Il cavalcavia Eugenio Bussa, a due passi dalla stazione di Porta Garibaldi, è un manufatto assolutamente incongruo. Nacque perché il piano regolatore del 1953 prevedeva una strada di penetrazione urbana che proseguisse da viale Zara fino al parco Sempione, buttando giù un po’ di case e oltrepassando appunto la ferrovia: le case sono rimaste e ora trovate un ponte a senso unico con un enorme parcheggio e due striminzite rampe ricavate alla bell’e meglio. Ah, no: c’è anche una pista ciclabile. Arrivando da via De Castilla, si sale su una ripida rampa (con a fianco un marciapiede che però pare invisibile per i pedoni), arrivati in cima si attraversa la strada e si ha un percorso delimitato da cordoli, finito il ponte finisce la pista e si torna indietro perché la carreggiata è a senso unico nella direzione contraria. Se si ha una mountain bike si può tentare di scendere dall’altro lato, nell’erba a fianco della scaletta pedonale. Oppure ci si butta in contromano, il che è comunque scomodo perché si deve continuare in contromano fino a via Farini oppure tornare indietro e infilarsi nelle strade che portano a viale Pasubio. (Io ho smesso di farla da un pezzo in quella direzione, uso il cavalcavia solo per tornare verso casa).
Il Comune di Milano si è impegnato da un pezzo per fare “un percorso ciclopedonale in sicurezza”: quello che è uscito fuori è mostrato nella foto qui a fianco (presa da Facebook, non so se sia di Marco Mazzei o lui l’abbia a sua volta presa da qualcun altro). Non solo non ho ben capito quale dovrebbe essere la parte “ciclo” di “ciclopedonale”; ma dubito che una carrozzella o un passeggino riescano a passare di là, non aggiungendo pertanto alcun valore alla discesa preesistente. Mi è stato detto che non si poteva fare una pista ciclabile a causa di questo regolamento; ma allora nemmeno l’altra rampa sarebbe in regola, e del resto l’articolo 8 scrive che la pendenza «non può generalmente superare il 5%» (grassetto mio). Insomma, soldi sprecati.
Ultimo aggiornamento: 2017-11-22 10:33