Tanto per essere ancora più chiari: quando O/R pubblica il libro di Doug Henwood My Turn – Hillary Clinton Targets the Presidency, con una foto in copertina di una Clinton ancora più rugosa che punta contro il lettore una pistola, non trovo nulla di cui lamentarmi. Non so quale sia il contenuto effettivo del libro, ma so che è di un autore che le è ostile e che lo vuole dire al mondo. Ma in questo caso c’è un problema. Se guardate bene la copertina, non c’è un autore. Il “By Hillary Clinton” può far credere che l’autrice sia l’ex Segretaria di Stato, ma non è naturalmente così: l’autore del testo è probabilmente il Joe Lauria che si nasconde dietro l’umile qualifica di “introduttore e annotatore” (la prefazione di Assange è la ciliegina sulla torta, ma di nuovo la cosa è irrilevante).
Posso immaginare che i discorsi pubblici di Clinton in qualità di membro del governo USA, come quelli di tutti gli altri membri del governo, siano nel pubblico dominio. Ma leggendo la presentazione del libro direi che qui si parla delle famose email spedite dall’indirizzo personale (“e le email, allora”), che per definizione sono private perché altrimenti non ci sarebbe stato tutto il problema. Ma il punto non è nemmeno quello: se il libro si fosse intitolato “How Hillary Clinton Lost in Her Own Words, by Joe Lauria” mi sarebbe andato tutto bene. (Oh, se ci fossero contenuti penalmente rilevanti è un loro problema, mica mio). In questo modo però si dà l’impressione che il libro sia stato scritto da Clinton, e almeno in Europa il concetto di proprietà intellettuale dovrebbe essere separato da quello di diritto d’autore. Insomma, tu puoi anche usare i miei testi, ma non puoi metterci la mia firma sotto senza il mio permesso, perché sono io che decido come gestirmeli. In America non funziona così?