Ho letto la notizia dello studente padovano che si è rifiutato di fare l’esame orale alla maturità perché tanto era già matematicamente promosso. Affaracci suoi, ho pensato. Mi sono evidentemente perso tutti i commenti negativi che a quanto pare sono stati in maggioranza postati da boomer come me, ma nella mia bolla sono apparsi i metacommenti che si chiedono perché noi vecchi abbiamo dovuto lamentarci di questo studente.
Beh, a me come ho scritto all’inizio la cosa non ha fatto né caldo né freddo. Mi limito a segnalare che dopo un confronto con la commissione d’esame il candidato ha risposto a qualche domanda (e quindi l’orale si è formalmente tenuto), tanto che gli hanno dato tre punti. Ma soprattutto faccio notare che anche con un orale mediamente buono (diciamo da 15 punti) non è che il ragazzo avrebbe avuto chissà quale votone: all’atto pratico quindi la sua scelta gli cambierà poco o nulla la vita… a meno che non voglia cercare una carriera in politica, nel qual caso è stato molto bravo. Continuo però a non capire perché spendere più di qualche parola su di lui.
Perché? Per aprire e sostenere la campagna che vuole la scuola senza valutazioni, senza fatica, senza bocciature.
Appunto. Concordo con Antonio.
L’esame di Stato oramai da diversi anni è solo una cerimonia, esiste perché è la rappresentazione di una prova da superare in cui alcuni ancora credono. In pratica non è una vera prova perché viene promosso il 99,8% degli studenti, credo che non venga promosso solo chi non si presenta all’esame. Tralascio considerazioni sulle modalità formali e fattuali delle prove scritte e del colloquio orale ma questi aspetti giustificano perché i voti finali, quasi sempre, vengono assegnati “a ricalco” del rendimento avuto durante l’anno scolastico. Che ci sia qualche alunno che non prenda sul serio l’esame non mi stupisce, mi sorprende che l’abbia voluto far sapere a tutti.