Questa è la pagina che ho ottenuto cercando di aprire un articolo (assolutamente inutile, per la cronaca, visto che l’articolo in questione è una copia di quanto scritto sul Los Angeles Times dal direttore esecutivo della Wikimedia Foundation, e che si trova anche sul sito WMF). Questo giornale del Wisconsin ha deciso che a lui degli accessi europei non gliene può fregare di meno, che ottemperare al GDPR è troppo complicato, e quindi blocca tutti gli accessi.
Ora, il GDPR è un problema per chi tratta davvero i dati, ma se stai semplicemente vedendo una pagina di dati personali non ne tratti, e puoi usare uno dei tanti file di privacy policy che si trovano in giro (tipo la mia, che tra l’altro era anche mal formattata… non se ne è accorto nessuno, tanto per dire la sua utilità). Chissà se il problema del Kenosha News è pura pigrizia o altro…
È capitato anche a me su un sito di un produttore di componenti che stavo cercando per lavoro. Il testo era praticamente identico, il che’ mi fa pensare che sia un template.
La cosa mi ha stupito perche’ significa appunto che non gli interessa per nulla il potenziale bacino di utenti europei. In un mercato come quello attuale, mi sembra una scelta forte e fortemente stupida ma sono fatti loro.
Sono pronto a scommettere che sia questione di soldi: mettere su quella pagina costa probabilmente molto meno che pagare qualcuno che faccia una valutazione precisa della compatibilità con il GDPR e agire di conseguenza. (sicuramente loro non trattano dati personali, ma che dire dei circuiti pubblicitari a cui sicuramente si appoggiano?)
dato che le leggi in materia di privacy, negli stati uniti, sono abbastanza lasche, la gran parte dei circuiti pubblicitari fanno un tracciamento intensivo tanto quanto è tecnicamente possibile e non esitano ad usare i dati ottenuti “come più gli aggrada”. infatti, se ti poni il problema di guardare davvero uno dei pannelli di controllo del trattamento dei dati, ci sono un miliardo di opzioni.