I referendum del 2025

Domenica e lunedì prossimi si vota per cinque referendum. Io come praticamente sempre andrò a votare – solo una volta non chiesi una scheda, quella per l’abolizione del ministero dell’Agricoltura che era un’idiozia totale che poteva venire in mente solo ai radicali, tanto che subito dopo nacque il ministero dell’Agricoltura e delle politiche forestali… – sia che fossi a favore che contro i quesiti.

La storia dell’astensionismo come legittima scelta è una palla, non nel senso che non sia legittimo non votare ma in quello che in un periodo storico in cui la gente non vota comunque ci si attacca a quelli a cui non importa nulla che la legge ci sia o no. Fosse per me, riformerei l’istituto referendario portando il numero di firme necessario per indirlo al 2% dell’elettorato (attualmente un milione di persone, ma con SPID è molto più semplice votare), dimezzerei il rimborso ai comitati elettorali (per la stessa ragione) e metterei il quorum alla metà della percentuale di votanti alle ultime politiche, eventualmente con un limite minimo di voti positivi pari al 25%. Se vi interessa, Alberto Saracco ha dato anche una spiegazione matematica per un quorum ridotto. In questo caso comunque il problema non si pone, non credo che si supererà il 20% di votanti: non ci credono più di tanto nemmeno i promotori, e mi sa che Il Post abbia ragione quando dice che a Landini non importa vincere quanto contarsi per un ingresso in politica. E a proposito di comunicazione: hanno messo gli spazi per la pubblicità elettorale, con i cartelloni messi in coppia dove uno (e mezzo) di essi ha i manifesti “Spazio non assegnato”. E non potevano allora metterne uno solo?

Detto tutto questo vediamo i quesiti, e per i curiosi come voterò, anche se come dicevo il tutto è puramente teorico perché nessuno dei quesiti si avvicinerà anche solo al quorum.

* Quesito 1, scheda verde: Contratto di lavoro a tutele crescenti – Abrogazione dei licenziamenti illegittimi. Qui sono indeciso. Premesso che il contratto a tutele crescenti è una idiozia e lo vedo bene nel mondo dei call center che seguo parzialmente come sindacalista, mi chiedo cosa succede dopo che ti riassumono. Ok, l’azienda è sopra i 15 dipendenti e quindi non c’è il padrone che ti controlla a vista, ma secondo me rimani comunque mobbato finché non te ne vai via tu da solo. Diciamo che può essere utile semplicemente per darti il tempo di cercare un nuovo lavoro, ma allora tanto vale prendere l’indennizzo.

* Quesito 2, scheda arancione: cancellazione tetto massimo di indennità per licenziamento illegittimo. Qui invece voto SÌ convinto. Non cambierà probabilmente molto, non so quanti giudici del lavoro alzerebbero di molto le attuali sei mensilità, ma è un principio sacrosanto.

* Quesito 3, scheda grigia: contratti a termine fino a 12 mesi senza causale. Il risultato pratico sarà che le aziende scriveranno una causale più o meno standard e tutto sarà come prima. Pertanto il referendum è capzioso e voterò NO.

* Quesito 4, scheda rossa: responsabilità del committente anche in caso di subappalti. Qui voto SÌ in modo convinto: è troppo facile fare contratti al ribasso e far finta di non sapere cosa faccia l’appaltatore.

* Quesito 5, scheda gialla: dimezzamento dei tempi per richiedere la cittadinanza. Qui voto SÌ senza se e senza ma. Dieci anni sono un periodo lunghissimo, e tra l’altro il tempo necessario per chiedere la cittadinanza era già di cinque anni fino alla legge 91/1992 (governo Andreotti VII, DC-PSI-PSDI-PLI, ma il voto fu unanime) che appunto lo raddoppiò. Ricordo che comunque gli altri vincoli, come un livello di conoscenza della lingua italiana almeno a livello B1, resterebbero comunque in vigore, e mi pare il minimo.

3 pensieri su “I referendum del 2025

  1. un cattolico

    “Diciamo che può essere utile semplicemente per darti il tempo di cercare un nuovo lavoro, ma allora tanto vale prendere l’indennizzo”.

    Non sai mica quanto ci metterai a trovare il nuovo lavoro. E mobbizzato hai pure uno sprone per cercarlo!

    “dimezzamento dei tempi per richiedere la cittadinanza. Qui voto SÌ senza se e senza ma. Dieci anni sono un periodo lunghissimo”

    A me sembra un tempo congruo, e lo dico da fratello di emigrato che ha rinunciato a chiedere la cittadinanza del paese in cui vive da ormai 20 anni perché – tra le altre cose bizzarre – veniva richiesto di inviare l’originale del dottorato di ricerca! Preoccuparsi che dopo 5 anni non si è ancora italiani mi sembra esagerato.

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    1. .mau. Autore articolo

      mobbizzato non significa semplicemente “lasciato lì a fare nulla”… Possono farti trovare MOLTO pesante.

      Per il tempo per la cittadinanza, nessuno è ovviamente obbligato a chiederla. Resta il fatto che se uno vuole davvero integrarsi cinque anni sono un periodo già sufficiente.

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  2. un cattolico

    Lo sprone per cercare il nuovo lavoro è proprio la persecuzione in atto (mobbizzare significa perseguitare su lavoro)! Questo intendevo. Hai uno stipendio certo, ma anche lo sprone a trovarne uno nuovo per il clima che vivi.

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