Io di solito dico scherzando “ho imparato a parlare perché dovevo dire quello che stavo leggendo”. La cosa non è così lontana dalla verità: ho cominciato a parlare a quasi due anni e a leggere prima dei tre. Tutto questo ha però portato un problema: per me le lingue – tutte le lingue – sono qualcosa di scritto e non di orale. Faccio una fatica enorme a capire l’inglese parlato, e il mio accento è orrendo (un britannico direbbe “peculiar”, il che è la stessa cosa), ma anche solo in italiano non riesco a sentire la differenza tra è ed é, e da buon piemontese di nascita pronuncio la vocale sempre nel primo modo. Mia mamma mi prendeva in giro dicendo “non è battèsimo, ma battésimo”, e l’unico modo in cui riuscivo ad approssimare il suono era far finta di parlare con la cadenza veneta dei miei nonni. Il guaio credo sia il fatto che si scrivono entrambe allo stesso modo, e quindi il mio cervello le incasella in un unico posto.
Ma c’è un ma. Se io devo scrivere una parola francese, tipicamente uso gli accenti corretti. Che ci vuole, mi direte: avrai studiato le parole leggendole, e quindi ti sei imparato a memoria la posizione dell’accento. E invece no. Io non ho mai studiato francese e non parlo francese (posso leggerlo un po’, ma semplicemente perché è una lingua neolatina e sono abituato a estrapolare informazioni da dati incompleti.) Come faccio allora a imbroccare l’accento giusto? Semplice, pronuncio a bassa voce la parola e “sento” se le e sono aperte o chiuse.
Ecco. Perché mi accorgo della differenza dei due suoni in una lingua che non parlo, e non nella mia lingua madre?
Stranezze per stranezze…
Per alcuni vocaboli italiani avevo/ho la pronuncia errata (un mio compagno di liceo, figlio dell’autore del libro più venduto in Italia di Dizióne e Fonètica aveva coniato per ognuno di noi una frase con gli errori specifici- eravamo tutti dei “misciotti” di importazione dal resto d’Italia a BZ – e per me era “la Cinque in palestra fa sette capriole sul tappeto verde”. ) Dopo 20 anni in Toscana qualcosa nelle vocali è migliorato, ma non riesco ancora a pronunciare in maniera diversa pèsca e pésca.
Sarà l’ esser figlia di genitori di regioni diverse, l’ essere cresciuta in una zona non solo plurilingue, ma, come detto con provenienze da tutta Italia e non solo, l’ aver abitato in varie parti d’Italia, sta di fatto che in genere riesco a identificare gli accenti delle persone non solo a livello regionale, ma distinguendo anche le varianti locali; riconosco i non madrelingua italiani anche se parlano perfettamente italiano e più o meno identifico il paese/ lingua originaria (idem per i biligue nativi). Con tutto ciò non riesco assolutamente a fare le imitazioni degli accenti.
Ho imparato a leggere a quattro anni, la mia pronuncia tedesca è (era) ottima, quella inglese risente del tedesco. Non ho studiato francese nè spagnolo, ma riesco a leggere i giornali in quella lingua e a capire qualche frase (in spagnolo riesco a seguire in TV o radio i tg, il meteo, la pubblicità e a volte mi è capitato di “percepire” sentendo e non vedendo il locutore che fosse non iberico ma sudamericano) e in gioventù capivo abbastanza i giornali in neogreco, ma se si tratta di parlare, siamo al “me Tarzan, you Jane”. (Con molti più limiti ovviamente, idem col croato quando per un po’ di anni andavo in vacanza d’estate sulle isole, ora ho dimenticato tutto). Aggiungo: sento le stonature, ma non so cantare.
Se qualche neuro o psicolinguista o altro sa spiegare anche il mio caso…o forse anche solo un buon psicologo.
Non saprei fare una statistica, ma secondo me nel 90% e passa dei casi l’accento in francese è facile da desumere anche senza sapere la pronuncia della parola: sull’ultima sillaba è acuto; sulla penultima se c’è è grave, e prima ancora acuto o circonflesso, ma per quest’ultimo soccorrono le reminiscenze di latino. Io di solito li becco così a istinto, e raramente sbaglio (in effetti vado proprio a istinto, ho provato a descrivere la regola or ora)
il circonflesso in genere indica che in latino c’era una s che si è persa :-)
Io ho assimilato la corretta grafia e pronuncia della é e della è (visto che, quando ho imparato a scrivere, al maestro andava benissimo una specie di apostrofo in fondo alle parole tronche) proprio grazie a una parola francese: “préfère”, preferisco. Gli accenti formano una sorta di tetto, la prima e si pronuncia chiusa e la seconda aperta. E il gioco è fatto! :-)