Il “teorema dell’ombrello” (che poi non è un teorema, come Launay svela alla fine del testo) afferma che «Se volete andare da un posto all’altro mentre piove, ma senza bagnarvi, procedete come segue: 1. Aprite l’ombrello; 2. Fate il vostro percorso; 3. Chiudete l’ombrello.» Questo è il principio che i matematici usano più o meno consciamente quando cercano di dimostrare qualcosa: l’apertura dell’ombrello corrisponde alla matematizzazione del problema, la chiusura alla dematematizzazione e il percorso alla dimostrazione vera e propria. Nel testo Launay prende appunto varie caratteristiche del mondo reale e mostra in maniera accattivante a cosa esse corrispondono: per esempio la legge di Benford vale perché molte grandezze reali sono moltiplicative e non additive. Andando avanti nei capitoli si scopre anche l’unitarietà della matematica: man mano che vengono introdotti nuovi temi, Launay ritorna spesso a quanto già scritto, per far vedere che i concetti sono sempre gli stessi e sono solo declinati in altro modo. Sì, anche la teoria della relatività!
A me le illustrazioni di Chloé Bouchaour non piacciono per niente: ma questa è un’altra storia. Buona invece la traduzione di Paolo Bellingeri, che mantiene il piacere della lettura.
Mickaël Launay, Il teorema dell’ombrello : O l’arte di osservare il mondo con la matematica [Le théorème du parapluie], Baldini+Castoldi 2024 [2019], pag. 352, € 19, ISBN 9791254941959, trad. Paolo Bellingeri – come Affiliato Amazon, se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me
Voto: 5/5