L’IA mi ha mangiato il compito!

Non ho seguito la storia del professore che ha postato un testo vergognoso nei confronti della presidente del consiglio e di sua figlia, rubricandola nella categoria “idioti che pensano di essere al bar coi loro amici”. Quando però Anna mi ha segnalato che il professore in questione avrebbe detto di avere “chiesto supporto perfino all’intelligenza artificiale per comporre il post” ho deciso che due righe potevo scriverle anch’io.

Ovviamente non credo per nulla a quanto ha detto il tipo. Di per sé è possibile aggirare i blocchi dei chatbot e fare loro produrre un testo di quel tipo, ma occorre costruire un prompt molto particolare, il che non è alla portata della maggior parte della gente (non garantisco che ci riuscirei così facilmente nemmeno io, che pure qualcosa ne so). Il fatto che qualcuno dica una cosa del genere dimostra solo un’ignoranza sul tema “intelligenza artificiale”, e mi sa che saranno comunque in molti a crederci.

Ma quello è il minore dei problemi: in fin dei conti è vero che praticamente nessuno sta spiegando come funzionano questi oggetti che ormai usiamo tutti i momenti senza pensarci. Ma c’è qualcos’altro che invece dovrebbe essere chiaro a tutti, ed evidentemente non lo è. Supponiamo pure che il testo sia effettivamente stato composto da un chatbot. E tu te lo prendi e lo copincolli sui tuoi social preferiti senza nemmeno rileggerlo? Troppo facile dare la colpa a qualcosa di inanimato per togliersi responsabilità che sono personali, anziché avere il coraggio di ammettere di aver fatto un’enorme cazzata. E questo capitava anche prima delle IA.

Ultimo aggiornamento: 2025-06-02 10:41

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