Ieri mattina quando sono uscito non nevicava più e quindi ho preso il BikeMi per andare in ufficio. I pezzi di pista ciclabile erano ancora innevati – il sale l’hanno poi sparso in giornata, a sera erano puliti – ma si poteva pedalare senza troppi problemi, se non il tipico pedone che ha in ubbia il marciapiede.
Stamattina nevicava e soprattutto le strade erano più sporche: non avevo voglia di beccarmi i getti di fango dalle auto dove le piste non ci sono e quindi ho preso la metro. Ho però fatto un po’ fatica, perché davanti alla porta in cima al primo vagone c’era uno con una bici di quelle pieghevoli (ma non piegata) messa esattamente nella direzione parallela alle porte.
Io mi domando e dico: ma come fa a non venirti in mente di mettere la bici parallela alla parete della cabina di guida e non dare fastidio a nessuno?
Ultimo aggiornamento: 2018-03-03 17:26
cassa “ubbia”, adde “uggia” ;)
Io “ubbia” non lo avevo mai sentito prima e leggendolo avevo pensato che fosse una variante di “uggia”. E invece, anche oggi, ho imparato una parola nuova.
perché dovrei?
ub·bì·a
s.f. CO
pregiudizio, opinione infondata che è causa di timore o avversione ingiustificati
ùg·gia
s.f.
2. CO fig., senso di fastidio accompagnato da inquietudine; noia, tedio
A mio parere la gente non è infastidita o annoiata dal marciapiede, ne ha proprio paura.
(in compenso c’era scritto “marciapeide”)
Perché “avere in uggia” è un’espressione cristallizzata o frase fatta che dir si voglia, mentre “avere in ubbia” te lo sei inventato tu. Il che è legittimo, ma stridente.