in prigione in prigione

prigioniero Diciamocelo: per fortuna, nonostante Repubblica ci abbia appena montato un caso, la petizione perché Giovanni Caruso rinunci alla difesa di Filippo Turetta ha avuto meno di duecento firmatari nelle quasi quattro ore da quando ieri l’articolo è apparso, firme da aggiungere alle ben 163 nei quasi due mesi dal 26 novembre quando venne lanciata. E anche molti commenti che ho visto su Twitter sono inorriditi.

Il diritto alla difesa è sacrosanto. Poi Turetta potrà avere l’ergastolo ostativo, e io non mi straccerei certo le vesti. Ma non mi straccerei le vesti nemmeno se dopo un giusto processo Turetta avesse una condanna minore: il punto è che il processo serve appunto per stabilire quali e quante sono le colpe. Un professore universitario di diritto queste cose ovviamente le sa; tante persone, no. Almeno non sono tantissime, appunto…

(Immagine di j4p4n, da OpenClipArt)

6 pensieri su “in prigione in prigione

  1. Bubbo Bubboni

    Non ho capito il pippone. La difesa dell’eventuale reo è, ovviamente, un diritto ma il fatto che l’avvocato del sospettato (attraverso l’istituzione per cui lavora) si agiti in favore della vittima è decisamente poco opportuno.
    Certo, se il reo non è l’assistito ma un anonimo terzo non c’è nulla di male se l’avvocato non si limita a non criminalizzare la vittima ma ne riconosce addirittura le qualità… ma sicuramente è parte del diritto alla difesa quello di accoltellare le vittime, sopratutto se defunte, e quindi qualcuno si è ficcato in una situazione che limita le corrette strategie e, quindi, il diritto alla difesa.
    Chissà poi se anche altri soggetti che erano altrove affaccendati quando i tragici fatti si svolgevano saranno poi sentiti nel processo come “persone che se ne sono fregate dei fatti”. Perchè anche l’istituzione per la quale in apparenza lavorano ha fatto grandi proclami…

    1. .mau. Autore articolo

      Stai dicendo che c’è un obbligo per X di seguire l’agitazione dell’istituzione di cui fa parte? Mi pare molto strano.

      1. mestessoit

        E’ molto semplice: chiunque ha diritto alla difesa e qualcuno deve difendere l’imputato. Ma se, come nel caso specifico, chi ricopre un ruolo in una istituzione che si è pubblicamente pronunciata in un certo modo (non compatibile con il diritto alla difesa dell’imputato) diventa suo difensore, e come tale ha degli obblighi nei confronti dell’ateneo dove lavora (di natura non morale, per dirla in termini chiari, ma molto prosaici tipo “la prossima volta che mi chiedi qualcosa te la scordi”), inevatibilmente questo impatta sia la difesa dell’imputato stesso che il lavoro del suddetto.

        Niente di tutto questo è illegale: ma come diceva Bubbo è assai poco opportuno e, per dirla in termini molto espliciti, mi dice solo e solamente che l’avvocato in questione è un grandissimo figl di put che cerca pubblicità facile, e non ho idea se il tutto andrà a favore dell’imputato.

        1. .mau. Autore articolo

          Mah. Pur dando per buono tutto quello (e ho dei dubbi, perché all’ateneo conviene mostrare di essere aperto e lasciare la possibilità di difendere Turetta, e al professore non conviene difendere ad katzum perché sarebbe pubblicità negativa per lui) sei proprio convinto che una petizione rivolta all’avvocato (e non all’ateneo) serva a qualcosa? A questo punto se parti dal principio del figl di put devi logicamente concludere che è stato l’avvocato a fare in modo che Repubblica tirasse fuori questo articolo dopo “soli” due mesi.

          1. mestessoit

            A me della petizione importa molto poco: il problema esiste a prescindere da quella. Il problema nasce dall’avvocato e non dall’ateneo che anzi è parte lesa (proprio perché dovrebbe garantire una totale imparzialità ad eventi terzi, e dare solo le basi per gestire i casi, non gestirli in prima persona). Quindi da questo punto di vista il soggetto è quello corretto.
            Un conto è fare il perito di parte (e qui non ci sarebbero problemi etici), un conto è prenderne la difesa.

            Per quanto riguarda le politiche dell’ateneo, non conosco l’ateneo in questione, ma tieni presente che non si può escludere a priori che questo si opponga perché di parere e sponda polita esattamente opposta….

            Quanto al timing, beh secondo me dipende solo dal fatto che pputo suddetta petizione (giustamente per me) è stata ignorata dai più, e Repubblic ci marcia sopra, tutto qui.

  2. Bubbo Bubboni

    Io penso che le istituzioni siano un po’ confuse nel loro sbracciarsi contro la cultura anarco-patriarcal-sionist-falsinval con proclami anziché facendo il loro lavoro come si dovrebbe. E questa attenzione al lavoro richiederebbe anche che i chiarissimi non siano troppo distratti da altre attività, sempre regolarmente autorizzate, che richiederebbero però eguale cura.
    Inoltre molte istituzioni limitano pesantemente la possibilità per i loro lavoratori di esprimere pensieri in contrasto con le posizioni ufficiali del datore di lavoro o che ne danneggiano l’immagine (ad esempio denunciando pubblicamente gravi violazioni alla sicurezza della collettività, furti, violenze, leggi incostituzionali, infiltrazioni di militaristi, ecc.) ma nessuno si sbraccia più di tanto ritenendo che questo rigido controllo ideologico limiti dei diritti umani assortiti.
    Non direi che nel caso specifico difendere un sospettato significa criticare l’istituzione coinvolta (e quindi è inutile rivolgersi all’istituzione stessa perché massacri il lavoratore), ma si gioca tutto sull’opportunità di farlo considerando che esistono ancora altri azzeccagarbugli e media manager in circolazione.
    Quanto ai giornali credo che non dovendo assolutamente sottolineare i temi potenzialmente ansiogeni perché limitano gravemente l’attitudine beata del consumatore, ravanare in processi che hanno l’aria di intrattenere le folle per un buon decennio (+repliche & commemorazioni periodiche) sia un ottimo modo per raggranellare qualche impression. Speriamo solo che non arrivino anche il film, la serie, le figurine di vittime&assassini, i giri turistici sugli scenari dei tragici eventi e il costume carnevalizio da famoso prof. avv.

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