Mettiamola così. Se a voi piace Giacobbo e Voyager, probabilmente apprezzerete questo libro (Igor e Grichka Bogdanov, I cacciatori di numeri, Piemme 2014, pag.234, ISBN 9788856633313, trad. Franca Genta Bonelli). È vostro diritto, ci mancherebbe altro. Io personalmente sono arrivato in fondo per pura tigna. Perlomeno ho preso l’ebook in prestito bibliotecario – tra l’altro non lo vedo nemmeno più in vendita elettronica – quindi non ho perso né soldi né spazio in casa, solo un paio d’ore suddivise in tante pause riunione. Posso anche credere, come Luís González-Mendez scrive nella postfazione, che i due Bogdanov siano bravissimi fisici teorici. Ma il testo è un banale misticismo da quattro soldi, con questi “numeri di Dio” (qualunque sia il significato che si voglia dare a quelle tre lettere) che non vengono per nulla spiegati se non con la banale frase “se fossero anche solo un poco diversi l’universo non esisterebbe”. D’accordo, io su queste cose sono un bayesiano puro e duro, e il mio pensiero è “se non ci fosse l’universo non ci sarei neppure io”. Io al limite avrei parlato delle costanti, non di quesii scienziati che facevano grandi chiacchierate insieme. Ma se le trasmissioni di Giacobbo hanno un pubblico così vasto è chiaro che quello in torto sono io. Nulla da dire sulla traduzione di Franca Genta Bonelli: ha fatto onestamente il suo lavoro, non poteva certo riscrivere il libro.