Cominciamo dal fondo. Se vi interessa conoscere tutte le tesi di questo libro (Luca Ricolfi, Sinistra e popolo : Il conflitto politico nell’era dei populismi, Longanesi 2017, pag. 282, € 16,90, ISBN 978-88-304-4785-1, link Amazon) vi basta leggere le poche pagine dell’epilogo: trovate tutto. Passi il capitolo precedente, che esplicita come sono stati raccolti e analizzati i dati, ma i primi due terzi del libro sono inutilmente ripetitivi, quasi come se Ricolfi si sentisse in colpa e dovesse spiegare perché lui non è più di sinistra mostrando perché sono i fatti stessi che lo impongono. Non posso dire che il libro è inutile: ci sono parecchi buoni spunti, come la tricotomia di Hayek conservatori – socialdemocratici – liberaldemocratici spiegata bene, la differenza tra populismo di destra e nazifascismo (entrambi vogliono il predominio dei “noi”, ma il primo è isolazionista e il secondo espansionista), la scelta della sinistra di staccarsi dalle masse operaie per dedicarsi al ceto medio. Ma il battere sul fatto che il buonismo sia la logica conseguenza per sentirsi ancora di sinistra mi pare una tesi ardita; anche l’analisi che vede una correlazione tra crescita del populismo e crescita dei reati compiuti da stranieri è tecnicamente corretta ma probabilmente sfasata, perché manca la controprova che misura non tanto la nazionalità quanto il reddito. Insomma, uno dei classici casi in cui un bignami sarebbe stato meglio.
Ultimo aggiornamento: 2018-01-13 13:03
“voglono”, “nazionakità”, e perché non metti lo spazio dopo i due punti?
tricotomia ? bel neologismo; è tuo, o di Ricolfi? La tricotomia in realtà è una parola che esiste già, e significa “taglio dei peli”
@Isa: devo pur trovare il modo di non farti pensare all’otite!
@enrico: l’ho usato io (“tripartizione” mi pareva troppo banale), ma ho appena controllato sul De Mauro e il termine è riportato (con un secolo e rotti d’uso in più rispetto al taglio dei capelli)
deformazione medica…
La tricotomia di Hayek non la conoscevo. Conosco invece la “tricotomia” di Bobbio e Pierandrei sui “diritti”. Non ho letto Ricolfi (*) ma, ad occhio, potrei estrapolare che la tricotomia di Bobbio e Pierandrei sia ben più utile e corretta.
Quanto al fatto che Ricolfi si senta di doversi scusare, oh well. Dopo il pamphlet di Piccolo vale tutto. A patto di ricordare che siamo nella situazione attuale anche, e forse soprattutto, grazie a tutti questi che si stanno scusando 3:)
(*) Non vedo perché foraggiarlo.
Conto di leggere il libro perché tutto quello che non ti ha soddisfatto è esattamente quello che mi interessa.
E, a quanto pare, Ricolfi resta stabilmente uno dei pochissimi che portano idee nuove e non la solite ricicciature e ha una fedeltà ai dati che trovo sempre tanto apprezzabile quanto rara.
Ad esempio io non avevo capito perché era comparso il buonismo. Pensavo fosse originato da una variazione del politically correct dovuta principalmente a sudditanza culturale, ma sottoscrivo subito la relazione con il cambio di target della sinistra e mi rammarico di non averlo capito da solo anche se i segnali erano evidenti.
Per populismo/reati aspetto di leggere il testo ma a naso direi ci siamo. Se con redditi ti riferisci a quelli degli stranieri incarcerati (=i poveri, indipendentemente dalla nazionalità, deliquono in una misura fissa e, inoltre, non hanno buoni avvocati. Più di un terzo della popolazione carceraria in Italia è composta da stranieri perché sono poveri in una percentuale adeguata a giustificare la sproporzione) la relazione è ben studiata e porta ad una conclusione diversa (= la propensione a deliquere a parità di reddito non è legata alla nazionalità, ma chi è ai margini della società delinque molto di più di chi ritiene di esserne parte). Inoltre il crimine riproduce se stesso, a mio parere, per via della sballata filosofia della pena carceraria contemporanea. Ne consegue che chi entra ha pochissime possibilità di uscire realmente ed andare a ingrossare qualche altra statistica.