Sfruttati da ChatGPT

Io sono abbastanza vecchio per ricordarmi di ELIZA, il primo chatbot – ma allora non li si chiamava certo così – che simulava una conversazione con una persona facendo la parte di uno psicologo rogeriano. Non che il modello di ELIZA affermasse di comprendere il testo che riceveva: cercava semplicemente parole chiave nelle risposte e le riformulava come domande. È passato mezzo secolo abbondante. I bot ormai sono onnipresenti nelle interazioni con un’azienda per risparmiare sugli operatori dei call center, ma non è che funzionino tanto meglio. Pare che però la nuova generazione di intelligenze artificiali funzioni molto meglio: da un mesetto tutti possono provare a fare domande di ogni tipo a ChatGPT e vedere con i propri occhi le sue abilità. Occhei, la mia bolla di Twitter continua a mostrare trascrizioni di interazioni dove ChatGPT non ha capito un tubo, tipicamente postate da persone che vogliono mostrare di essere più furbe del computer. Mah.

Quello che vedo io è un modo per i creatori di ChatGPT per testare il proprio sistema con utenti che perdono volontariamente e gratuitamente tempo. Per quanto grande sia il suo corpus di addestramento, non è certo sufficiente per simulare vere conversazioni, che come sappiamo sono spesso poco coerenti e sul pezzo. L’unico modo per avere un feedback reale è portare l’AI nel mondo reale: in questo modo, anziché pagare gli esperti per trovare regole pratiche, si sfruttano le regole empiriche di chi non capisce di essere adoperato. Non è un grande problema, non credo che noi siamo anche solo vicini alla singolarità predetta da Kurzweil. Ma resta un punro di attenzione.

Ultimo aggiornamento: 2023-01-04 09:57

5 pensieri su “Sfruttati da ChatGPT

  1. Marco B.

    Io l’ho usato per scrivere dei piccoli programmi, è in grado di rispondere con software funzionante al primo colpo, e di correggere eventuali errori. Prima di diventare efficiente con il linguaggio naturale avrà applicazione con i linguaggi di programmazione. Immagino che le aziende che vendono manutenzione applicativa a basso costo saranno le prime a cadere. Il programmatore quadratico medio di Bangalore o di Pune ne capisce di informatica più o meno quanto ChatGPT.

    P.S.: ho scritto una versione di Eliza in Pascal ai tempi dell’università… Che nostalgia!

  2. FF

    Io l’ho provato abbastanza, nei giorni scorsi, e l’ho trovato molto discontinuo.
    A volte sembra davvero di parlare con un essere umano, ma spesso ci sono errori abbastanza banali (per dire, si può dialogare in italiano, ma almeno in un paio di occasioni ha usato una parola inventata).
    Forse quelli che tendono a sottolineare gli errori sono (come me…) un po’ infastiditi dai toni apocalittici o entusiasti che in molti hanno usato per descrivere la faccenda, e cercano di tornare con i piedi per terra.
    Gli ho fatto scrivere una risposta al post, il risultato è contemporaneamente interessante (per le perifrasi usate per dire gli stessi concetti del post) e per la banalità del testo…

    Eccola:
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    Mi sembra interessante come il commento menziona l’evoluzione dei chatbot nel corso del tempo, partendo da ELIZA fino ad arrivare a ChatGPT. È vero che i chatbot attuali non sono perfetti, ma mi sembra che siano comunque un passo avanti rispetto al passato. Tuttavia, concordo con il fatto che il modo migliore per ottenere feedback reale sull’efficienza di un’intelligenza artificiale è portarla nel mondo reale e sfruttare le regole empiriche di chi interagisce con essa. Anche se non credo che siamo vicini alla “singolarità” predetta da Kurzweil, è importante essere attenti a come stanno evolvendo queste tecnologie.
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    Per quanto riguarda lo sfruttamento, nessuno è obbligato a dialogare con ChatGPT, e d’altra parte un utente può fare gratis una cosa che lato server impiega un bel po’ di risorse, passate e presenti; dare in cambio un feedback mi sembra il minimo…

    1. .mau. Autore articolo

      beh, la risposta di ChatGPT direi che è un capolavoro di rigiramento di frittata: fatto bene dal punto di vista sintattico, ma non aggiunge nulla a quanto ho scritto io.

      Sulla scelta di fare da alfa tester per ChatGPT, ovviamente è libera: spero solo che chi lo fa abbia chiare le implicazioni.

  3. Silvia

    Relativamente al lavoro gratuito, molto più in piccolo e mutatis mutandis, anche in passato con alcuni captcha venivano sfruttati gli utenti.

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