Andando ogni tanto a Chiavari con la famiglia, percorro l’autostrada A7, la cosiddetta Serravalle. Come penso sappiate, nel tratto appenninico le due carreggiate sono state costruite a trent’anni di distanza: quella in direzione Genova è la cosiddetta “camionale”, costruita tra il 1932 e il 1935 dal fascismo, mentre quella in direzione Milano è stata progettata e costruita negli anni ’60. La camionale segue molto di più le curve della montagna, a differenza dell’altra carreggiata dove si sono fatti viadotti e gallerie più lunghi e dritti; è abbastanza naturale che la camionale sia più lunga. Però a Bolzaneto si può vedere che il chilometraggio è esattamente lo stesso. Come mai?
Sabato, mentre tornavo a Milano, ho provato a fare un esperimento. Dopo Bolzaneto ho sommato mentalmente il numero di chilometri indicato dal mio odometro con quello di una palina chilometrica, e ho verificato se la somma rimaneva o no costante col passare dei chilometri. In teoria ogni chilometro in meno di distanza da Milano era un chilometro percorso in più dalla mia auto: in pratica ho perso quattro chilometri. Era come se un chilometro secondo Autostrade per l’Italia (che gestisce il tratto appenninico dell’A7) fosse lungo 900 metri. Certo il mio odometro non è tarato e potrebbe sbagliare di grosso: ma nel tratto in pianura – e con le carreggiate affiancate – da Serravalle a Milano perdeva circa 100 metri ogni dieci chilometri, non certo ogni chilometro.
Mi resta ancora da verificare il chilometraggio sulla camionale, ma potrei scommettere che la risposta di Autostrade per l’Italia alla differenza di lunghezza nei due sensi è stata rendere flessibile l’unità di misura. La mia domanda è: a che pro? se hanno paura di perdere i centesimi dovuti al percorso più corto, bastava affermare che la tariffa era calcolata sulle distanze misurate in direzione Genova. Far finire l’autostrada a un numero di chilometri diverso nelle due direzioni è irrilevante, tanto nessuno fa inversione a U. E insomma?