La pubblicità sul registro elettronico

Se voi non avete figli in età scolare, non sapete cos’è il registro elettronico: un’app che permette a genitori e studenti di sapere cosa è stato fatto a scuola, dalle lezioni ai voti alle assenze. (Sì, anche gli studenti possono dover sapere cosa è stato fatto a scuola, con Jacopo è quasi la norma). Poi le cose funzionano più o meno: fino alla scorsa settimana avevo sette-otto assenze di Cecilia che io avevo giustificato online ma non erano mai state approvate da un professore.

Leggo dal Post che il ministero dell’Istruzione e del Merito ha mandato una circolare ribadendo che i registri elettronici non possono avere banner, pubblicità in generale o giochi, prendendo ad esempio ClasseViva che io conosco bene avendolo avuto per i gemelli alle medie e ora per Cecilia alle superiori. Quello che il Post non dice è che tutta questa pubblicità si trova nella versione app di ClasseViva – me ne sono accorto qualche tempo fa avendola per caso aperta – e non in quella desktop che uso regolarmente. La cosa non mi stupisce, perché sappiamo tutti benissimo che il desktop è per dinosauri come il sottoscritto, e soprattutto perché la versione desktop permette molti meno controlli da parte di chi la gestisce. Ma non mi stupisce anche perché immagino che oramai questa ingerenza sia considerata normale, e anzi è strano che qualcuno si sia dato la briga di segnalare la cosa al ministero.

Poi resta sempre il punto fondamentale, segnalato anche dall’articolo del Post: perché non esiste una piattaforma statale unica e si è lasciato tutto ai privati? Non ditemi che è una questione di costi, perché le scuole non hanno queste piattaforme gratis, e quindi in un certo senso lo Stato paga queste aziende: tanto vale pagare direttamente, no?

10 pensieri su “La pubblicità sul registro elettronico

  1. Bubbo Bubboni

    Lo stato che fa cose che potrebbero fare i privati???
    Già è venuto fuori che la liberalizzazione dell’energia è stata una cavolata (dal punto di vista dei consumatori), con l’acqua c’è mancato poco e per i trasporti non ci sono mai stati dubbi.
    Ma che succede? La questione dei dazi è già sfuggita di mano e siamo passati dal liberismo all’USSR mentre ero “concentrato” dopo pranzo?

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    1. .mau. Autore articolo

      beh, in questo momento lo Stato (inteso come scuole) paga i privati. Potrebbe benissimo pagare i privati per fare un unico registro, no?

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      1. Bubbo Bubboni

        No, perché è la concorrenza selvaggia tra privati che determina un miglioramento del servizio. Prova ne è che si spartiscono il mercato in due, se non sbaglio, e la qualità dei prodotti è indiscutibile in qualsiasi sede.
        Inoltre lo stato dovrebbe scrivere specifiche, definire funzionalità, stabilire delle soglie minime di decenza, ecc. ecc. tutta roba faticosa e/o noiosa.
        Al massimo lo stato potrebbe fare mega progetto per un incubatore dove più start-up competono per dei prodotti eco compatibili, basati sugli scarti di peperone, che poi aggiungendoci l’AI, l’europa e i garanti… ma è meglio non dare idee per non limitare il mercato.

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  2. .mau. Autore articolo

    Dimenticavo. L’anno scorso la dirigente scolastica del liceo di Cecilia disse che la scuola non avrebbe dato le credenziali di accesso ai genitori, obbligandoli a entrare con SPID, “perché così i ragazzi non avrebbero potuto entrare con l’accesso genitori” (e immagino giustificarsi le assenze, non vedo altri abusi possibili). Ovviamente io sono entrato la prima volta con SPID e ho chiesto al sistema di mandarmi la password per entrare come utente. Non so quanti ragazzi (e probabilmente ancora meno genitori) siano così sgamati, ma mi aspetterei che i dirigenti scolastici evitassero di prendere iniziative di questo tipo.

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    1. mestessoit

      I ragazzi sono mediamente molto sgamati, i genitori mediamente meno :-).

      “…soprattutto perché la versione desktop permette molti meno controlli da parte di chi la gestisce”

      Non ho capito niente di questa frase.
      In generale, quello che succede è il seguente: 1) nelle app Android (e meno su apple) esistono librerie specifiche zero sbatti che ti includono pubblicità in qualsiasi app tu possa scrivere, su desktop esistono ma non sono zero sbatti 2) non è facile (=sbatti) far coesistere due circuiti di pubblicità differenti su app/desktop od equivalentemente uno solo come al punto 1), quindi non si fa sull’uno e lo si fa nell’altro.

      Per quanto riguarda chi si è permesso di segnalare al ministero, beh, sinceramente il livello di casini/buongusto/opportunità che possono saltare fuori sono tali che mi stupisce che chi fa il servizio stesso tipo Classeviva non ci abbia pensato. Ora, prova ad immaginare: nell’era della pubblicità targettizata sulla history dell’utente, lo scolaro|il genitore presta al genitore|partner il furbofono dicendo “guarda che bei voti” e ti appare l’annuncio della mignotta di turno piuttosto che quello di tinder. Ed è solo la punta dell’iceberg…

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        1. mestessoit

          Chi fa ClasseViva vuole prendere la stecca sulla pubblicità, e se fosse solo questo il problema è indifferente dove questa venga vista, dato che al prestatore di servizi la stecca è la medesima. A chi eroga la pubblicità conviene di più il furbofono certo, ma il “lato forte” qui è chi fa l’app.

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          1. .mau. Autore articolo

            Se a chi eroga la pubblicità fa più comodo avere l’app, ti dà una stecca maggiore

  3. Leo M. A. Rotundo

    La mancanza di una piattaforma unica penso dipenda dal fatto che le scuole hanno cominciato ad utilizzare il registro elettronico una ventina d’anni fa su iniziativa dei singoli istituti e dunque volontariamente ed in ordine sparso. A scuola mia ad esempio per anni si è utilizzato un software creato da un’insegnante della scuola. In Italia esiste da anni la cosiddetta “autonomia scolastica” e questo ha fornito la giustificazione al “laissez faire”. All’inizio ovviamente i fornitori del software erano in tanti poi come al solito si sono ridotti ad un numero ristretto. Ovviamente una piattaforma statale unica, almeno sulla carta, garantirebbe un risparmio ma essendo i giochi già fatti non credo che qualcuno andrà a smuovere le acque.

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