Il Guardian ci racconta di come l’editore ufficiale dei libri di Roald Dahl, insieme alla Roald Dahl Story Company, stia silenziosamente cambiando il linguaggio dei suoi libri, per assicurare che “possano continuare a far divertire tutti”. Potete vedere qualche esempio nell’immagine qui a fianco, presa da Twitter.
Ora, se gli Oompa Loompa diventano “small people” anziché “small men” posso anche sopportarlo, perché non mi cambia nulla nel corso della storia. Ma Augustus Gloop è ciccione, “fat”; se lo chiami “enormous” non si capisce perché poi si comporti in quel modo nella fabbrica di cioccolato. Oppure tutta la spiegazione sulle parrucche che possono essere portate per tutta una serie di motivi non ha nessun senso nella trama del libro, e tra l’altro non dà nemmeno un’idea al supposto giovane lettore dei motivi. Ma soprattutto, Dahl scriveva in un certo modo non solo perché certi termini erano usuali, ma proprio perché quello era il suo stile di scrittura. Perché mai si sente il bisogno di bowdlerizzarlo?
(Gli unici casi in cui posso accettare una cosa del genere sono quelli in cui un termine ha cambiato significato. Il mio amico Adam Atkinson commentava che The Island of Adventure di Enid Blyton ha visto tutte le occorrenze di “queer” cambiate in “odd”. Ma in effetti, come don Giobbio ci insegnò al liceo dai salesiani, al tempo la parola non era affatto associata agli omosessuali ma era semplicemente un altro modo per dire “strano”. Se uno non lo sa, non capirebbe il contesto…)
Ti aspetti che le parole di un autore siano sue, immutabili, scritte nella roccia, ma ormai non è più così: i contenuti sono dell’azienda che gestisce i diritti d’autore. L’azienda vuole vendere senza noie, in un limbo coccoloso dove il target commerciale è più ampio possibile. L’azienda ha visto un problema: “queste persone non comprano i nostri libri perché chi li ha scritti era misogino”. L’azienda ha applicato una soluzione. La cura è peggiore del male, ma è qualcosa che da un’azienda ti aspetti. Li ricambierà di nuovo tra 20 anni, man mano che il contesto sociale cambia, cambieranno anche i contenuti.
Nascondere la polvere sotto al tappeto, per continuare a fare cose che sai essere sbagliate, ma facendo finta che non esistano.
La scorsa settimana è stato osservato un passaggio dal wokismo al machoman pre-bellico. Se l’aggiornamento ideologico verrà confermato prossimamente… beh, meno male che ci sono gli ebook (e i diritti per modificarli sui device senza conferma)!
Ho sempre odiato il politically correct in generale, ma in contesto lettarario è pure più deteriore, visto che (letteralmente…) si mettono nella bocca dell’autore cose che non ha mai detto.
Ciò detto, mi sfugge per quale nefando motivo Joseph Conrad è nella lista di proscrizione, scusa la mia ignoranza: sai il motivo?
https://en.wikipedia.org/wiki/Joseph_Conrad?wprov=sfti1 Alla voce “Controversy”
credo perché serviva un’autrice per riequilibrare almeno in parte. (Kipling ovviamente è nelle liste di proscrizione per come parla degli indiani)
Su Kipling non avevo dubbi, già ai suoi tempi qualcuno si era lamentato e diciamo che è un caso un poco controverso, ma su Conrad veramente non ci trovo nulla di male :-(
Fa il paio con https://fumettologica.it/2023/02/don-rosa-paperone-censura-disney/
Ma… sul serio? ♂️