Ha senso leggere a inizio 2022 un libro che parla dei dati sul Covid fino all’estate 2020? In questo caso assolutamente sì. Il punto è che Mira (in qualità di statistica) e Massarenti (come filosofo ma soprattutto epistemologo) usano quei dati – e la loro eventuale assenza, cosa che spesso viene purtroppo sottovalutata – per fare al lettore un corso accelerato di come funziona il pensiero statistico. IL “vaccino” che ci viene proposto è infatti quello contro l’infodemia: la pandemia dei dati, che genera meno morti ma non per questo è meno nociva.
Rispetto agli autori io sono meno definettiano, anche se concordo sull’esistenza di una componente soggettiva nella probabilità: altrimenti l’approccio bayesiano non potrebbe funzionare. Ma anche questo è un giudizio soggettivo, in fin dei conti: sono comunque convinto che sia importante avere una visione del mondo della probabilità e della statistica che non si fermi soltanto alle formule matematiche ma ci costringa a capire cosa stiamo davvero facendo. (Per l’indagine proposta dagli autori: secondo me l’approccio frequentista a Bayes è più intuibile, ma io preferisco la formulazione simmetrica P(I|F)×P(F)=P(F|I)×P(I), che non ha senso intuitivo ma è formalmente più chiaro). Carini i disegni (a colori!) di Teresa Sdralevich che ogni tanto spuntano.
(Arnaldo Massarenti e Antonietta Mira, La pandemia dei dati : Ecco il vaccino, Mondadori Università 2020, pag. 352, € 19, ISBN 9788861849532 )