In Germania il Bundesgerichtshof (Corte Federale di Giustizia) ha riaperto un caso legale sulla liceità dei programmi che bloccano la pubblicità nei siti, gli adblocker.
Nella causa intentata da Axel Springer contro Eyeo – gli sviluppatori dell’estensione Adblock Plus, il gruppo editoriale non solo afferma che gli adblocker minacciano il loro modello per generare profitti, ma che eseguire gli adblocker è una violazione di copyright. Questo perché il testo HTML/CSS di una pagina web (e immagino anche tutto lo javascript, anche le l’articolo di Bleeping Computer non ne parla) è un programma, quindi protetto dalle leggi sul copyright; l’adblocker, intervenendo nell’esecuzione del programma, crea un’opera derivata e quindi illegale.
Una premessa: da quello che leggo nel resoconto linkato, la BGH ha solo annullato una sentenza di una corte di livello inferiore, che dava ragione ad Eyeo, e chiesto di riconsiderare il caso. Qui ci sarebbe il testo della sentenza, ma non è che il mio tedesco sia così eccellente, e il mio legalese non è molto migliore: passando la prima pagina con deepl mi pare di aver capito che la sentenza di primo grado aveva chiuso il caso senza valutare se le caratteristiche che secondo la parte offesa richiedono una protezione della proprietà intellettuale lo sono veramente. Insomma immagino che la causa andrà ancora avanti a lungo.
Quello che io vedo, da digiuno di minuzie legali, è che di per sé anche solo cambiare il font di una pagina o trasformarla con un programma text-to-speech crea un’opera derivata, e non sto neppure accennando a un riassunto automatico o a uno snippet (anche perché nel caso Axel Springer vincesse la causa quello sarebbe il suo passo successivo). La pubblicità è insomma una parte integrante dell’articolo oppure no? La risposta non è necessariamente negativa, anche se non so quanto gli avvocati di Alex Springer riusciranno a trovare un modo per convinceere la giuria che invece è proprio così. Ma soprattutto l’adblocker funziona sulla copia locale della pagina caricata, non su una versione pubblica. Vietare un adblocker sarebbe come dire che è vietato pecettare tutte le pubblicità su una rivista cartacea che uno ha comprato: credo che per i libri una cosa come questa sia ufficialmente vietata, ma non è che si possano proibire pennarelli e forbici… Diciamo che per Azel Springer e soci la via maestra mi sa continui a essere quella che hanno messo in pratica con Chrome, facendo in modo che gli adblocker non possano essere scaricati dagli store ufficiali.
Avvocato del diavolo: il text-to-speech però è una necessità, per una minoranza (ipovedenti), ma pur sempre una necessità, l’ad blocker no (la pagina è sostanzialmente leggibile anche con le pubblicità). Cambiare la dimensione del font può essere necessario, ma non è strettamente necessario. Stessa cosa per i riassunti e gli snippet.
Detto questo, fossi il legislatore, gli direi: se voi fornite il text-to-speech, il cambiamento della dimensione del font, il TL;DR e gli snippet direttamente, e li gestite voi come volete, noi riconosciamo la violazione di copyright dell’ad blocker. Magari gli passa la voglia :D
Quando un browser legge l’html della mia pagina web e lo trasforma in una cosa che può essere visualizzata a schermo (secondo la stessa logica) sta creando un’opera derivata e quindi violando il mio copyright?
Di per sé no, ma se aggiungi del tuo CSS (che per standard viene eseguito dopo quello sorgente) gli avvocati AS dicono di sì.
A me sembra che un browser con AD blocker semplicemente non legga una parte del codice. Non vedo in questo nulla di diverso da un lettore che salti le pagine di un libro. Peraltro perché si crei un’opera derivata direi che è necessario che questa opera sia scritta da qualche parte: e dove sarebbe in questo caso? Insomma una causa abbastanza aleatoria… ma vedremo cosa ne verrà fuori.