Che dire dei risultati di queste elezioni europee? Cominciamo da uno sguardo globale. Le stime (che ho preso da politico.eu) vedono uno slittamento a destra ma meno ampio di quanto si pensasse: chi crolla sono soprattutto liberali e verdi, a tutto vantaggio dell’ultradestra. Una maggioranza di destra è tecnicamente possibile, ma non so quanto probabile.
Da noi? L’affluenza è scesa per la prima volta sotto il 50%, e quello ce lo aspettavamo. Guardando i risultati rispetto al 2022, Fratelli d’Italia guadagna ancora in percentuale e resta sostanzialmente stabile nel numero di voti; è sicuramente una vittoria per Meloni, ma non la spallata che voleva. Gli alleati sono schiacciati sotto il 10% ciascuno, ma Forza Italia supera la Lega, nonostante l’effetto Vannacci che non è stato sufficiente a contrastare la buonanima di Silvio. Non ho idea di che cosa potrà ora succedere all’interno del governo.
Il PD ha ottenuto un risultato persino al di sopra delle loro aspettative: hanno anche preso più voti in assoluto rispetto alle politiche (occhei, non ci voleva molto) e non hanno cannibalizzato la sinistra, che ha avuto un risultato lusinghiero rispetto ai chiari di luna passati. Schlein è molto più tranquilla, anche perché il fatto che il M5S sia sceso sotto il 10% mette Conte parecchio in difficoltà: evidentemente i possibili elettori pentastellati se ne sono stati a casa.
Infine, lasciando perdere Cateno e Santoro che non credo abbiano mai avuto possibilità, né Renzi+Bonino né Calenda hanno raggiunto il quorum. Spiaceah: ma i due galletti tanto non imparerani nulla.
Ultimo aggiornamento: 2024-06-10 13:47
Noto che siccome i partiti italiani non hanno più riferimenti ideologici (a parte quello neoliberista che però non si può comunicare), ha molta importanza il casting dell’ultimo minuto. Il partito moderno sembra avere come caratteristiche:
– un duce che passa il tempo a reprimere tutti gli altri del proprio partito, che vogliono farlo secco appena possibile. Con la variante del partito-persona che nasce con un duce che non ammette neppure nel partito chi potrebbe attaccarlo;
– un servizio di scounting per trovare un nome che ramazzi voti, meglio se di soggetti che poi spariscono dopo il voto;
– se e solo se partitini nuovi, avere un’offerta che peschi nell’astensionismo, altrimenti i partiti consolidati non sono propensi a rischiare per andare su nuovi mercati.
Ma quello che colpisce delle europee è che poi raramente gli elettori sanno chi occuperà i 5 principali troni in palio (presidente della commissione, presidente del consiglio europeo, presidente del parlamento europeo, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la sicurezza e del segretario generale della NATO). Forse siccome questa volta c’è uno che è più motivato e bisognoso, magari i media daranno più copertura alla feroce lotta.
Però resiste l’idea che l’europa sia una specie di “nota compagnia area low-cost” + “nota ditta di mobili da montare” + “tinder per universitari” + “altrimenti finiamo come l’Argentina” e non quello che realmente è. E il resto va di conseguenza.