Sempre parlando di sondaggisti, vogliamo chiederci com’è possibile che i 6-8 punti di vantaggio di Fontana rispetto a Gori nelle elezioni lombarde siano alla fine diventati venti?
Una cosa che probabilmente spiega anche gli errori nelle proiezioni nazionali è che Gori di per sé era in vantaggio nella sua Bergamo (il che significa che in fin dei conti non deve stare lavorando male) e a Milano; se gli intervistati arrivano dai capoluoghi, insomma, i valori sono sballati. Anche +Europa deve essere stata sopravvalutata per questa ragione.
Ma c’è un altro punto che non mi pare sia stato considerato. Se togliamo appunto Milano e Bergamo, che fanno un 20% buono della popolazione lombarda, quello di Fontana è stato un plebiscito vero e proprio. Considerato che almeno dal mio fortino pareva un candidato piuttosto debole se non nelle provincie lacustri – Maroni aveva tutt’altro appeal – o io mi sbagliavo a considerarlo oppure la provincia è ormai completamente leghista, cosa che nemmeno trent’anni fa.
Dalla provincia veneta (per certi versi spesso simile a quella lombarda): sì, i risultati qui sono un plebiscito leghista che nemmeno 30, né 20 anni fa (1996 il picco precedente più alto qui da me, poi declino fino ad essere superati dai 5S nel 2013).
Dalla mia eco bolla bergamasca: La seconda che hai detto, soprattutto tra gli over 50. La lega fidelizza da 20 anni in Lombardia
@ .mau.
Perché pensi che gli intervistati arrivino dai capoluoghi? Dici che gli istituti non usano campioni rappresentativi?
@lele: teoricamente un campione dovrebbe essere rappresentativo di varie cose, e quindi anche della collocazione urbana o no (naturalmente non si può pretendere di considerare anche le correlazioni, che si immaginano nulle).
In pratica se guardi i risultati nelle grandi città sono più vicini a quello che dicevano i sondaggi.
Sulla carta li usano.
Di fatto fanno le cose a caso: costa meno.