
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:A_game_of_chess.jpg , CC-BY-SA-4.0
Quello che sta succedendo è che la FIDE, la federazione internazionale degli scacchi, ha definito una moratoria di due anni per le donne trans, che non potranno partecipare ai campionati femminili. Mentre posso capire la logica di moratorie di questo tipo per gli sport più fisici (non che io abbia una risposta in merito, intendiamoci. Ci sono troppe variabili in gioco), nel caso degli scacchi non riesco proprio a capire. Non penso che il numero di scacchiste trans sia così grande rispetto a chi è nata biologicamente donna. Né penso che essere nate uomini dia loro un vantaggio competitivo negli scacchi: stiamo comunque parlando di gare dove tutte sono competitive.
Insomma, una battaglia terf che a me pare perdente.
Trovo più assurdo che io non possa partecipare nella categoria bambini, dove forse avrei più possibilità. Se non è ageism questo!
Però vista la denuncia di oltre 100 giocatrici (donne) in merito ad abusi sessuali nell’ambiente scacchistico competitivo (e la pigra reazione della dirigenza)… capisco che qualcuno voglia essere certo di aspetti che nulla hanno a che fare con gli scacchi.
Qui posso spiegare alcune cose. Premessa: non sono tesserato FIDE, anche se in gioventù ho fatto qualche torneo.
Il campionato femminile è stato creato per aumentare il numero di iscritti FIDE di sesso femminile. I numeri dicono che ci sono riusciti: il numero di tesserate è più che triplicato negli ultimi anni.
Il motivo in pratica è uno solo: se i tuoi avversari sono molto più forti di te, ti passa la voglia di giocare e fare tornei se perdi sempre. Dato che le donne sono poche, e con meno risorse formative, risultano svantaggiate giocando contro chi è “nel sistema”. In condizioni omogenee questo gap sparisce.
Giusto per dare una idea pratica del gap la giocatrice in assoluto più forte, Judith Polgar, è arrivata decima al suo apice nella top mondiale, sconfiggendo peraltro l’allora campione del mondo Gerry Kasparov in una partita (si parla di una ventina di anni fa). Oggi la giocatrice più forte ha abbandonato il campionato femminile dopo averlo vinto per manifesta superiorità (in tutta onestà il divario era imbarazzante) ma si è piazzata solo nella top 100 nel torneo mondiale. Motivo? Non regge il ritmo: dopo qualche partita perde le forze e commette molti errori. I maschi reggono mediamente di più lo sforzo.
Non ho alcuna idea se questo sia un mero problema di allenamento o esistano altre cause, ma la realtà è questa.
La FIDE ha dettato ufficialmente la regola contro i trans alla luce di quanto sopra: chi passa da maschio a femmina ha un vantaggio competitivo dimostrato.
Personalmente non ho le idee chiare, ma il problema effettivamente sussiste.
Hai statistiche sul punteggio FIDE delle donne trans?
No, ma non mi interessa. So che mediamente un ex-maschio giocherà meglio di una donna genetica. Il fatto che i giocatori trans siano pochissimi non cambia questa realtà.
PS il fatto che il problema sia monodirezionale (da uomo a donna) dimostra indirettamente quanto sopra: secondo te una donna che diventa uomo e gioca a scacchi a livello agonistico è così cogliona da abbassarsi automaticamente il suo ranking per una scelta personale? Ma va là!
Ok, mi confermi dunque che a differenza che nell’atletica qui non c’è nessuna evidenza.