Come sapete, alla fine Elon Musk è stato più o meno costretto a comprarsi Twitter. Ora ci deve fare qualcosa. A parte prepararsi a licenziare tutto il middle management che non ha scritto righe di codice almeno ultimamente, a quanto pare chi vorrà rimanere un utente verificato dovrà pagare 20 dollari al mese. Nate Silver, per esempio, non è molto contento della cosa, così come non lo è Lynda Carter.
La cosa non è un mio problema: non sono un utente verificato né ho nessun interesse a diventarlo. Devo però dire che non riesco a capire quale possa essere il ricavo pensato da una cosa del genere, e quindi perché mai Musk abbia pensato di farlo. Peggio ancora se questa dovesse essere una mossa propedeutica a far pagare Twitter a chiunque voglia usarlo: di nuovo, quanta gente sceglierebbe di pagare per un social network dove trovare del materiale decente è possibile ma richiede una faticaccia…
A me incuriosisce la “verifica”. Negli USA non ci sono nemmeno carte d’identità: come si verificano gli utenti? Il tema comunque è attuale: tra fake account e persone che (nascondendosi dietro pseudonimi) scrivono di tutto e di più, si va estinguendo il principio di responsabilità.
A me i siti porno chiedono la carta di credito per verificare l’età ;-)
Mah. Premesso che storicamente internet nasce come anonima (ma si sa che le cose possono cambiare, e che il tuo punto di vista lavorativo è chiaramente diverso) il problema che Musk ha sempre ufficialmente lamentato è quello dei bot. È più ligico verificare centinaia di milioni di utenti o trovare un sistema per bloccare le shitstorm?
.mau., il problema non è mica quello dei bot, è solo una scusa, un paravento. Il vero problema è che Twitter è in perdita, ed Elon si vuole ripagare dei soldi spesi, e quindi che fa? Tagli strutturali ed un qualcosa che garantisca i profitti futuri.
Inoltre le shitstorm generano profitti tanto quanto le discussioni normali, ed a volte pure di più…quindi non verranno mai tolte.
dai, che Twitter fosse in perdita lo si sapeva da mo’, e non sono certo i tagli al personale che cambieranno la situazione, né gli otto euro al mese per una spunta blu…
certo che è da mò che è in perdita, ma certo che Elon ci vuole guadagnare, e niente è per caso.
al momento, l’unica cosa su cui può guadagnare sono appunto le shitstorm (e aver licenziato la legale che aveva bloccato Trump mi sa sia su quella linea)
20$ mese direi che sono una cifra congrua per chi ci fa i soldi, del resto tenersi un blog privato ad altro traffico costa di più.
Però se hai il blog te lo gestisci tu e nessuno ti può bloccare per una qualsivoglia ragione…
Se hai un blog privato ti blocca solo la legge, mentre se usi twitter, ti bloccano sia la legge sia twitter. E considerato che le sparate politiche sono spesso sul filo della legge, la legge spesso non le blocca.
Gli hanno detto: “twitter è mio e tu non puoi scrivere scemenze”… ridendo, lui ha risposto “no, adesso è mio”.
Mah, qualcosa possono ramazzare da chi vuole la spunta senza prima diventare adatto ad averla per numero di follower e di post.
Però credo che il punto rilevante sia quello di distribuire soldi ai creators (come fanno altri social) in modo che la produzione di contenuti attiri le folle verso il tale social.
Non mi sembrano genialate e sopratutto non c’è una sola idea originale proseguendo la tradizione per cui tutti i social cercano di copiarsi in ritardo peggiorando quello che gli altri fanno meglio da più tempo, però il movimento di azioni necessario per l’acquisizione è stato più brillante della triste necessità di eseguirla davvero.
Musk fa spesso il giochino di spararla grossa, la gente ci crede, reagisce… e lui ci guadagna un altro pacco di soldi.
Fa anche la pantomima dei mercatari, “solo per oggi 8 al posto di 20, affrettatevi” oppure “ok mi avete convinto, abbasso il prezzo, amici mici!”.
Non ha la minima necessità di guadagnare soldi, che le sue aziende siano in perdita o in attivo per lui non fa differenza. Anzi, per la storia delle tasse, un’azienda in perdita è fino meglio.
Avevo letto che dopo un ciocco strano stile insider trading, gli era stato imposto un controllo da parte di un legale di terzi, prima di ogni tweet. È quella la censura a cui si riferisce quando dice di voler “liberare” Twitter: la censura che poteva bloccare altre truffe simili.