Questo libro (Matteo Motterlini, Lakatos : Scienza, matematica, storia, Il Saggiatore 2000, pag. 218, € 15,49, ISBN 9788842807353) è stato per me una doppia sorpresa. Conoscevo Motterlini come economista di formazione matematica, ma non sapevo che avesse cominciato la sua carriera accademica facendo filosofia della scienza; e non avevo idea di come Lakatos avesse avuto una carriera politica parallela a quella accademica, prima di finirsene alla LSE dopo gli avvenimenti del 1956 (ma era già stato incarcerato per tre anni per revisionismo…). Se per questo non sapevo neppure che Lakatos è uno pseudonimo: la parola significa “fabbro” in ungherese. Delle tre sezioni – oltre alla lunga introduzione biografica – che compongono il libro l’ultima sulla storia mi è parsa la più debole, forse anche perché Lakatos non ha mai avuto il tempo di completare il suo lavoro. Più interessanti la sua filosofia della matematica e della scienza, dove Motterlini spiega come Lakatos cercasse un impossibile connubio tra l’hegelismo, cioè il pregresso delle teorie come sintesi, e il popperismo, che invece afferma l’importanza del falsificazionismo per valutare la forza di una teoria scientifica. In realtà, secondo Motterlini, le idee di Lakatos hanno sì ovviato ad alcuni problemi nella filosofia popperiana, ma non possono certo essere considerate una risposta definitiva, probabilmente perché i due punti di partenza sono troppo distanti. È però interessante leggere tutte le diatribe tra Lakatos e Feyerabend (molto più anarchico…) e accorgersi che all’atto pratico nessuno sa ancora esattamente quando una teoria scientifica è da considerarsi valida. Immagino che la maggior parte della gente (e degli scienziati…) non si preoccupi della cosa, ma sapere che c’è un problema secondo me è importante.
Ultimo aggiornamento: 2021-04-01 16:37