Anche se gli amici di Capire Giannelli l’hanno come al solito preso in giro, la vignetta di ieri di Giannelli sul Corriere rende l’idea di cosa succederà con ogni probabilità a Ferragosto, quando Trump volerà in Alaska (noto territorio russo, anche se poi venne venduto dagli zar) per parlare con Putin di come gestire l’Ucraina: ovviamente senza Zelensky, che conta meno di zero.
Direi che l’intervista a Suslov dice tutto. Il punto non è tanto il veto per un ingresso dell’Ucraina nella Nato, cosa anche comprensibile, ma tutto il reeto: della Crimea non si parla nemmeno (ma del resto fino ai tempi dell’ucraino Breznev la Crimea era russa, non ucraina), e “lo scambio di territori” si traduce in una semplice cessione di tutto il Donbass (e delle risorse minerarie…) che i russi non sono mai riusciti a conquistare direttamente. Non so se Trump sia davvero l’agente russo Krasnov o semplicemente l’unica cosa che gli interessa è mostrare di essere un “pacificatore”: il risultato pratico è in ogni caso lo stesso, e cioè la fine dell’Ucraina.
(ps: a me Zelensky non piace, e nemmeno il modo in cui governa. Ma direi che in questi anni si è visto che cosa è successo, e se gli ucraini sono in massima parte al suo fianco qualcosa vorrà ben dire.)