La pubblicità italiana a questo libro descrive Buijsman come un enfant prodige, che a poco più di vent’anni è un filosofo della matematica. Tutto è possibile, ma di filosofia in questo libro (Stefan Buijsman, Noi e i numeri: una storia d’amore [Plussen en minnen], Ponte alle Grazie 2019 [2018], pag. 196, € 9,99 (cartaceo € 16), ISBN 9788833313597, trad. Stefano Beretta) non ne troviamo poi molta: giusto un accento iniziale alla diatriba tra platonisti e formalisti, senza che ufficialmente l’autore prenda posizione. (Occhei, questo depone a favore del suo essere un filosofo: se non hai una tua posizione, non affiliarti a nessun’altra.) Per il resto, c’è un po’ di storia della nascita della matematica, direi la parte più interessante del testo perché Buijsman mostra come non sia poi così necessario usare la matematica… a meno che non cominci a essere in gruppi molto grandi, e un po’ di spiegazioni sul perché anche argomenti che appaiono astrusi come integrali e differenziali (io avrei usato derivate, ma cambia poco) o statistica siano comunque importanti, anche se a noi non capiterà mai di usarli nella vita di tutti i giorni. Secondo me il risultato finale non funziona nemmeno per il pubblico di non matematici, anche a causa della traduzione. Immagino non ci siano molti traduttori dall’olandese: ci sono però troppi punti dove Stefano Beretta sballa completamente il significato di una frase. Chi di matematica ne capisce può immaginare quale fosse il vero significato: ma probabilmente non leggerà il libro. Chi non ha una cultura matematica continuerà a non averla, e anzi si farà delle idee sbagliate…