Ho finalmente trovato il motivo per cui Facebook e Instagram hanno introdotto l’abbonamento a pagamento. A fine ottobre l’European Data Protection Board aveva emesso una “decisione urgente vincolante” che imponeva a Meta di abbandonare l’uso della pubblicità comportamentale, quella che cioè guarda cosa hai visitato per suggerirti pubblicità che dovrebbe interessarti. La cosa interessante è che la procedura che ha portato (dopo sette mesi…) alla decisione d’urgenza. La cosa buffa è che invece la procedura è partita dal Garante norvegese! In effetti Islanda, Liechtenstein e Norvegia fanno parte dello Spazio Economico Europeo e su alcuni temi, come appunto la protezione dei consumatori, seguono le stesse regole dell’Unione Europea, e quindi l’EDPB ha al suo interno anche quelle tre nazioni (non la Svizzera che pure fa parte del SEE; non parliamo del Regno Unito che dopo Brexit ha deciso di proteggersi per conto suo). La procedura imponeva entro due settimane di fare qualcosa, e Meta l’ha fatto.
A questo punto resta però da capire se la scelta “sei libero di pagare e non avere nessuna pubblicità, quindi nemmeno quella comportamentale” farà o no partire un’altra procedura. A rigor di logica probabilmente la soluzione immaginata dall’EDPB era il dover far chiedere se uno vuole la pubblicità comportamentale, un po’ come fa per esempio Microsoft condendotela in maniera insinuante “se non la vuoi avrai lo stesso numero di annunci pubblicitari, ma probabilmente non ti interesseranno”. Diciamo che il prossimo futuro ci potrebbe dare nuove soddisfazioni!
Ho dei dubbi a riguardo del rapporto causale procedura–>abbonamento.
Premettendo che è sempre complicato inferire una politica da un implementazione di un processo, io osservo che:
1) il deploy dell’abbonamento è partito prima in USA, poi in UE (nonostante il fatto che l’UE sia gestita già diversamente da Meta per altre regole UE)
2) anche per i bassissimi standard di Meta, è una risposta palesemente insufficiente a coprire la richiesta del garante
3) anche in USA sta cambiando il vento a riguardo, specie a causa Tencent/TikTok
a me sembra che si voglia almeno sulla carta porre le basi per coprirsi il didietro da tutte le parti, ma sia solo un primo passo.
Sul piano UE, il fatto che fai pagare un abbonamento non esime Meta o chiunque altro dal rispetto delle regole di collecting sulla pubblicità comportamentale, punto. E’ come se suddetto vincolo non esistesse. Anche se l’utente sottoscrive una clausola esplicita, tale vincolo non è legale sul terreno della normativa. Quindi, a che serve? E’ questo che non mi torna. Se è pura tecnica dilatoria, è di scarsa qualità. Inoltre, introdurre un abbonamento ha dei costi di implementazione, che non sono marginali: a me è evidente che questo serve sicuramente anche ad altro, cosa esattamente lo vedremo.
mi sembra improbabile che la pubblicità comportamentale non possa nemmeno essere scelta con un opt in specifico. (non è comunque quello che sta facendo ora Facebook, AFAIK)
Da quello che ho letto, il tono era quello, specie per i minori. A questo ambito, sottolineo che in USA sta montando a neve il data collecting sugli adolescenti, e vedo già il fumo che esce dalle narici dei garanti dei paesi nordici a riguardo, visto che possono prendere la palla al balzo dei dati che vengono fuori oltre oceano per tirare altra acqua.
per i minori lo posso capire, ma mi pare strano che non chiedano a questo punto una dichiarazione di maggiore età.
Eh no, perché questo li espone a guai peggiori: a) dimostra che potresti mostrare contenuti non aderenti al livello di età (anche se spergiuri che questo non sia possibile) b) in palese contraddizione con le loro ToS. La toppa è molto peggiore del buco. No, è un campo minato questo, e ne sono ben consci.
Comunque puoi dire quello che vuoi, ma il comunicato di Meta parlava proprio di seguire le leggi europee (che dal loro punto di vista cambiavano troppo in fretta…)