggiornamento: 2025-05-27 22:57
Stocazzo Editore
Ho scoperto che al Salone del Libro (al quale non sono andato nemmeno quest’anno, prima o poi ci tornerò…) c’era uno stand di Stocazzo Editore. Poi ho scoperto che c’era già dal 2021. Ho fatto un giro in rete, trovando questa intervista, e naturalmente sul sito, dove si trovano tante informazioni e anche il Porscheometro.
Non ho idea di quanto di quello che Alessandro Sbordoni scrive sia vero e quanto no. Sicuramente “Stavo soffrendo, ma mi hai interrotto” era effettivamente stato pubblicato dalle Edizioni San Paolo, e sicuramente parecchie cose di quello che afferma sulla filiera editoriale sono vere. Posso immaginare che anche se si definisce un ex ricco abbia comunque una altra fonte di reddito che non è questa casa editrice: partecipare al Salone del Libro credo costi parecchio e non hai un ritorno in copie vendute così grande. Per il resto, che dire? Non è poi così strano autopubblicarsi i libri: anch’io ho teoricamente le mie Elettroedizioni Bipunto. Crearsi una SNC è già più particolare, soprattutto considerando che pubblica solo i libri scritti da lui. Magari però qualcuno è curioso e può pensare di comprare qualche suo libro!
“ze neca”
Da alcuni giorni gira una storia – non so se questa sia la prima versione apparsa, ma cambia poco – dove i noVax avrebbero dimostrato che il nome del vaccino AstraZeneca contro il Covid è stato scelto apposta, perché in latino “a stra ze neca” significa “una strada verso la morte”. La prova? Basta usare Google Translate (Deepl non ha il latino tra le lingue) e inserire la frase in questione.
Che dire? Che tutto questo è una prova che non far studiare più il latino a scuola rende le persone più stupide. Se avete un vocabolario latino sottomano scoprirete che l’unica parola latina in quella frase è “neca”, che vuole dire “uccidi!” (è un imperativo: “morte”, con poca fantasia, è “mors, mortis”). In latino, “strada” si dice “via, -ae”; “strata” (non “stra”) è attestato come tardo latino (Eutropio è della seconda metà del quarto secolo dC) nel significato di “via lastricata”. Per il resto, “a” non esiste, ma del resto in latino non esiste nemmeno il concetto di articolo; “ze” non solo non esiste, ma la lettera z è un’aggiunta all’alfabeto latino arrivata in età imperiale per i prestiti dalla lingua greca.
E come mai allora c’è questa traduzione? Posso fare qualche supposizione. Innanzitutto Google Translate, come sapete, non ha un insieme di regole per la traduzione ma lavora su base statistica: e non è che ci siano molti testi latini con traduzione in una lingua moderna che può avere usato per l’addestramento statistico, a parte quanto scritto dal Vaticano. Presumibilmente poi usa l’inglese come lingua pivot nelle traduzioni, come si vede dal fatto che “we neca” è tradotto “noi uccidiamo”. In effetti se provate a tradurre in inglese “a stra ze neca” troverete “a road to death”. È possibile che ci sia anche stato un Google bombing: se molta gente (inglese, mi sa, sempre per la storia della lingua pivot) ha inserito come traduzione quella che vediamo, Google la accetta, felice che qualcuno l’abbia aiutato con una lingua poco comune. Per divertimento, io ho messo pollice verso (altro latino…) alla traduzione e suggerito “asino chi legge”. Magari se siete in tanti a seguirmi la traduzione verrà modificata.
Quello che è chiaro è che c’è qualcuno che ha pensato a una cosa del genere, ma soprattutto c’è gente che crede a tutto quello che concorda con le sue opinioni, e che non studiare più nemmeno un po’ di latino di base porta la gente ad accettare supinamente quanto viene detto. Non è che il mio latino sia chissà che cosa, sono più di quarant’anni che non lo pratico più: ma almeno le cose di base le ricordo!
Una curiosità finale: sempre secondo Google Translate, “ze neca” in esperanto vuol dire “molto bello”. Chissà se è vero…
Un libro NON scritto da Leone XIV
Sappiamo ormai tutti che Robert Prevost, papa Leone XIV, ha una laurea triennale in matematica presa prima di iniziare la sua carriera ecclesiastica. In questi giorni sono apparsi alcuni post – io l’ho visto per la prima volta su Language Log, che poi ha corretto; in italiano trovate la notizia qui – secondo cui il papa aveva scritto prima un articolo e poi addirittura un libro sulla probabilità e il teismo.
Il tutto è troppo bello per essere vero, e infatti vero non è. O meglio: è vero che un Robert Prevost ha scritto articolo e libro. Però l’affiliazione all’oxoniano Oriel College non mi tornava, così ho sfruttato i potenti mezzi di internet e ho recuperato il testo del libro, dove nei ringraziamenti si legge
I would like to thank especially my parents, Dr and Mrs R. W. Prevost, Jr., whose support and encouragement made this essay possible.
Il padre del papa si chiamava Louis Marius Prevost, non “R. W.”: insomma si tratta di un caso di omonomia. Possiamo al più chiederci quali fossero le probabilità a priori e a posteriori che due persone si chiamino allo stesso modo e abbiano entrambe gli stessi interessi (religione e matematica, un binomio non proprio comunissimo). Così ad occhio la coincidenza è davvero incredibile; ma magari il fatto che di cognome facciano “Prevost” ha aiutato :-)
(oh, se Corriere o Repubblica usciranno con la “notizia” del libro scritto dal papa, i miei ventun lettori avranno un vantaggio competitivo!)
Ultimo aggiornamento: 2025-05-10 22:41