[Nota: io ho letto la versione del 1983 senza la postfazione di Odifreddi, della quale quindi non parlo]
Credo che sia significativo il fatto che l’unica biografia di Giuseppe Peano sia stata scritta mezzo secolo dopo la sua morte, e da un americano. Questo dice molto su come la fama del matematico cuneese sia molto maggiore all’estero che in patria. Purtroppo l’approccio di Kennedy, soprattutto nella prima parte, è più vicino a una cronaca che a una biografia vera e propria, con l’elenco degli articoli scritti anno per anno – non in appendice, ma proprio nel testo. Inoltre, come Lalla Romano sottolinea maliziosamente nell’introduzione, la famiglia di origine di Peano non era così povera come Kennedy ha capito, non conoscendo la terminologia piemontese. È interessante scoprire come tra il 1890 e il 1900 Peano fosse praticamente la punta della matematica mondiale assieme a Poincaré e Hilbert, e poi abbia deciso di lasciar perdere tutto e dedicarsi al latino sine flexione (che secondo me puoi leggere solo se sai un po’ di latino) e all’interlingua. Secondo Kennedy, la sua scelta era però logica: il suo pensiero era di rendere la matematica non ambigua e basata sul minor numero di premesse possibili, e i risultati matematici che ottenne dipendevano da quello. Anche nei rapporti con i colleghi c’era questa ambivalenza: spesso non era interessato a rivendicare la priorità di un risultato, ma era punto sul vivo quando qualcuno contestava gli errori che lui aveva trovato in una dimostrazione altrui. Alla fine, resto convinto che Peano avrebbe meritato qualcosa in più anche come ricordo. Nulla da eccepire sulla traduzione di Paolo Pagli.
(Hubert C. Kennedy, Peano : Storia di un matematico [Peano. Life and works of Giuseppe Peano], Bollati Boringhieri 2020² [1980], pag. 336, € 19, ISBN 978339334303, trad. Paolo Pagli)
Voto: 3/5
Ultimo aggiornamento: 2023-03-28 13:00