Lo scorso 18 agosto eravamo a Chiavari e Anna doveva andare a Monza dai suoi genitori (mia suocera sarebbe poi morta un mese e mezzo dopo). Aveva prenotato un Intercity molto presto il mattino per poter arrivare in tempo per la visita medica. Purtroppo quel giorno ci fu una tromba d’aria e la ferrovia tra Lavagna e Chiavari venne divelta giusto qualche decina di minuti prima che passasse il treno. Anna rientrò così a casa zuppa (aveva anche perso l’ombrello) verso le otto del mattino, il che da un certo punto di vista fu una buona cosa perché mi stava venendo un’orchite ed ero bloccato a letto. Poiché il biglietto era stato acquistato con la mia carta di credito, Il 3 settembre 2022 ho compilato il form per la richiesta di rimborso, dopo avere telefonato al call center perché la procedura mi pareva incredibilmente bizantina. La mail automatica di risposta diceva
Trenitalia si impegna a fornire una risposta entro 30 giorni dalla data di presentazione della domanda, come previsto dalle Condizioni Generali di trasporto e dalla Carta dei Servizi.
La risposta è arrivata ieri, il 15 giugno 2023. Nove mesi abbondanti. Ed è stata negativa, perché
La richiesta di rimborso per treno cancellato o per treno con ritardo in partenza superiore a 60 minuti deve essere presentata nel momento in cui si verifica l’impedimento al viaggio.
come scritto nel sito.
Penso che riusciremo a sopravvivere senza questo rimborso. Faccio solo notare (ai miei ventun lettori, non vale la pena perdere tempo con Trenitalia) che
(a) quando è stata annunciata la cancellazione del treno, non è stato detto di passare in biglietteria (che era già strapiena di suo, chiaramente) per certificare la rinuncia al viaggio;
(b) quando ho chiamato il call center, non mi è stato detto “ma aveva chiesto in biglietteria la rinuncia?”;
(c) non ha alcun senso dare dodici mesi di tempo per spedire la domanda di rimborso, se tanto ci vuole la rinuncia in tempo reale;
(d) non si capisce perché ci siano voluti più di nove mesi per dire “cicca cicca”.
Tralascio il fatto che non è che uno guardi il sito per vedere il da farsi, perché tanto mi direbbero “è un tuo problema, e prendi il biglietto e non leggi”. (Sì, lo so, potrebbe valere anche per i punti (a) e (b): qui il mio punto è che all’azienda evidentemente non importa nulla dei clienti, ma nemmeno del loro lavoro interno)
Tieni presente che fra qualche tempo entrerà in vigore un regolamento per cui (se ho letto bene) Trenitalia (od altri analoghi) non dovranno rimborsare il biglietto in caso di disastri naturali.
Ach, se estendono le ragioni di mancato rimborso rimuovendo tutti i casi più significativi e documentabili c’è, come già visto per i voli, il serio rischio che parta una megacampagna pubblicitaria europea per dire che il viaggiatore, grazie alla paziente opera degli appositi enti, ha dei diritti!
La ratio dietro questo regolamento (comunitario, non nazionale) è che la liability deve rimanere all’interno dell’organizzazione che produce il servizio, alias, se una tua mancanza ha generato un disservizio, chi fornsce il servizio deve risarcire.
Fra l’altro questa clausola implicita vale a valle una volta accertata la responsabilità dell’erogatore quindi l’indenizzo è automatico e non dietro querela di parte come è ora. Nel caso di pagamento con carta di credito quindi, il rimborso dovrebbe essere automatico (vedremo il regolamento attuativo, ma così dovrebbe essere). Nel caso di pagamento con carte di debito/cash la querela di parte occorre solo ai fini di identificare a chi dare il risarcimento, quindi esclude clausole del tipo “se non ti presenti in biglietteria subito perdi il risarcimento”.
Certo in cambio i vettori hanno richiesto l’esenzione dai (sempre più comuni) eventi naturali.
Già, mi sa che vale l’esperienza degli aerei che è a tutto vantaggio dei vettori. Oltre agli eventi naturali, tutto ciò che non è losca e documentata volontà del vettore di girarsi i pollici rasoterra è, di fatto, sempre esclusa da ogni rimborso automatico o manuale che sia. E poi manca il principio, questo davvero a vantaggio del consumatore, che se un volo da 100 € mi fa perdere prenotazioni a raffica per migliaia di euro il legislatore nella sua europea saggezza dovrebbe prevedere il fatto ed intervenire.
*tra qualche tempo*, appunto.
A me andrebbe pure bene il principio del non rimborso della prenotazione in caso di calamità naturali e più in generale quando non ci sono state mancanze. Sarebbe però una buona idea che ci fosse la possibilità che queste prenotazioni non andate a buon fine possano essere convertite in un “buono” con valore equivalente al prezzo del biglietto da utilizzare per successivi acquisti di biglietti o prenotazioni.
Ciao.
Michele