Il sottotitolo di questo libro (Sabine Hossenfelder, Sedotti dalla matematica [Lost in Math], Raffaello Cortina 2019 [2018], pag. 318, € 25, ISBN 9788832851106, trad. Giuseppe Bozzi) è “Come la bellezza ha portato i fisici fuori strada”. L’autrice, fisica teorica, si è man mano allontanata dalla visione dei suoi colleghi, sostenendo che si stanno sempre più allontanando dalla formulazione di teorie basate su esperimenti o che possono essere da essi validate, cercando invece di imporle semplicemente per la loro “bellezza”. Il termine non è troppo vago: la bellezza può trovarsi nelle formule matematiche semplici oppure nella mancanza di fine tuning, cioè di valori molto grandi o molto piccoli che non possono essere predetti a priori ma devono essere misurati. Hossenfelder scrive in modo molto spigliato, reso bene da Giuseppe Bozzi (che però non può tradurmi “mostruosa congettura di fantasia” la Moonshine conjecture a pagina 205 o parlare di distribuzione di probabilità “piccata” anziché concentrata a pagina 278!). Però l’idea di costruire il libro sulle interviste che ha fatto ai pezzi grossi della fisica teorica non mi convince molto, perché in questo modo tende a ripetere più volte gli stessi concetti; non sperate inoltre di avere idea di come funzionano le varie teorie, a meno che non ne sappiate già qualcosa. (Per i maligni che pensano che il mio giudizio sia falsato dal mio amare la matematica, assicuro che non è così: anzi concordo che la matematica è di ausilio alla fisica ma non può essere il suo principio guida).
“… si stanno sempre più allontanando dalla formulazione di teorie basate su esperimenti o che possono essere da essi validate…”. Mi ricorda tanto una frase di Feynman che ho letto in “Genius”, quando menzionava la teoria delle stringhe
sì, Hossenfelder è molto scettica sulle stringhe, che le paiono pure strutture matematiche senza significato fisico.
Per curiosità, è incentrato totalmente sulle teorie delle stringhe e supersimmetriche? Perché in tal caso forse più che la “bellezza della matematica” il problema (soprattutto americano, in Europa la teoria delle stringhe è meno presente in ambito accademico) è stato innamorarsi di una teoria che non portava risultati
Il discorso è più ampio. Le stringhe ricevono i maggiori strali, ma in genere Hossenfelder si lamenta di tutte le teorie che prendono alcuni dati ed estrapolato più o meno a caso.
Quando mi capiterà l’occasione ci darò un’occhiata. Vedo che una recensione approfondita l’ha pubblicata anche Peter Voit (che purtroppo conosco solo per i libri divulgativi, non avendo competenze per seguire il suo lavoro accademico).
https://www.math.columbia.edu/~woit/wordpress/?p=10314