Anno 1940. André Weil era in prigione per renitenza alla leva. La linea di difesa che si vuole preparare è spiegare che era impegnato in importantissime ricerche matematiche. Come spiegarle a un giudice, visto che André ritiene che spiegare cosa lui fa è come spiegare una sinfonia ai sordi? Ci penserà sua sorella Simone, che nel carteggio riportato in questo libro (Simone Weil e André Weil, L’arte della matematica, Adelphi 2018, pag. 185, € 14, ISBN 9788845932564, trad. e note Maria Concetta Sala, link Amazon) gli risponde allegra “non ho capito un tubo di quello che dici, ma ciò non mi ha impedito di farne un bel riassunto”. (Detto tra noi, non è che neppure io ci abbia capito tanto, se non a grandissime limee). Le lettere tra i due fratelli sono molto carine, anche se piene di citazioni non matematiche incomprensibili per chi non abbia una cultura più che enciclopedica. Il punto positivo è che c’è un enorme apparato di note che permettono al povero lettore di farsi un’idea di quello che i fratelli si stanno scrivendo: quello negativo è che è stato scelto di metterle tutte al fondo del testo anziché a piè di pagina, costringendomi a tenere due segnalibri e continuare a spostarmi da una parte all’altra. L’altra cosa che non mi è piaciuta è la scelta di inserire nel flusso dei testi due minute delle lettere di Simone, il che significa che certe frasi me le sono lette tre volte. Sarebbe stato meglio a mio parere lasciarle in appendice per non perdere il filo del discorso. Insomma, un testo interessante ma che è stato male strutturato.
Ultimo aggiornamento: 2018-06-17 19:34