Il problema non è M5S impedisca al giornalista della Stampa “amico dei nostri nemici” di partecipare all’evento in ricordo di Gianroberto Casaleggio come da ordini superiori. O meglio, è un problema, ma non quello principale. Il problema è che i pentastellati ritengano la cosa ovvia.
Non capisco la questione. Non mi pare che chiunque sia definito giornalista abbia garantito il diritto di accedere a quello che gli pare, solo lo stato e gli organi ad esso superiori hanno questo illimitato diritto.
Altrimenti io, inquanto esperto internazionale di buffet, dovrei avere il diritto di accesso a tutti i convegni dove si pappa e invece vengo addirittura fermato se, quando pure ho il badge non taroccato, vado al tavolo prima che sia finito il noioso blabla! Questo si che è inaudito!
Rincaro la dose: .mau. pensi veramente che un giornalista qualsiasi possa andare ad un evento politico qualsiasi da quando esistono i giornali? Etica a parte, pensi sia opportuno che uno del secolo decimo nono vada ad un evento di rifonda, quando esisteva? Di esclusi ce ne sono pochi perché i giornalisti che mica son scemi si auto escludono. Questo qui ha fatto apposta a farsi escludere per cercare di screditare l’avversario, ma è una battagla fra poveracci, detto in tutta franchezza.
Beh, no. State confondendo una testata (ah, è il Secolo d’Italia, non il Secolo XIX) con un giornalista. Ci sono stati giornalisti della Stampa accreditati per l’evento. Che io sappia, #sum02 era poi un evento pubblico, non a inviti.
Certo, puoi definire qualcuno “persona non gradita” ma allora sarebbe meglio dirlo subito senza cercare scuse e controscuse: in fin dei conti siamo abituati agli editti.
(Che poi sia Nuzzi a dire “le regole sono regole” è ancora più divertente)
PS: a me lo stile di Jacoboni non piace neppure.
Al limite sto confondendo, Bubbo non c’entra :).
Cmq questo “evento pubblico” tanto pubblico non era, nel senso che se mi presentavo io non entravo. Per intenderci, se io vado in certe discoteche di Milano il buttafuori mi guarda, vede la mia aria di sfigato e mi dice “tu stai fuori”. Rimane sempre un locale pubblico, anche se non tutti possono entrarci. Levento della Casaleggio ed associati è dello stesso tipo, ma con un criterio di selezione differente. Rimane il fatto che sia del tutto secondario per eventi del genere “il diritto alla cronaca”. A meno che non ritieni oportuno che un cronista vada ai Lion’s (che detto fra noi discutono più o meno delle stesse cose ed allo steso modo, solo un po più snob).
La selezione all’ingresso delle discoteche mi pare che sia una di quelle cose tollerate, ma in teoria illegali.
E comunque si, un giornalista dovrebbe avere dei diritti più ampi di un privato cittadino a caso, a causa del superiore interesse pubblico per la sua funzione. Ma siccome di questi tempi sono gli stessi giornalisti a mostrare poco rispetto per il proprio ruolo, temo che certe consuetudini si perderanno.
Anche i convegni dove voglio solo andare al buffet sono rigorosamente eventi pubblici (cioè non segreti o riservati) e pure pubblicizzati ma questo non vuol dire che chi li organizza non possa stabilire delle regole di ingresso, es. noiose formalità di pagamento, ecc.
Forse qui è un po’ confuso il concetto di “servizio pubblico”, es. nessuno può impedirmi senza giustificazione l’ingresso in un museo statale quando è aperto al pubblico (tanto non si mangia e non ci vado) e quello di semplice locale che si riserva il diritto di ammissione, es. la discoteca può impedirmi l’ingresso a patto che non dica mai il perché (tanto mangiare costa caro e non ci vado).
Insomma non è che come organizzi un convegno devi pure assicurarti di avere i posti per i giornalisti comunque definiti e di farli entrare con tutte le pompe. Almeno non fino a quando gli esperti di buffet, che pure svolgono una alta funzione culturale di indubbia utilità ed interesse collettivo, avranno lo stesso diritto.
La battuta è divertente ma no, il giornalista ha una importanza per il processo democratico che l’esperto di buffet non ha.
Certo, se i giornalisti stessi spesso se ne fregano, e se l’Ordine dei giornalisti è un’appendice del tutto inutile che non controlla in alcun modo i suoi membri (per cui ci ritroviamo l’agente Betulla o come si chiamava che continua a scrivere impunito) allora la norma sociale che dovrebbe proteggerli va, per l’appunto, a incrinarsi.
L’Ordine controlla i suoi associati, ma non nel modo a cui pensi tu: le barriere di ingresso sono tipo “a chi sei in quota”, “chi ti ha raccomandato” e “cosa andrai a fare”, non “cosa sai fare”, ma “cosa devi fare”. Te lo dico conoscendo giornalisti ;).
Oggigiorno i giornalisti che fanno cronaca seria spesso non sono iscriti all’albo, o se lo sono sono semplici pubblicisti.
Non escludo che nel passato questa funzione del giornalista sia anche esistita ma oggi, tra web e wikipedia, il concetto avrebbe bisogno di una bella revisione teorica che nessuno si sognerebbe mai di fare.
Quanto al “processo democratico” non so di cosa si tratta e quindi non commento ma posso solo garantire che l’esperto di buffet è utile ed può lavorare ogniqualvolta ci sia da mangiare (ma che sia roba buona, non due biscotti scaduti, eh!).
Per curiosità: come mai lo stile di Jacoboni non ti piace?
è troppo sul “io ho le mie fonti ma non le posso dire”, il che presumo sia vero ma non vedo perché debba essere ribadito a ogni piè sospinto.