Rivoluzione a Repubblica

Da quando John Elkann ha deciso di seguire l’esempio del nonno Gianni Agnelli e dedicarsi anche all’editoria, la qualità delle testate da lui possedute è calata vertiginosamente. Giuanin Lamiera con La Stampa aveva fatto patti chiari: sempre parlare bene della Fiat nascondendo qualunque magagna, ma per il resto ampia libertà, anzi la richiesta di scrivere articoli pensati bene. Anche al di fuori della terza pagina c’erano molte firme per cui valeva la pena di comprare l’edizione giornaliera di Illustratofiat. La Stampa prima e Repubblica poi sono scadute a punto tale che non guardo più nemmeno i titoli online, che rispecchiano ovviamente la linea editoriale imposta. Né credo di essere il solo: nel generale calo delle vendite di quotidiani, Repubblica e Stampa brillano per andare molto peggio della media. Persino la redazione di Repubblica era da tempo perso ai ferri corti con il direttore Maurizio Molinari. Viene quasi da rimpiangere il tempo del colonnino morboso, che perlomeno si poteva evitare di leggere; ora non c’è una linea editoriale semplicemente appiattita, ma un minestrone di veline e gossip.

La notizia che Elkann si è dimesso da presidente di GEDI e che Molinari è stato sostituito da Mario Orfeo è giunta però come un fulmine a ciel sereno. (Per dire, nemmeno il sito di Repubblica ne parla in questo momento). Far fuori Molinari probabilmente era ormai l’ultima carta a disposizione di Elkann, ma non è chiaro cosa speri di fare togliendosi formalmente dalla carica di GEDI. Vedremo che succede…

Ultimo aggiornamento: 2024-10-03 18:54

6 pensieri su “Rivoluzione a Repubblica

  1. mestessoit

    Personalmente credo precluda alla cessione in toto di GEDI, o meglio della parte in possesso di Elkann. Del resto non lo vedo certo un core asset.

    1. .mau. Autore articolo

      non penserai mica che se la sia presa in omaggio al nonno, vero? Ecco, magari si è accorto che non è capace di usarla come megafono, a differenza appunto del nonno.

    2. .mau. Autore articolo

      però non ha molto senso fare la rivoluzione se vuoi vendere, tanto vale lasciare l’incombenza all’acquirente. E non penso che questa mossa risolleverà le sorti del gruppo.

      1. mestessoit

        Vendere un asset a sconto perché sei in crisi non è mai un buon affare.
        Se ci sono speranze di risollevarlo un attimo lo vendi meglio, oppure semplicemente dici “basta che faccia un X% di guadagno e lo tengo giusto in caso”, ma fai gestire il tutto ad un tirapiedi perché non è un asset che ti interessa, e che alla lunga vuoi alienare.

  2. brigaboom

    Giusto per porre qualche domanda oziosa…
    Da non lettore di giornali se non online (vizio millennial…), mi ritrovo abbastanza nelle tue considerazioni, mentre sono rimasto molto colpito dalle considerazioni di Christian Rocca (vedi https://www.linkiesta.it/2024/10/la-missione-di-molinari-e-la-necessita-di-una-repubblica-senza-ragnatele-ideologiche/v). Ora, che io ricordi, da quando lo leggo (parliamo di almeno 15 anni), Christian Rocca non ne imbrocca una (quando ha iniziato a esprimere l’apprezzamento per il “terzo polo”, già sapevo come sarebbe andata a finire) e se lo leggo, spesso è anche per farmi un’idea di come un certo evento può essere visto da chi lo guarda da un lato diverso dal mio. Però mi hanno stupito due cose del suo commento:

    (1) Molinari avrà pure cercato di trasformare Repubblica in un giornale “occidentale, atlantico, antipopulista e antitotalitario, addirittura garantista, pro Draghi, pro Europa, pro Israele e anti islamismo politico radicale” (e alcune di queste cose le apprezzerei pure), ma nel frattempo Rocca non si rende conto che la qualità delle notizie, soprattutto sulla politica interna ed economica, è calata assai, e mi chiedo come faccia a non accorgersene (leggere Repubblica dal sito Internet è un’esperienza atroce)

    (2) in tutta questa trasformazione, qualche merito non andrebbe riconosciuto anche a Mario Calabresi?

    Ripeto, domande oziose (ma altrimenti a cosa servono i blog?).

    1. .mau. Autore articolo

      Evidentemente Rocca è autocentrico.
      Io tra l’altro noto che dopo i primi direttori che sono durati una vita, ormai Repubblica li brucia rapidamente…

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