Come mi capita spesso :-), non sono d’accordo con quanto Massimo Mantellini ha scritto sulle bolle.
Per come la vedo io, la prima cosa da considerare è che è ovvio che «Il Papa per i suoi commentatori è uno come un altro. Perfino la bolla di rispetto e ossequio verso il capo della chiesa di Roma può essere bucata. In massa e con violenza.» Non appena il papa (o chiunque altro) si inserisce in un sistema che non è uno-a-molti ma molti-a-molti (oppure come nel caso di Twitter molti-a-uno) non c’è nessuna ragione per cui non debba essere uno come un altro, almeno in quel contesto.
Ma il vero punto è un altro, e cioè il concetto di “bolla”. Quando «si tratta di contenuti aggressivi, sgrammaticati, incuranti di qualsiasi minima civile contrapposizione dialettica» io non parlo di bolla che scoppia, parlo di minus habens che esistono, sono tanti, è bene sapere che esistono ma non mi dicono nulla e quindi non considero per nulla, qualsiasi sia la loro opinione urlata a sé stessi (l’ego chamber citata da Vera Gheno). Che informazione mi danno, a parte appunto il bit “sono minus habens e sono tanti”? Nulla. Quindi non c’entrano con la bolla. Con Massimo invece la cosa è diversa, ed è per quello che lo leggo anche se spesso non sono d’accordo: lui argomenta le proprie opinioni – lo fa anche in maniera non urlata, il che è certo un bonus ma dal mio punto di vista non è fondamentale – e quindi mi dà nuova informazione e mi costringe a processarla ed eventualmente a modificare le mie opinioni.
Io sono una brutta perZona: sono almeno quindici anni che ho scelto di non raddrizzare le gambe ai cani su internet. La mia bolla me la gestisco io, e non è un caso che io continui a scrivere sul blog e al più inoltri automaticamente i miei testi in giro sui social.
Ultimo aggiornamento: 2018-06-20 12:07
Si, anche io penso che, esattamente come capita con i libri, i giornali o i film, ciascuno si sceglie cosa e dove ascoltare, commenti compresi. La rete non causa nessuna differenza nella necessità di scegliersi le protesi cebrali opportune, salvo per l’enorme vantaggio che posso accedere a un blogger di SZ o un CEO di SF senza sbattimenti.
Ma quando sento parlare di rete nei termini citati non mi aspetto più un ragionamento (datato) sulla teoria della comunicazione “à la Eco”. Stante l’incapacità diffusa di argomentare, la paura tutta occidentale per gli elettroni e le critiche sempre più ricicciate dalla propaganda anti-M5S di qualche tempo fa (gli esperti, la democrazia digitale, i vaccini, ecc.) mi aspetto solo di sapere come verrà chiamata la censura al prossimo giro.