Ogni tanto mi viene voglia di riprendere un mio vecchio progetto: un libro sulla filosofia di Wikipedia. In fin dei conti sono quindici anni da quando ho cominciato ad averci a che fare e quasi dieci da quando faccio il portavoce di Wikimedia Italia, quindi ho avuto tutto il tempo per pensarci… e soprattutto per scriverci su.
Recuperando il materiale da me postato in questi anni qui sulle Notiziole e su altri blog, ho trovato tante ripetizioni – il che non è poi tutto quel male, perché significa che la mia visione dell’enciclopedia non è cambiata troppo ma si è semplicemente affinata – ma ho anche scoperto che molti dei link che avevo messo portano a una pagina di errore. A volte c’è semplicemente stata una modifica dei link interni al sito: tanto per dire, quando da Movable Type sono passato a WordPress tutti i link sono cambiati. Io ho fatto una copia esplicita di tutti i miei post perché restassero disponibili con il vecchio nome, ma io sono probabilmente un’eccezione. Altre volte non esiste proprio più il sito: pensate per esempio a tutti i post che avevo scritto per Voices. (Occhei, me li sono salvati in un altro mio blog qui su xmau.com, ma di nuovo io sono un’eccezione. A volte si riesce a recuperare le informazioni passando dagli amici dell’Internet Archive; qualche volta un attento uso dei motori di ricerca permette di trovare una copia fatta da chissà chi oppure la nuova URL nel sito originale; ma capita che certo materiale sia perso definitivamente. E non parliamo dei commenti su Facebook, che tanto non si riesce a recuperare nemmeno a distanza di un giorno o due, quanto di articoli che probabilmente avevano avuto un certo interesse.
Viviamo insomma una contraddizione. Si dice che si produce una quantità incredibile di informazione, in un giorno tanta quanta era stata prodotta dall’invenzione della scrittura al 2000 o giù di lì, ma la stragrande maggioranza pare essere effimera. E notate che sto parlando di testi, quindi di materiale che occupa relativamente poco spazio. Certo, potremmo obiettare che anche la nostra conoscenza dei documenti del passato è assai lacunosa; ma allora c’era una ragione pratica per questa scarsezza, ragione che oggi manca. Non pensate che sia una sciagura, indipendentemente dall’importanza di quanto scriviamo?
C’era un racconto di Chiang a questo proposito. Senza un motore di ricerca, tutti questi dati rischiano di essere inutilizzabili.
Fravia diceva le stesse cose *tanti* anni fa…
Aggiungo anche che in realtà le cose non sono cambiate rispetto alla gestione delle biblioteche, nel senso che l’informazione che cercavi è presente in un libro, ma non sai dove è presente quel libro, oppure è tropo lontano per raggiungerlo.
Internet ha amplificato un problema esistente…
Non era “lacrime nella pioggia”? :-D
devo aver mischiato le lacrime nella pioggia e le parole al vento, mi sa.
Oppure hai pensato al mitico Adamo, che cantava “Affida una lacrima al vento” :-)
tecnicamente avrei potuto, nel senso che la canzone la conosco; ma secondo me non è stato così…
Umm, no, direi che il problema non è la conservazione e accessibilità eterna delle recenti produzioni.
I problemi che vedo sono l’incapacità di gestione della storia (data l’influenza USA) per cui tutto è mescolato in una sorta di tempo piatto medioevale dato che i motori di ricerca (e i ‘mericani) non sanno gestire le date; il secondo grosso problema è che le produzioni di qualità pre-internet non esistono per cui c’è una presenza esagerata di informazioni di scarsissima qualità ma pronte per la rete (intendo qualità del contenuto, non della grafica).
Sembra un po’ come i cataloghi di film di tanti operatori del settore: meglio vedere un buon film di 90′, di quelli che ti aprono a nuove idee, o avere a disposizione migliaia di filmetti dove vincono i buoni? Oggi sembra che la scelta sia chiarissima e sballata.