Ve lo ricordate quando Umberto Eco disse “I social network sono un fenomeno positivo ma danno diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ora questi imbecilli hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”? Probabilmente sì, perché i miei ventun lettori non sono anzyani come me ma hanno comunque una certa qual esperienza in rete.
Ieri Massimo Mantellini (di nuovo: i miei ventun lettori, ecc. ecc.) ha scritto un lungo post in cui afferma di aver cambiato idea su quel giudizio: al temo era d’accordo con Eco, ora pensa che il semiologo avesse torto. Più precisamente, Mantellini dice
Ciò che Eco non poteva immaginare è un fenomeno che si è sviluppato compiutamente qualche anno dopo la sua morte e cioè che gli imbecilli nelle loro varie estensioni sono diventati un format comunicativo dei grandi media: il rischio paventato dal semiologo si è in parte concretizzato non per colpa di Internet ma per colpa dei media mainstream nel momento in cui ci si è resi conto che l’idiota faceva più ascolti dell’esperto.
Ma soprattutto,
Il professore intendeva dire altro e cioè che le reti digitali offrono uguale visibilità alle parole di un ubriaco e a quelle di una persona molto autorevole. Questo ovviamente, anche volendola considerare un’iperbole seduttiva, non è vero. Non è vero oggi e non è mai stato vero, nemmeno nel momento in cui la tempesta dei social network interessava più direttamente la società italiana. Nelle reti digitali l’imbecille per la prima volta ha potuto costruirsi una sua piccola audience, numericamente superiore a quella degli avventori del bar ma – in genere – non tanto più ampia.
La cosa divertente è che io compiuto esattamente il percorso opposto. Dieci anni fa pensavo che le parole buttate al vento, anche se visibili a tutti, non avevano poi chissà quanta rilevanza, ma ormai sono convinto che invece siano rilevanti. Certo, gli imbecilli sono diventati un format comunicativo dei media: me ne accorgo anch’io che i media li seguo ben poco. Ma il punto di partenza restano sempre i social network, e non tanto le discussioni quanto il seguito di coloro che scrivono apposta per attirare gli imbecilli di cui sopra, che subito ripetono quanto letto per mostrare che loro sì che sanno essere fuori dal coro. Poi, essendo appunto io anzyano, ho perso da un pezzo ogni speranza che le cose cambino, e non ci tento nemmeno.
(Poi vabbè, un’altra cosa che non mi accomuna con Massimo è che io sono troppo pigro per scrivere più di una dozzina di righe :-) )
Ultimo aggiornamento: 2025-07-21 12:02
Quando l’imbecille di turno è un presunto autorevole in altro campo, o quando è un presunto autorevole proprio nel campo di cui discetta ma lo fa usando toni improbabili per un qualunque professionista o addirittura insultando gli interlocutori ancor prima di essere insultato, orbene queste figure rientrebbero nella descrizione di Eco? E nella tua?
Per Eco ovviamente non lo so. Per quanto riguarda me, dipende. Direi che il discrimine è far credere di essere un esperto nel campo. Io per esempio faccio il tuttologo at large, ma dovrebbe essere chiaro che al di là della matematica (e anche lì…) non sono così autorevole. Perlomeno non ritengo di avere ragione a ogni costo.
Potenzialmente le parole dell’imbecille di turno possono avere una rilevanza ben superiore a quella dell’esperto: questo è sempre stato vero da quando esistono i social, ed in questo Eco è stato profetico: il bar è il mondo connesso, e se il tuo mondo coincide con quello connesso il cortocircuito è fatto. Poi certo, mica tutti (sia al bar fisico che a quello dei socialcosi) riescono a “bucare” l’indifferenza degli avventori, facendo “morire” la boutade dell’imbecille di turno. Ma è come una roulette russa: presto o tardi il colpo parte, e non è che mi rallegri più di tanto di questa prospettiva.
Ma anche il percorso logico specularmente inverso (il furbo di turno che dice appositamente minchiate per conquistare audience e rilevanza) mi fa anche più specie e sicuramente è più pericoloso.
Quindi no, non sono d’accordo con Mantellini :-)
“Potenzialmente le parole dell’imbecille di turno possono avere una rilevanza ben superiore a quella dell’esperto”
Mah, qualche esempio che ti viene in mente?
Perché a me purtroppo ne vengono una infinità in senso opposto.
Burioni e Bassetti sul CoViD hanno avuto una copertura mediatica e di piattaforme sociali che manco Giorgia Meloni o Mattarella! Nessun “novax” (che poi la quasi totalità di chi non ha voluto iniettarsi questi farmaci i vaccini obbligatori e non se li è fatti eccome) ha avuto simili coperture: al più Rete 4 e poche centinaia o bene che va migliaia di ripubblicazioni nelle varie piattaforme sociali… Con tutto che, pur autorevoli, di boiate ne hanno sparate a profusione, senza tema di spararle (ossia senza alcuna prudenza, come l’epico messaggio su X di Burioni che dichiarava apodittico che chi aveva assunto quei farmaci non poteva essere contagioso, punto) e anzi applauditi dai media (apparentemente) terrorizzati, se ne sparavano.