Uno dei punti più fragili di Internet è sicuramente il DNS, il servizio che ci permette di scrivere per esempio https://xmau.com/ e arrivare al mio sito. Non solo la struttura del DNS è strettamente gerarchica con una decina o giù di lì di punti di partenza globali, ma soprattutto è possibile che il DNS resolver di default, cioè il servizio fornito dal nostro provider Internet per andare a fare le richieste DNS, impedisca di raggiungere alcuni siti che il provider stesso ritiene non validi (o illegali: in questo caso è la magistratura che impone ai service provider di farlo). Ecco dunque perché molta gente, almeno sui PC desktop dove la cosa è più semplice, usano altri resolver come per esempio 8.8.8.8 (quello di Google).
Certo però che usare 8.8.8.8 vuol dire legarsi ancora di più a Google, e magari questo non piace. Si può allora usare 208.67.222.222 (openDNS, cioè Cisco) oppure 1.1.1.1 (Cloudflare). Ma Valerio Perticone mi ha fatto conoscere Quad9, che ovviamente ha indirizzo 9.9.9.9 e afferma di essere nato pensando alla privacy. Vero o falso che sia, è sempre utile avere qualche altra possibilità in più!
Di cosa vive un DNS provider? Una parte consistente dei ricavi deriva dalla vendita dei dati di utilizzo, sia per rilevazioni statistiche (tipo “gli host più gettonati”, da cui vengono estrapolate poi le informazioni riguardo al valore pubblicitario), sia per rilevazioni di gradimento, sicurezza, e via discorrendo. Se usate G, aggiungete conoscenza su conoscenza, se usate non-G finisce nelle tasche di altri più piccoli.
Per l’utente finale, il valore aggiunto del DNS è nei tempi di risposta (per chi fa gaming è vitale…) e nel poter o meno raggiungere determinati tipi di host, che siano illegali nel paese di origine oppure considerati “inaccettabili”. Altri valori, mi duole doverlo dire, non ne esistono.
Sempre sul tema, segnalo che la UE è partita con DNS4EU, che nelle intenzioni vuole essere un servizio pan-europeo sicuro di DNS, ma vedremo come verrà implementato realmente, alias se sarà l’ennesima iniziativa ad impatto praticamente zero.
non mi è ben chiaro quante siano le chiamate al DNS che devi fare all’interno di una partita, a dire il vero.
Per il resto, finire nelle tasche dei più piccoli ha un vantaggio competitivo: hanno meno possibilità di aggregarli con altre cose.
non mi è ben chiaro quante siano le chiamate al DNS che devi fare all’interno di una partita
Non sono un gamer professionista, ma per mia curiosità ho sniffato il traffico generato da alcuni videogames, e posso dire che capita più di quanto ti aspetti su certi titoli, specialmente sui furbofoni, ma anche alcuni giochi desktop. Penso abbia a che fare con roba più o meno losca, ma è un trend presente in ogni caso.
“Per il resto, finire nelle tasche dei più piccoli ha un vantaggio competitivo: hanno meno possibilità di aggregarli con altre cose.”
Ni. I data broker comprano da più sorgenti, aggregano e rivendono per mestiere, quindi viene sempre raggiunta una certa scala.