Avevo conosciuto Lolli negli anni ’90 al Cenacolo Interdipartimentale di Torino, dove lui e Odifreddi (e se non sbaglio Ferraris) organizzavano conferenze mensili su tutto e ancora altro. Non credo che si sia mai accorto della mia esistenza, nonostante io sia notoriamente riconoscibile non tanto per l’altezza quanto per l’essere un casinista: ma già allora era molto serio e quindi non faceva certo battute e chiacchiericcio con un trentenne senza arte né parte. Non è poi così strano che le homepage dei giornali non abbiano riportato la sua morte avvenuta martedì scorso, e si trovino solo trafiletti che copiano il necrologio della Normale, dove aveva insegnato negli ultimi anni della carriera accademica.
Una cosa importante da tenere a mente è che Lolli non era un matematico: era un logico. E i logici guardano i matematici con lo stesso disdegno con cui i matematici guardano i fisici. Questo – se mi permettete di svicolare per una volta dal “de mortuis nisi bonum” – è stato forse un suo limite. Ho credo una decina di suoi libri, perché sono pieni di spunti interessanti: ma non appena cominciava a parlare di logica con la terminologia dei logici – che un matematico tipico non conosce, figuriamoci io che sono un matematico non praticante… – mi perdevo immediatamente. Lo so, avrei dovuto studiare, ma mi ci vedete?
Se volete partire da un Lolli più semplice, vi consiglio Il riso di Talete, che è anche uscito in una nuova edizione: perché per quanto serio (e logico…) Lolli aveva comunque una formazione matematica e quindi sapeva qual è il senso dell’umorismo dei matematici.
Ultimo aggiornamento: 2025-01-15 10:18
Ah, ieri il mio amico CFDP mi aveva mandato un messaggio whatsapp citando un pezzo di una mia recensione su un libro di Lolli. All’inizio non mi ero neppure accorto che l’avessi scritto io… (almeno ero d’accordo con quello che c’era scritto)