Se andate sul sito della Stampa trovate questo articolo di Carlo Bogliotti dall’inquietante titolo “La grande truffa dei porcini, attenti a quelli che vengono dall’Est”. Non so voi, ma se io leggo un titolo come quello mi immagino che i funghi dell’Est contengano chissà quali sostanze nocive alla salute. E invece no: anch’essi «sono buoni». Però, visto che costano di meno, sarebbero spesso mischiati con i porcini nostrani.
Se il titolo fosse stato “La grande truffa dei porcini, attenti a quelli spacciati per nostrani” non avrei avuto nulla da ridire: è giusto che uno sappia la provenienza di quello che compra e prenda una decisione informata Ma questo non è il titolo che è uscito, appunto. E la colpa non è del titolista, almeno stavolta: perché all’interno dell’articolo c’è proprio scritto «dobbiamo purtroppo segnalare che come ogni anno in questa stagione ricomincia la “grande truffa”. Tutti possono mentire sulla loro origine.» Il povero titolista fa quel che può. Ma vi pare il caso?
Ultimo aggiornamento: 2017-09-25 16:20
La StUmpa ormai sta raschiando il fondo, poverina.
lì mi sa sia più SlowFood.
È quello che ho pensato anch’io.
Vergogna. Non c’è niente di truffaldino nel proporre porcini italiani, slavi o romeni: se i boschi son puliti e i funghi sono buoni…! Anzi, certi ristoratori ci tengono a specificarne la provenienza, e io, se non me la dicono, la chiedo. Quanto poi alla questione del prezzo, è sciocco pensare che se sono italiani debbano costare di più, e viceversa. Un prezzo onesto per un fungo pregiato dipende (o dovrebbe dipendere) da quanto ce n’è quell’anno, da quanta strada ha dovuto fare e da com’è compensato il lavoro di chi lo raccoglie e lo trasporta. Il fungo slavo magari sarà competitivo sui fattori due e tre, ma non per questo dev’essere meno buono.
Sono d’accordo che io mica mi cucino delle bandierine e personalmente mangio solo i porcini curati dai nanetti del bosco fatato che raccolgo all’alba con il falcetto d’oro.
Però se mescolano funghi italiani a quelli dell’est e poi marchiano tutto come “funghi del magico oriente” commettono appunto un reato (non so se truffa o frode ma qualche reato è) perché l’indicazione dell’origine, che ha le sue regole, è erronea.
Se poi uno pensa che il prodotto della nazione X o Y sia, solo per l’origine, più buono o più sano, allora potrebbe anche usare un criterio idiota di scelta dei cibi ma “truffa” (o frode) sono termini degli azzeccagarbugli, non dei buongustai.
Ma il bello sarebbe se la legge che definisce la frode fosse essa stessa una frode fatta per nascondere OGM, CETA, TTIP, residui di medicine & chimica brevettata, uranio impoverito e residui da inceneritore o discarica! Meno male che non è così (però io mi fido solo dei nanetti del bosco fatato)!
come ho scritto, con un titolo “La grande truffa dei porcini, attenti a quelli spacciati per nostrani” non avrei avuto nulla da ridire: per legge la provenienza delle derrate deve essere indicata. Sulla bontà relativa, se perfino Bogliotti scrive che sono buoni che ci posso dire io?