Viva san Francesco

Io sono anzyano. Quindi la scuola per me cominciava il primo ottobre, san Remigio, e per evitare che ci stancassimo subito il 4 ottobre stavamo a casa perché era san Francesco. In realtà ho scoperto che quella di san Francesco non era una festa vera e propria ma una solennità civile: i privati lavoravano tranquillamente, erano solo gli statali che avevano l’orario corto (e nel caso della scuola MOLTO corto…) Comunque nel 1977, quando si sono tolte le festività per l’appunto soppresse, anche le solennità civili hanno seguito la stessa fine.

Ora il Parlamento, con una fretta incredibile e un voto che più bipartisan non si può (due contrari alla Camera: in Senato la legge è passata direttamente in commissione Affari Costituzionali all’unanimità) il 4 ottobre diventerà giornata festiva a tutti gli effetti dal 2026, ottocentesimo anniversario della morte del Poverello. È vero che l’anno prossimo il 4 ottobre cadrà di domenica, ma questo significa che almeno nel privato dovrà venire pagata la giornata.

Leggendo la nota accompagnatrice al Senato, scopro che già dal 2005 il 4 ottobre era considerato, oltre che solennità civile, anche come giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse. Questo ci fa già capire che probabilmente stavolta non c’è nessuna ingerenza della Chiesa, che festeggia già da decenni la giornata mondiale della pace a capodanno: ma magari qualcuno voleva ingraziarsi le gerarchie vaticane. Notate anche che l’anno scorso si è ricollocata al 4 novembre la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate (che nel 1977 era stata spostata alla prima domenica di novembre), ma senza effetti civili: insomma si fa la parata e morta lì. Invece per san Francesco no. Come mai?

PS: la ricorrenza del 4 ottobre rimane comunque, nel senso che la legge 1958/132 non è abrogata: semplicemente rimane intitolata solo a santa Caterina da Siena, anch’essa patrona d’Italia ma evidentemente di serie B. Il maschilismo insomma impera.

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