Sto diventando pigro, inutile: quindi raccolgo in un unico post tutte le spigolature dei giorni passati a Usseglio dalla mia mamma.
Il terrore corre sul naso
Sabato mattina, prima di partire, ho portato su dalla cantina la valigia grande, che useremo poi per andare al mare. L’idea era di lasciarla qualche giorno a prendere aria e togliere l’odore. Quando siamo stati pronti per partire, Anna è andata alla caccia delle gatte per salutarle. Erano su in studio, assolutamente terrorizzate, tanto che nemmeno dopo che le abbiamo portate a forza giù si sono messe a mangiare la pappa – quella buona – che avevamo loro lasciato. Siamo rimasti un po’ stupiti, perché in fin dei conti sono abituate a vedere le nostre valigie in giro e certe scene ce le fanno solo quando vedono i trasportini. Poi Anna ha avuto l’illuminazione. Il problema non era quello che vedevano, ma quello che odoravano. La valigia aveva lo stesso odore che loro associano ai trasportini e quindi alle visite dalla veterinaria, e loro si sono preoccupate del futuro prossimo. Ci rimane il dubbio di cosa faranno martedì, quando le porteremo davvero via. Si saranno abituate all’odore e non si preoccuperanno dei trasportini, oppure le troveremo completamente sbarellate?
Uno dei primati torinesi
Chi è di Torino sa bene come la mia città natia abbia un rapporto peculiare con la morte: le pubblicità delle imprese di pompe funebri sono una visione abituale. Un altro lato di questa tanatofilia è mostrato dalla sezione necrologi della Stampa, dove anche l’Anziano Fiat può avere le sue quindici parole di celebrità. Come possiamo allora stupirci della sorte toccata ad Andrea Pininfarina? Oggi la Busiarda aveva sei pagine (abbondanti) di necrologio per la buonanima dell’industriale.
Tra l’altro, ho poi scoperto che la notizia è il secondo titolo del TG regionale piemontese, che ci ha anche comunicato che ci sono stati 788 annunci per riempire le sei pagine. Come vedete, non sono l’unico che non ha molto da dire intorno a ferragosto…
Rievocazioni in differita
Sabato pomeriggio, mentre ero passato a salutare i Fantozzi, Aldo stava guardando la tv che riproponeva la prova olimpica di ciclismo della mattinata. Nulla di strano, se non che il commento, per quel poco che ho orecchiato, sembrava essere fatto in diretta, sapendo cioè come era finita la gara. D’accordo, lo sapevo anch’io, quindi eravamo alla pari. Però sono comunque rimasto piuttosto perplesso. In pratica, un evento capitato sei ore prima era già stato giudicato degno di una rievocazione, o se preferite l’istante dell’instant reply che si usa nelle trasmissioni sportive era stato allungato fino a sei ore. In entrambi i casi, una sensazione un po’ estraniante.
Le lingue, oggi
Il bar-edicola-alimentar-bazar di Usseglio mette in mostra, oltre a quotidiani riviste libri, anche qualche dizionarietto tascabile. Oltre a francese, ma lì si gioca in casa, e tedesco, dovuto certo a un wishful thinking, la terza lingua presente è … il romeno. Mi sa che la cosa abbia il suo bel perché.
Il diritto pennacchiano
È quello di lasciare a metà un libro, come probabilmente sapete. Erano anni che non lo esercitavo più, ma a pagina 80 dell’Ottava Vibrazione di Carlo Lucarelli ho detto basta. Lucarelli parla sicuramente bene quando fa Blu Notte; sono anche sicuro che abbia studiato più che bene quanto è capitato a fine ‘800 giù in Etiopia. Però non ce la faccio proprio. Sarà la troppa frammentarietà della storia, sarà lo stile di scrittura che si è scelto – se in una frase passa dal passato remoto al presente, io non penso che sia un modo per rappresentare il parlato: rabrividisco. Fatto sta che lo sento troppo lontano da me per perderci del tempo su, soprattutto considerando che non è esattamente che mi manchi la roba da leggere.
L’uomo e la sua auto
Domenica siamo saliti al Pian Benot e da lì ci siamo inerpicati un po’ su, sul percorso della pista da sci. Lasciamo stare che non ho assolutamente il fisico e sbuffavo come un mantice sfiatato. Molto più interessante era vedere la fauna umana convenuta a Pian Benot, in occasione della festa patronale: X agosto, san Lorenzo. Non solo c’era una fila di auto parcheggiate con la gente che si spostava su e giù per la strada ma non si allontanava da essa per più di cinquanta metri, ma abbiamo visto svariate famiglie che avevano tirato fuori tavolino e sedie da picnic e se ne stavano beati a mangiare… attaccati alle proprie auto. Il massimo sono state due coppie di amici che hanno parcheggiato a pettine le loro due auto, lasciando in mezzo due metri scarsi; l’esatto spazio per potercisi infilare con i loro ammenicoli. Il motivo non mi sembrava tanto la paura che rubassero loro il veicolo né un bisogno di qualcosa tipo l’autoradio a tutto volume, quanto la difficoltà a separarsi dalla loro propaggine a quattro ruote, quasi fosse un membro della famiglia. Contenti loro.
Ossimori
Titoletto in prima pagina di Repubblica di lunedì: “Tutte vogliono vestire i panni di Moana Pozzi”. Quali?
Ultimo aggiornamento: 2008-08-12 15:44