Sulle recensioni online

Leggo sul Corriere che l’Europa ci chiederebbe che in caso di recensioni online il consumatore non debba dimostrare la propria identità. Il tutto necessario per allinearsi con la disciplina Ue sul diritto alla Privacy. La trovata, definita da un emendamento di FdI e Lega al ddl sulle piccole e medie imprese, è che invece il recensore debba mettere prova dello scontrino per mostrare che in effetti nel locale ci è stato. Che dire?

Per prima cosa, non riesco a capire cosa c’entri la privacy. Nessuno mi obbliga a scrivere una recensione: se lo faccio è una mia scelta, e a questo punto devo sapere che occorrono i miei dati. Ciò detto, credo che nel 95% dei casi, come del resto anche in quello con cui si apre l’articolo, in caso di diffamazione il gerente può passare alle vie legali, quindi il problema dello (pseudo)anonimato non si pone nemmeno. Se però accettiamo questo concetto, non capisco perché il direttore generale di Federalberghi si lamenti che l’indicazione dello scontrino non è sufficiente. Pensateci un attimo: da un lato lo scontrino prova che il recensore ci è stato davvero, e non stiamo parlando di uno shitbombing. Dall’altro lo scontrino, se uno non ha pagato in contanti, permette in caso di citazione a giudizio di arrivare rapidamente all’identità del pagatore. In pizzeria magari paghi in contanti, in albergo è già più difficile… e comunque in quel caso hai l’elenco degli ospiti e puoi fare un controllo incrociato. Ma il tutto mi sembra comunque un Ufficio Complicazioni Affari Semplici, come dicevo all’inizio.

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